(Roma, 20 luglio 2025). Le accuse del Servizio di Intelligence Estero russo (SVR) contro la NATO, accusata di trasformare la Moldavia in un avamposto militare sul fianco orientale dell’Alleanza, rappresentano un nuovo segnale della crescente tensione tra Mosca e l’Occidente. Secondo l’SVR, la modernizzazione di infrastrutture strategiche moldave, dagli aeroporti alle ferrovie, sarebbe funzionale a un rapido dispiegamento di truppe verso i confini russi. Una narrazione che, nella visione del Cremlino, alimenta lo spettro di una nuova “Ucraina” alle porte della Russia.
La Moldavia come terreno di confronto
L’accusa rivolta al governo della presidente Maia Sandu di essere complice di un’agenda occidentale e di spingere il Paese verso l’integrazione euro-atlantica è la sintesi di anni di frizioni geopolitiche. Il piccolo Stato ex sovietico, storicamente neutrale, si trova stretto tra la pressione europea e l’attrazione gravitazionale della Russia. La prospettiva di un allineamento con la Romania e la possibile rinuncia allo status neutrale sono percepite da Mosca come una minaccia diretta alla sua profondità strategica.
Valutazione strategico-militare: la Transnistria come detonatore
Dal punto di vista militare, la presenza russa in Transnistria rappresenta un potenziale detonatore. Secondo rapporti ucraini, Mosca starebbe valutando l’espansione del contingente militare da 1.500 a 10.000 uomini, trasformando la regione separatista in una piattaforma per operazioni ibride contro la Moldavia e persino contro l’Ucraina e l’UE. Le esercitazioni NATO nei Paesi baltici, il dispiegamento dei sistemi HIMARS in Estonia e le forniture militari a Lettonia e Lituania vengono percepiti dal Cremlino come una spirale di escalation che potrebbe giustificare un’azione preventiva russa.
Implicazioni geopolitiche: Moldavia tra due blocchi
Geopoliticamente, la Moldavia rischia di diventare il prossimo campo di battaglia di una guerra per procura tra Russia e NATO. La strategia russa mira a destabilizzare Chisinau attraverso ingerenze politiche, cyber-attacchi e campagne di disinformazione per impedire l’avvicinamento all’Occidente. Al contrario, gli Stati Uniti e l’Unione Europea puntano a rafforzare le istituzioni moldave, offrendo sostegno economico e militare per consolidare un fragile orientamento pro-occidentale.
La dimensione geoeconomica: energia e logistica al centro del gioco
Dal punto di vista geoeconomico, la Moldavia è un nodo sensibile per i flussi energetici. La dipendenza dal gas russo e la necessità di diversificare le forniture attraverso la Romania pongono il Paese in una posizione vulnerabile. La NATO, nel modernizzare infrastrutture logistiche, sta anche aprendo la strada a corridoi commerciali alternativi che potrebbero erodere l’influenza russa. Tuttavia, questa strategia comporta il rischio di ritorsioni economiche e di un’escalation militare che investirebbe l’intera regione del Mar Nero.
Uno scenario ad alta tensione per l’Europa orientale
La Moldavia è ormai un tassello critico nello scontro sistemico tra Russia e NATO. Se Mosca dovesse percepire l’avanzamento dell’Alleanza come un punto di non ritorno, non è escluso che possa adottare una strategia aggressiva simile a quella impiegata in Ucraina. Per l’Europa orientale, questo significherebbe la riapertura di un fronte meridionale in grado di destabilizzare non solo la Moldavia, ma anche l’intera architettura di sicurezza europea.
Di Giuseppe Gagliano. (Inside Over)