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Siria : caduto Assad, gli Stati Uniti chiudono tre basi e dimezzano le truppe

(Roma, 23 aprile 2025). Dopo la caduta dell’ex presidente alawita Bashar al-Assad e l’ascesa di Ahmed al-Sharaa, meglio noto con il suo nome di battaglia Abu Mohammed al Jolani, già capo della milizia islamista Hayat Tahrir al-Sham, e la conseguente integrazione delle truppe curde nel Governo di quest’ultimo, gli Stati Uniti hanno deciso di ridurre la loro presenza in Siria. Secondo quanto riferito dal New York Times, infatti, Washington ha avviato una significativa riduzione della presenza militare nel Nord-Est della Siria, chiudendo tre delle otto piccole basi operative e riducendo il numero di truppe da 2.000 a circa 1.400, secondo due alti funzionari americani.

Le tre basi chiuse dagli Usa in Siria

Le basi chiuse includono il Mission Support Site Green Village, M.S.S. Euphrates e una struttura più piccola. Il ritiro, approvato dal Pentagono e dal Comando Centrale, segue le raccomandazioni dei comandanti sul campo per consolidare le operazioni. Tra 60 giorni, i comandanti valuteranno se procedere con ulteriori tagli, con un minimo di 500 truppe consigliate da tenere sul campo, ha detto uno dei funzionari citati dal New York Times. Tuttavia, l’intenzione del presidente Trump è quella di lasciare definitivamente il Paese.

La caduta del regime di Assad, sostenuto da attori statali rivali degli Stati Uniti come Iran e Russia, ha cambiato significativamente la situazione per Washington. L’ulteriore svolta si è verificato il mese scorso, quando le Forze Democratiche Siriane (S.D.F.), una milizia a guida curda che controlla il Nord-Est della Siria, hanno accettato di integrare le loro istituzioni civili e militari, compresi i preziosi giacimenti di petrolio e gas, nel nuovo Governo siriano entro la fine dell’anno. Un accordo che rappresenta un passo significativo verso la complessa unificazione di una nazione frammentata sotto la guida di Ahmed al-Shara e della sua coalizione, che include l’ex affiliato di al-Qaeda, Hayat Tahrir al Sham.

La presenza Usa accanto ai curdi in funzione anti-Iran

Le SDF, sostenute dagli Stati Uniti, controllano circa un terzo della Siria, principalmente a Est dell’Eufrate, con il supporto delle forze USA nell’ambito della Coalizione contro l’ISIS. Truppe Usa sono anche a Tanf Garrison, vicino al confine con Iraq e Giordania, per supportare l’Esercito Libero Siriano nel controllo delle aree desertiche tra Tanf e Palmira. Trattasi di una zona strategica per le strade che collegano Iraq e Siria, usate in precedenza da milizie sostenute dall’Iran per contrabbandare armi a Hezbollah.

Dopo la caduta del regime di Assad l’8 dicembre 2024, le Forze Democratiche Siriane (Sdf) e l’Esercito Nazionale Siriano (Sna), sostenuto dalla Turchia, hanno intensificato gli scontri per espandere le rispettive aree di influenza in Siria. Gli Stati Uniti, che avevano mantenuto una presenza nel Paese nonostante i tentativi di ritiro durante la prima amministrazione Trump, hanno mediato un accordo il 10 marzo 2025 tra il comandante Sdf Mazloum Abdi e il nuovo presidente transitorio siriano, Ahmed al-Sharaa, ex leader di Hayat Tahrir al-Sham. Questo accordo ha portato, il 12 aprile, alla cessione della strategica diga di Tishreen, controllata dalle SDF, al Governo di Damasco, e alla consegna di un quartiere curdo ad Aleppo alle autorità siriane. Se questi trasferimenti avranno successo, potrebbero favorire l’integrazione delle aree controllate dalle SDF sotto il controllo di Damasco, nonostante le preoccupazioni per il passato jihadista del presidente siriano.

Di Roberto Vivaldelli. (Inside Over)

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