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Libano : il ministro sciita Fadi Makki presenta le dimissioni mentre è in corso la riunione del governo sul disarmo

(Roma, 05 settembre 2025). Il Paese si sta preparando a una svolta storica, con il governo del premier Nawaf Salam determinato a ripristinare il monopolio delle armi nelle mani dello Stato

Il ministro libanese per la Riforma amministrativa Fadi Makki ha presentato le sue dimissioni al presidente Joseph Aoun, mentre gli altri ministri sciiti hanno lasciato il palazzo presidenziale. Lo ha riferito l’emittente libanese “Lbci”. La notizia arriva mentre è in corso la riunione del governo in cui il comandante delle Forze armate, generale Rodolphe Heikal, è chiamato a presentare il piano per il disarmo dei gruppi non statali presenti nel Paese, compreso il movimento sciita Hezbollah. È opportuno ricordare che il ministro Makki è di confessione sciita ma non fa parte del cosiddetto tandem composto da Amal e dal Partito di Dio.

Il Libano si sta preparando a una svolta storica, con il governo del premier Nawaf Salam determinato a ripristinare il monopolio delle armi nelle mani dello Stato e pronto a discutere il piano che le forze armate stanno presentando oggi al prossimo Consiglio dei ministri . A seguito delle intense pressioni da parte degli Stati Uniti, il Consiglio dei ministri ha approvato lo scorso 5 agosto gli obiettivi del documento presentato dall’inviato di Washington Thomas Barrack. Tra questi, c’è la decisione di completare il disarmo delle milizie presenti nel Paese, a cominciare dal movimento sciita filo-iraniano Hezbollah. Nelle scorse settimane, il diplomatico ha tenuto intensi contatti con le autorità libanesi, recandosi regolarmente a Beirut e tentando una difficile mediazione con Israele.

Questo rimane tuttavia un nodo cruciale da sciogliere, dal momento che le forze armate di Tel Aviv continuano a occupare cinque postazioni nel Libano meridionale e non hanno mai smesso di attaccare presunti obiettivi di Hezbollah nel sud, nell’est e occasionalmente nella periferia di Beirut. In occasione dell’ultima visita di Barrack e della sua delegazione, Salam ha sottolineato che l’iniziativa del disarmo si basa “sul principio della continuità dei passi, garantisce il ritiro di Israele dal territorio libanese e la cessazione di tutte le ostilità”.

Da parte sua, l’ufficio del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha fatto sapere che se le Forze armate libanesi adotteranno tutte le misure necessarie per attuare il disarmo di Hezbollah, le Forze di difesa d’Israele (Idf) saranno pronte ad attuare una “riduzione graduale” della loro presenza nel Paese “in coordinamento con il meccanismo di sicurezza guidato dagli Stati Uniti”. “Israele – si legge nella nota pubblicata il 25 agosto su X – riconosce l’importante passo compiuto dal governo libanese, sotto la guida del presidente libanese Joseph Aoun e del primo ministro Nawaf Salam. La recente decisione del Consiglio dei ministri di lavorare per il disarmo di Hezbollah entro la fine del 2025 è stata di una portata epocale”. L’ufficio di Netanyahu ha poi riferito di reputare mature le condizioni per “Israele e Libano di procedere in uno spirito di cooperazione, concentrandosi sull’obiettivo comune di disarmare Hezbollah e promuovere la stabilità e la prosperità di entrambe le nazioni”.

Il segretario generale del Partito di Dio, Naim Qassem, ha ribadito più volte che il gruppo non ha intenzione di rinunciare alle proprie armi e ha accusato il governo libanese di aver preso la decisione sbagliata in risposta alle imposizioni statunitensi e israeliane. Il leader, intervenendo durante una cerimonia in memoria del religioso Ali al Musawi, ha definito il provvedimento del governo “un peccato”, sostenendo che “togliere le armi alla resistenza durante l’aggressione israeliana non rispetta il patto costituzionale del Libano”. “Chiunque voglia disarmarci, significa che vuole toglierci l’anima, e allora il mondo vedrà di che pasta siamo fatti”, ha avvertito il segretario, sottolineando come Hezbollah abbia “sacrificato cinque mila combattenti e leader di alto livello”. Qassem ha quindi criticato il governo di Aoun, accusandolo di non essere fedele alla sovranità di Beirut qualora non facesse marcia indietro sulla decisione.

Nonostante le tensioni e lo spettro della guerra civile evocato da Qassem, la leadership di Beirut appare determinata a portare a termine il piano. Il 21 agosto è cominciato il processo di disarmo nei campi profughi palestinesi presenti nel Paese, in virtù delle “decisioni del vertice libanese-palestinese del 21 maggio 2025 tra i presidenti (libanese) Joseph Aoun e (dell’Autorità nazionale palestinese) Mahmoud Abbas, che hanno affermato la sovranità del Libano su tutti i suoi territori, l’estensione dell’autorità statale e l’applicazione del principio di esclusività delle armi”, come ha ricordato Ramez Dimashqieh, capo del Comitato per il dialogo libanese-palestinese. Il processo è cominciato dal campo di Burj el Barajneh a Beirut, dove i combattenti di Fatah hanno consegnato le proprie armi all’esercito libanese. Tuttavia, altre fazioni come Hamas e la Jihad islamica palestinese hanno espresso il loro rifiuto a cooperare al disarmo.

Secondo indiscrezioni della stampa araba, il piano di disarmo predisposto dal comandante delle Forze armate libanesi (Laf), Rodolphe Heikal, dovrebbe essere suddiviso in varie fasi e potrebbe essere completato entro 120 giorni. Tuttavia, alcuni analisti hanno mostrato scetticismo sulla possibilità di compiere un’operazione così complessa in tempistiche tanto serrate. Parlando all’emittente panaraba saudita “Al Arabiya”, l’ex vicecapo di Stato maggiore per la pianificazione delle Laf, il generale di brigata in pensione Ziad al Hashem, ha spiegato che le Forze armate libanesi “non possono stabilire un lasso di tempo per il completamento del processo di inventario” delle armi, secondo le loro valutazioni effettuate sulla base delle informazioni raccolte sulle infrastrutture di Hezbollah.

Secondo Al Hashem, inoltre, il gruppo sciita “non sta collaborando pienamente al processo di inventario, come dimostrato dal fatto che le pattuglie delle Laf e quelle (della Forza di interposizione delle Nazioni Unite in Libano) Unifil hanno scoperto molti depositi di armi e installazioni militari fortificate e (infrastrutture) nascoste”. “La cooperazione di Hezbollah nel processo di controllo degli armamenti è essenziale, secondo la visione del governo, soprattutto perché il partito ha accettato la dichiarazione ministeriale che prevede la limitazione delle armi al governo legittimo, ed è rappresentato nel governo da diversi ministri”, ha concluso Al Hashem.

(Nova News)

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