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Francia : Lecornu getta la spugna. Ma Macron non si arrende

(Roma, 09 ottobre 2025). Il premier lascia : «La maggioranza dell’Assemblea contraria allo scioglimento». Tra 48 ore il nuovo nome

« Considero la mia missione terminata ». Così, chiudendo il secondo giorno di consultazioni che ieri hanno visto protagoniste le sinistre – socialisti, comunisti e verdi, con la France Insoumise di Mélenchon che non ha partecipato continuando a chiedere l’addio di Macron o nuovo voto legislativo – il premier dimissionario Sébastien Lecornu si è presentato in tv annunciando che il presidente può nominare un nuovo primo ministro « entro 48 ore ». Il tentativo in extremis affidatogli dal capo dello Stato per evitare che dovesse procedere a un nuovo scioglimento dell’Assemblea nazionale (vista l’apparente mancanza di condizioni politiche per un’intesa in grado di scrivere una legge di Bilancio, presentarla in Parlamento entro il 13 ottobre e farla votare entro il 31 dicembre) sembra parzialmente riuscito, stando a quanto dichiarato: « C’è una maggioranza assoluta che rifiuta lo scioglimento dell’Assemblée ». Ma la giornata, e le aperture a sinistra, hanno assunto le sembianze di un nuovo capitolo d’incertezza. Su numeri e contenuti.

Dopo aver detto in mattinata che lo scioglimento dell’Assemblée si stava allontanando, mandando un messaggio soprattutto ai mercati finanziari in ascolto, e senza ancora un accordo in tasca con la sinistra « repubblicana », Lecornu ha proseguito le consultazioni a oltranza, e in serata ha annunciato che la palla passa ora all’Eliseo. Sarà insomma Macron a scegliere un nuovo premier, che dovrà formare un governo e rapidamente scrivere una legge di Bilancio.

Ma chi a Matignon? Con quale linea politica ed economica? Con quali alleati, dopo che molti macroniani hanno dato vita a un mosaico di posizioni difficilmente sovrapponibili a quelle della gauche, mentre altri si sono detti aperti alle loro istanze? Quel che è certo, è che i Républicains, fino a due giorni fa alleati dei macroniani e nel governo Lecornu, hanno fatto sapere che se il nuovo esecutivo da formare sospenderà la riforma delle pensioni, non escludono la « censura » immediata. Bruno Retailleau, leader neogollista e ministro dell’Interno uscente, non ci sta all’accordicchio che potrebbe vedere la Francia sotto Macron avere un premier di sinistra e una sorta di coabitazione; anche se per considerarla tale bisognerebbe vantare una maggioranza che le sinistre, senza Mélenchon, non hanno neppure con tutti i macroniani assieme, e non tutti sono disposti a sostenere la sospensione della riforma.

Secondo Lecornu, ora bisogna attendere il nome che guiderà la nuova fase. Il presidente del Rassemblement national, Jordan Bardella, chiede invece « spazio alle elezioni, un ritorno alle urne ». Marine Le Pen annuncia che sfiducerà ogni tentativo di governo. Il coordinatore dei mélenchoniani, Manuel Bompard, punta il dito su Macron: « Ha lui la responsabilità del caos, è all’angolo, il nostro obiettivo è lo scioglimento dell’Assemblée, dimissioni del presidente o voto, daremo un’alternativa alla continuità della Macronie, sfiduceremo qualunque governo con macroniani o ministri di destra dentro ».

Il segretario socialista, Olivier Faure, in lizza per un posto da premier (ma non si escludono soluzioni tra il tecnico e il politico come Bernard Cazeneuve e Pierre Moscovici, entrambi ex Ps oggi fuori dalla politica attiva) si dice contrario a un governo « che mescolerebbe personalità di sinistra e di destra ».

Il bricolage macroniano riprende. Si attende un governo entro lunedì. Lecornu si sfila: « Un premier di sinistra? La scelta è del capo dello Stato… ».

Di Francesco De Remigis. (Il Giornale)

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