Libano : notte di proteste e violenza da Nord a Sud

0
511

(Roma – 29 aprile 2020). Dopo la morte di un giovane libanese nella città settentrionale di Tripoli, anche nella sera del 28 aprile gruppi di manifestanti si sono riuniti in diverse aree del Libano, in segno di protesta contro la perdurante crisi economica. Gli scontri con le forze dell’ordine hanno causato feriti per entrambe le parti.

L’ampia ondata di mobilitazione popolare in Libano aveva avuto inizio il 17 ottobre scorso, ma era stata sospesa con lo scoppio dell’epidemia di Covid-19. Tuttavia, già dal 23 aprile, la popolazione è ritornata a protestare soprattutto nei pressi delle sedi delle banche in diverse città libanesi, tra cui Tripoli, Sidone e Beirut. A tal proposito, a seguito della crescente svalutazione della lira libanese rispetto al dollaro USA e le politiche di restrizione adottate dagli enti bancari, questi ultimi sono considerati i principali responsabili della crisi economica e finanziaria in cui versa attualmente il Paese, considerata la peggiore dalla guerra civile del periodo 1975-1990.

In particolare, gli ultimi episodi della sera del 28 aprile hanno interessato l’area portuale di Tripoli, dove i manifestanti hanno risposto ai gas lacrimogeni e ai proiettili di gomma impiegati dalle forze dell’ordine lanciando pietre e petardi e incendiando veicoli militari. Gli scontri hanno provocato circa 31 feriti, soccorsi da gruppi di assistenza di emergenza locali e dalla Croce rossa libanese. Parallelamente, episodi simili hanno interessato anche Sidone, nel Sud del Libano, dove i cittadini hanno protestato soprattutto nei pressi della sede della Banque du Liban, costringendo le forze dell’ordine a intervenire e a chiudere l’autostrada Beirut-Sidone. Altra città testimone di tensioni è stata la capitale Beirut, dove i cittadini hanno protestato nei luoghi simbolo della mobilitazione popolare in corso di ottobre, come piazza dei Martiri.

Il coordinatore speciale delle Nazioni Unite in Libano, Jan Kubitsch, ha affermato che quanto sta accadendo nel Paese, e in particolare a Tripoli, rappresenta un avvertimento per le forze politiche al potere. Pertanto, le autorità sono state esortate ad intervenire e a prendere le misure necessarie per sostenere le classi meno abbienti e più bisognose. Parallelamente, Kubitsch ha riferito che le Nazioni Unite stanno lavorando a stretto contatto con Beirut, per far fronte all’epidemia di coronavirus e alle sfide sociali ed economiche in corso. Per il primo ministro libanese, Hassan Diab, la crisi sociale e il conseguente deterioramento delle condizioni di vita stanno aumentando velocemente. Tuttavia, il premier ha sottolineato come la rabbia non deve trasformarsi in una rivolta violenta e che minare la sicurezza del Paese può essere pericoloso, soprattutto in un momento in cui vi sono altresì contrasti e divergenze a livello politico.

Nel frattempo, il tasso di cambio del dollaro è pari a più di 4.000 lire libanesi nel mercato non ufficiale e la Banque du Liban, il 26 aprile, ha richiesto ai cambiavalute di applicare una tariffa non superiore alle 3.200 lire per il cambio. Il ministro dell’Economia, Raoul Neama, ha riferito che i prezzi dei beni di consumo sono aumentati di oltre il 50% dal mese di ottobre 2019, e il potere di acquisto è diminuito del 60%. La situazione economica è stata ulteriormente aggravata dalla diffusione di Covid-19 che ha comportato misure di lockdown e l’interruzione delle attività economiche del Paese. A tal proposito, il 75% dei giovani libanesi è rimasto senza lavoro o ha ricevuto metà, o talvolta un quarto, del proprio stipendio, a causa del blocco legato alla pandemia.

La popolazione libanese era scesa in piazza, pacificamente, a partire dal 17 ottobre, chiedendo le dimissioni del governo, una nuova legge elettorale ed elezioni anticipate, con l’abbassamento dell’età degli elettori a 18 anni, e il contrasto alla corruzione dilagante tra i membri della classe politica al potere, ritenuta responsabile della crisi economica e finanziaria. Uno dei risultati è stato rappresentato dalle dimissioni dell’ex premier Saad Hariri, del 29 ottobre, cui hanno fatto seguito settimane di attesa per una personalità indipendente in grado di assumere la guida del governo. Successivamente, il presidente, Michel Aoun, il 19 dicembre, ha conferito ad un ex ministro dell’Istruzione, Hassan Diab, l’incarico di formare un nuovo governo per il Paese, annunciato poi il 21 gennaio, ma le aspettative del popolo libanese non sono state ancora soddisfatte a pieno.

(Piera Laurenza – sicurezzainternazionale)

L’articolo