(Roma, 10 novembre 2025). La Francia vuole dare una nuova vita ai suoi caccia Mirage 2000 e le sperimentazioni dell’Armata d’Aria e Spazio transalpina non cessano. Dopo aver iniziato a studiare la conversione degli aerei entrati in servizio a partire dagli Anni Ottanta in cacciatori di droni, un’altra frontiera, potenzialmente complementare a questa nuova funzione, è l’integrazione di design dell’Intelligenza artificiale con la sistematica di questa macchina aerea efficiente e dalla carriera lunga e consolidata.
La Francia innova i suoi Mirage 2000
Lo ha confermato alla rivista Air Fan il generale Jerome Bellanger, capo di stato maggiore dell’Aeronautica militare, spiegando come nella revisione operativa del Mirage 2000, ritenuta necessaria per garantire un allungamento della sua carriera in servizio presso le armi della Republique, gli aggiornamenti più importanti non saranno di armamento ma di software.
Parigi mantiene in servizio una dozzina di caccia Mirage 2000 dopo averne sostituiti molti con i più moderni Rafale ed averne donati alcuni all’Ucraina per la difesa dei suoi cieli. Le unità residue, inizialmente previste in uscita dal servizio entro la fine del decennio, hanno però ricevuto una crescente attenzione da parte dei decisori militari di Parigi.
La sua appartenenza a una generazione passata, la quarta dei caccia moderni, va di pari passo con un assetto meno radicalmente incentrato su una sistemistica elettronico-informatica dominante e dunque con un ecosistema potenzialmente scalabile e migliorabile con meno rigidità rispetto ad apparecchi più moderni, che hanno più volte chiamato la Francia a concordare con l’azienda produttrice, la Dassault, opere di ammodernamento personalizzate paragonabili a dei veri e propri test di laboratorio. Questi sembrano essere i casi in questione: la riconversione del Mirage 2000 a una funzione anti-drone e l’intervento di quote crescenti di algoritmica Ia rappresentano un’operazione di personalizzazione difficilmente tentata in precedenza con altri caccia di questa longevità. Il Mirage 2000, infatti, è entrato in servizio nel 1984.
Come sarà il Mirage 2000 con l’IA
In sostanza, il sistema di comando e guida del Mirage 2000 sarà aggiornato con un computer aperto da parte del Centro di competenza aerea (Ceam) il cui direttore dell’innovazione, il colonnello Alexandre Ribot, ha guidato l’integrazione di sistema per fare del Mirage 2000 un laboratorio dell’evoluzione open-source per poter applicare anche algoritmi d’intelligenza artificiale sul veterano dei caccia transalpini.
Il Ceam “codifica applicazioni utili ed efficaci per gli impegni attuali e lo saranno anche per quelli futuri”, ha scritto Zone Militaire, aggiungendo che il primo caso di applicazione di questo tipo di innovazione potrebbe riguardare dei software per la navigazione operativa integrata, l’assistenza ai piloti e il governo delle apparecchiature così da “consentire l’evoluzione continua delle applicazioni sviluppate per adattarle costantemente alle esigenze operative”.
Negli USA si studiano gli F-16 «autonomi»
Appare sempre più chiaro che i Mirage 2000 potranno essere le “basi” su cui la Francia potrà testare i ritrovati della sua innovazione militare, scalabile poi sui Rafale e (se vedrà la luce) sul futuro caccia di sesta generazione Scaf in via di sviluppo con Germania e Spagna. Non si tratta dell’unico programma di ammodernamento tramite algoritmi e innovazione aperta di un aereo dalla storia consolidata. Negli Usa l’Aeronautica militare studia il progetto Viper Experimentation and Next-gen Operations Model – Autonomy Flying Testbed (Venom) per rendere alcuni F-16 Fighting Falcon capaci di volare autonomamente.
La storia dell’aviazione si rinnova continuamente ed è curioso e interessare vedere come macchinari da combattimento pensati in altre epoche, nel pieno della Guerra Fredda, possano riproporsi potenzialmente operativi per le minacce del secondo quarto di secolo del Duemila integrando capacità tecnologiche impensabili al momento della loro fabbricazione. Difficile trovare altri sistemi d’arma capace di una tale robustezza e resilienza, tanto da offrire ai Paesi un “ecosistema” di innovazione….a cielo aperto.
Di Andrea Muratore. (Inside Over)