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I caccia B-2, le bombe, le esplosioni. L’operazione USA al microscopio

(Roma, 22 giugno 2025). I siti nucleari di Teheran colpiti dalle bombe anti-bunker e da missili cruise. Il supporto di Israele all’operazione americana. Washington contatta Teheran per chiarire che si tratta di un attacco isolato

L’operazione americana lanciata la scorsa notte dalla Casa Bianca contro l’Iran potrebbe cambiare le sorti del conflitto tra Tel Aviv e Teheran ed è già entrata nei manuali di storia militare. Da ora in poi verrà studiata dagli strateghi nelle accademie degli Stati Uniti come in quelle di Pechino e non solo. Ripercorrere la cronologia degli eventi torna dunque utile in queste ore per comprendere come si è arrivati alla svolta nella crisi in Medio Oriente.

L’ordine di Donald Trump è arrivato ieri pomeriggio dal suo golf club a Bedminster nel New Jersey. Stando infatti a quanto riferito dal Wall Street Journal, da lì e prima di rientrare a Washington, il tycoon ha dato il via libera ai bombardieri B-2 che nella notte, assieme ai sottomarini Usa, hanno colpito gli impianti di Fordow, Natanz e Isfahan. « L’obiettivo era quello di creare una situazione che nessuno si aspettava », ha affermato un alto funzionario dell’amministrazone repubblicana al quotidiano finanziario confermando di fatto che le due settimane di tempo annunciate dal commander in chief per decidere sull’ingresso in guerra degli Stati Uniti rappresentavano un diversivo per l’attacco a sorpresa contro la Repubblica Islamica.

I B-2, decollati 37 ore prima dell’ora X dalla base di Whiteman in Missouri, hanno sganciato sul sito sotterraneo di Fordow una decina di bombe anti-bunker da 14 tonnellate, le famigerate GBU 57 impiegate in assoluto per la prima volta dall’aviazione statunitense. Due le superbombe che avrebbero invece colpito l’impianto di Natanz. Quest’ultimo e Isfahan sarebbero stati inoltre raggiunti da 30 missili cruise lanciati dalla Us Navy. Alcuni dettagli dell’operazione americana sono stati resi noti direttamente dal presidente durante una conversazione telefonica con il conduttore televisivo di Fox News Sean Hannity.

Sei i bombardieri impiegati secondo Cnn e New York Times, tre per Fox News. Nel corso dell’attacco, Washington avrebbe schierato a protezione dei B-2 jet F-22, F-16 e un aereo EA-18 Growler per la guerra elettronica. Cacciatorpedinieri della Marina americana collocati nel Mediterraneo orientale avrebbero intercettato i missili in arrivo durante l’operazione. Nelle ore precedenti ai raid di Washington, aerei israeliani hanno inoltre colpito navi e depositi di munizioni in territorio iraniano per degradare le capacità militari di Teheran in vista di una possibile rappresaglia da parte del regime nell’area del Golfo Persico. L’incursione dei bombardieri statunitensi è stata facilitata dall’apertura dei corridoi aerei ad opera dei caccia dell’Idf che dal 13 giugno martellano le installazioni militari iraniane. Il premier dello Stato ebraico Benjamin Netanyahu ha confermato che l’iniziativa Usa è stata coordinata con Israele.

Trump ha definito l’operazione « un grande successo » sostenendo nel suo messaggio alla nazione che « nessun altro esercito avrebbe potuto fare quello che abbiamo fatto noi stanotte ». Il commander in chief ha affermato che il sito di Fordow, il più difficile da raggiungere con bombe normali, è stato « completamente distrutto » assieme a quelli di Natanz e di Isfahan. Di diverso avviso le autorità iraniane che hanno parlato di danni « non gravi » all’impianto costruito al di sotto di una montagna. Un funzionario americano ha dichiarato al Wall Street Journal che la Casa Bianca ha contattato Teheran per chiarire che l’attacco è un « episodio isolato » e non l’inizio di una guerra per rovesciare il regime degli ayatollah.

« Ogni rappresaglia dell’Iran contro gli Stati Uniti sarà contrastata con una forza nettamente superiore a quella vista stasera », ha avvertito il leader Usa minacciando attacchi contro altri obiettivi se l’Iran non sceglierà la strada della pace. Intanto è già scattata l’allerta non solo in Medio Oriente ma anche nelle principali città americane per possibili azioni di operativi della Repubblica Islamica.

Di Valerio Chiapparino. (Il Giornale)

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