«E’ una pratica scandalosa e allarmante, che va fermata sul nascere: ci sono alcune persone che stanno sfruttando il blocco dovuto al Covid-19 e la disperazione creatasi in tante persone indigenti, per indurre una conversione religiosa all’islam, operando un ricatto: se vuoi il cibo, diventa musulmano, dicono»: è quanto denuncia, in un colloquio con l’Agenzia Fides, il professor Anjum James Paul, cattolico pakistano, presidente della «Pakistan Minorities Teachers’ Association». «Chiediamo a tutti i religiosi musulmani – rileva Paul, docente in un istituto pubblico di secondo grado a Lahore – di evitare questa vergognosa forma di violenza e di proselitismo, per cui si chiede la conversione religiosa in cambio di cibo, che può funzionare con gli emarginati e i più poveri tra i poveri. Apprezziamo tutti coloro che sono a servizio dell’umanità senza tali secondi fini. In questo momento di comune sofferenza è compito di tutti amare, rispettare e servire l’umanità senza discriminazioni o altre motivazioni. Ricordiamo che oggi molti paesi non islamici stanno aiutando il Pakistan».
In Pakistan è divenuto virale un video in cui un religioso islamico esprime gioia per la conversione all’islam di alcuni non-musulmani che avevano chiesto aiuti alimentari a causa dell’impatto economico dell’emergenza legata al coronavirus. Il religioso esorta apertamente tutti i musulmani impegnati a distribuire aiuti alimentari a richiedere ai beneficiari di abbracciare l’islam, aggiungendo che «noi non dovremmo aiutare i non musulmani». L’appello ha suscitato sdegno e clamore nella comunità delle minoranze religiose, soprattutto tra cristiani e indù.
Inoltre l’avvocatessa pakistana Sulema Jahangir in un recente articolo sul quotidiano «Dawn» parla della nota pratica delle «conversioni forzate» di ragazze indù e cristiane all’islam, tramite matrimoni forzati con uomini musulmani. E afferma: «La vulnerabilità delle ragazze appartenenti alle minoranze religiose è ulteriormente aumentata con lo scoppio della pandemia globale di Covid-19. Vi sono recenti casi del diniego di cibo e aiuti di emergenza a persone delle comunità indù e cristiane. Il Covid-19 potrebbe offrire un pretesto per ricorrere alla conversione religiosa di giovani donne come mezzo per salvare la loro vita o la loro famiglia in tempo di crisi. Una donna, una volta convertita, non può tornare indietro, poiché l’apostasia implica la condanna a morte».
La «Commissione per i diritti delle minoranze» e l’Ong «Centro di giustizia sociale» hanno raccolto i dati relativi a 156 casi accertati di conversioni forzate tra il 2013 e il 2019, che in larga parte riguardavano ragazze minori di 12 anni. Per questo l’avvocatessa esorta il Pakistan a «proteggere le donne e le ragazze non musulmane dallo sfruttamento da parte di gruppi potenti e di elementi criminali». «Quando i fondamentalisti musulmani celebrano la conversione e il matrimonio come una vittoria della fede musulmana sulle altre comunità, si promuove una cultura dell’intolleranza e del fanatismo e il Pakistan diventa un inferno ardente», conclude. (Agenzia FIDES)