(Roma, 28 giugno 2025). Il controspionaggio di Sua Maestà cerca dal 1995 l’agente che passa i segreti al Cremlino. Ora un sospettato si è ritirato dal servizio, lasciando il mistero sul traditore che ha logorato i rapporti tra Londra e Mosca
Per vent’anni il controspionaggio britannico ha dato accanitamente la caccia a una “talpa” russa all’interno del proprio spionaggio: un agente inglese che faceva il doppio gioco, passando segreti a Mosca. Ma non ha mai trovato le prove per incastrarlo e alla fine l’agente si è ritirato dal servizio lasciando Londra nel dubbio: era una spia del Cremlino o era innocente ?
La talpa di Putin
La clamorosa rivelazione del Guardian è fonte di grande imbarazzo per il Regno Unito, che ha visto peggiorare nel frattempo le relazioni con la Russia fino al punto di temere che possano sfociare in una vera e propria guerra, come dimostra la decisione di questi giorni del primo ministro Keir Starmer di acquistare una decina di bombardieri nucleari dagli Stati Uniti. Ancora più grave è l’ipotesi che a dirigere inizialmente la “talpa”, nella seconda metà degli anni Novanta, fosse l’allora capo dell’Fsb, l’ex-Kgb, il servizio di spionaggio russo, l’uomo che il 31 dicembre 1999 è diventato capo del Cremlino e che lo è tuttora : Vladimir Putin.
Il precedente di Philby
“Abbiamo pensato di avere per le mani un nuovo Philby”, dice al quotidiano londinese una fonte dell’Mi5, il controspionaggio britannico, che ha guidato la caccia al presunto doppiogiochista: un riferimento al celebre caso di Kim Philby, il più noto dei cosiddetti “Cambridge Five”, cinque ex-studenti della prestigiosa università inglese, tutti e cinque diventati spie al servizio di Sua Maestà e tutti e cinque passati dalla parte dell’Unione Sovietica in nome dell’attaccamento all’ideologia comunista durante la guerra fredda. Philby si salvò dall’arresto dileguandosi all’ultimo momento mentre si trovava a Beirut e trovando rifugio a Mosca, dove è stato decorato, si è risposato con una russa e dove è morto. La misteriosa “talpa” odierna, se è veramente esistita, non ha avuto neanche bisogno di scappare: da professionista dello spionaggio è riuscito a nascondere le prove del proprio tradimento e ad andare in pensione senza compromettersi.
L’Operazione Wedlock
È stata la Central Intelligence Agency (Cia), l’agenzia di spionaggio americana, ad avvertire l’Mi6 che al suo interno sembrava esserci un agente che passava segreti ai russi. Non è noto come la Cia lo abbia saputo: probabilmente attraverso un proprio informatore nei servizi segreti russi o ai vertici del Cremlino. Era il 1995. Da quel momento, attraverso una serie di successivi governi britannici guidati dal partito laburista e poi da quello conservatore, è iniziata la caccia alla talpa, un’indagine denominata Operation Wedlock (Operazione Matrimonio). Il controspionaggio ha messo insieme una squadra di ben venti agenti per incastrare il sospetto traditore. È stato fatto di tutto per scoprire le prove in grado di farlo arrestare: registrazioni, pedinamenti, interrogatori di potenziali testimoni. Per sicurezza, gli investigatori incaricati della sorveglianza non agivano dalla sede dell’Mi5 ma da un ufficio separato creato appositamente. A un certo punto un team di cinque uomini dell’Mi5 si è recato sotto copertura in un Paese arabo, dove presumibilmente poteva avvenire un incontro tra la “talpa” e gli emissari di Mosca: una missione pericolosissima, perché gli agenti del controspionaggio britannico, se scoperti, potevano essere arrestati e imprigionati dalle autorità arabe. Neanche quella volta, tuttavia, le prove del tradimento sono saltate fuori.
La chiusura del caso
Secondo il Guardian è possibile che, proprio come avvenne nel caso di Kim Philby, il traditore sapesse di essere sospettato e, anziché fuggire, avesse preso tutte le precauzioni possibili per non venire scoperto. “È stata la più lunga e più costosa operazione di controspionaggio della nostra storia”, racconta una fonte al quotidiano londinese. Ma si è conclusa senza sciogliere l’atroce dilemma sull’esistenza di una talpa, un veterano dello spionaggio, un agente di alto grado, che faceva il doppio gioco per Mosca.
Il nonno nazista del capo dell’Mi6
Sempre ieri un’altra rivelazione ha scosso l’Mi6, pubblicata dal Daily Mail: la scoperta che il nonno di Blaise Metreweli, la prima donna nominata recentemente a capo dello spionaggio britannico, per il quale ha lavorato per un quarto di secolo, era un informatore dei nazisti al tempo della Seconda guerra mondiale, soprannominato “The butcher”, il macellaio. Ma lei non ne sapeva niente e il ruolo del nonno appartiene al passato remoto. L’infruttuosa caccia alla “talpa” invece è storia recente. E nessuno sa quali segreti potrebbe avere rivelato alla Russia di Putin.
Di Enrico Franceschini. (La Repubblica)