(Roma, Parigi, 28 marzo 2025). I Paesi più determinati subito sul terreno per tutelare il cessate il fuoco. Gli altri europei in Romania con la Nato e l’Onu per sorvegliare il fronte
È un piano sempre flessibile, perché esposto ad un’incognita enorme: il buio degli europei sulla trattativa segreta tra Donald Trump e Vladimir Putin. Ma è un progetto che, proprio a causa di questa incertezza, i francesi considerano fondamentale per garantire un ruolo all’Unione. Il contenuto che riportiamo è frutto delle intense interlocuzioni diplomatiche di queste ore. Quelle tra l’Eliseo, Downing Street e gli altri partner, Italia compresa. Un disegno sempre più dettagliato che Emmanuel Macron, mosso dalla volontà di evitare una frattura insanabile tra l’Unione e Washington, continua a condividere con il presidente Usa. Con una cadenza fissa: una telefonata ogni 48 ore.
Strategia del porcospino
Il primo obiettivo è la sicurezza dell’Ucraina. E, di riflesso, dell’Europa. Secondo il progetto di Macron, questa garanzia passa innanzitutto da un esercito ucraino forte, moderno e ben equipaggiato. In vista di un possibile scenario postbellico, i paesi europei vogliono evitare che Kiev smantelli le proprie forze armate: con 900 mila soldati, di cui 400 mila con esperienza diretta di combattimento, Kiev è oggi la potenza militare più consistente del continente. La proposta, che è anche il primo pilastro di Parigi e Londra, è allora quella di una “strategia del porcospino”, un modello difensivo ispirato a Israele, basato su una forza armata tecnologicamente avanzata, altamente addestrata e pronta a dissuadere qualsiasi nuova aggressione. Una delegazione franco-britannica sarà inviata nei prossimi giorni a Kiev per definire con i vertici ucraini le dimensioni e le capacità – di terra, di mare e d’aria – da garantire nel lungo periodo. Intanto, Parigi ha annunciato un nuovo pacchetto di aiuti militari da due miliardi di euro, con missili terra-aria Mistral, carri armati Amx e munizioni. Zelensky preme anche su Berlino per lo sblocco dei missili Taurus. Sul fronte industriale, si moltiplicano gli accordi per rafforzare la produzione locale di droni e armamenti.
La forza di rassicurazione
Più controversa la proposta di creare una “forza di rassicurazione”, un contingente multinazionale da inviare in Ucraina solo dopo un cessate il fuoco completo, vale a dire una tregua che includa aria, mare e infrastrutture civili. Francia e Regno Unito, promotori della cosiddetta “coalizione dei volenterosi”, vedono in questa forza un elemento dissuasivo e di protezione, capace di sostenere Kiev con sorveglianza, consulenza, addestramento, supporto alla difesa aerea e sicurezza delle infrastrutture critiche. Il suo eventuale dispiegamento, ha spiegato Macron, avverrebbe su richiesta delle autorità ucraine, nelle aree considerate più sensibili: tra le ipotesi circolate, il porto di Odessa, l’aeroporto di Leopoli e lungo il corso del fiume Dnepr. Londra mira a raccogliere circa 20 mila soldati, Parigi immagina un contributo di «qualche migliaio». La missione esplorativa attesa a Kiev dovrebbe definire entro aprile una mappatura dettagliata. Oltre a Francia e Regno Unito, potrebbero partecipare anche Canada, Australia e diversi Paesi baltici e nordici. Ancora incerta, invece, la posizione degli Stati Uniti: l’inviato Steve Witkoff ha bollato la proposta come «non realistica». L’Italia frena.
Missioni di monitoraggio
Parallelamente, si lavora a una missione di monitoraggio di un eventuale cessate il fuoco. I ministri degli Esteri dei Paesi alleati devono elaborare, entro tre settimane, una proposta concreta. Sul tavolo diverse opzioni: affidare il mandato all’Osce, che però ha fallito nel monitoraggio degli accordi di Minsk; coinvolgere le Nazioni Unite, con il rischio di un veto russo al Consiglio di Sicurezza; oppure creare un meccanismo ad hoc. Italia e Germania spingono per una missione Onu che possa coinvolgere anche Cina, India, Brasile, così da rafforzare la legittimità del processo. Ma restano però enormi ostacoli operativi: la linea del fronte da controllare si estende per oltre 1.400 chilometri.
Il patto tra la UE e la NATO
Non sarà semplice schierare truppe europee nei punti più sensibili del territorio ucraino. Ecco perché Macron e Starmer oltre alla “forza di rassicurazione” direttamente nel Paese, ipotizzano anche di inviare una missione militare che faccia base in uno dei Paesi alleati del fronte orientale. L’idea è di farlo in Romania. Il quadro politico sarebbe quello dei “volenterosi”, sfruttando le strutture di comando e controllo della Nato. Il modello quello di Eufor Althea (la missione europea in Bosnia-Erzegovina) o del Berlin Plus: è il patto siglato nel 2002 che permette all’Ue di avvalersi delle capacità di pianificazione e comando dell’Alleanza atlantica, utilizzandone i mezzi per gestire gli scenari di crisi. Per farlo, servirebbe un accordo ad hoc tra “volenterosi” e Nato. Nella prima fase, comunque, a gestire il comando di questa operazione potrebbe essere il Cjef (Combined Joint Expeditionary Force), il coordinamento militare anglo-francese. Gli inglesi insistono sulla necessità che la missione preveda anche copertura aerea, per la quale servirebbe necessariamente la collaborazione degli Stati Uniti. Altro nodo: la mobilitazione delle forze navali.
NATO post trumpiana
Quello sostenuto da Macron e Starmer è un progetto militare, ma anche politico: tracciare un’Alleanza atlantica in un mondo post trumpiano. Disegnare il pilastro europeo della Nato, capace di difendersi indipendentemente dal reale impegno degli Stati Uniti. Uno schema che verrebbe testato operativamente proprio permettendo ai “volenterosi” di sfruttare le strutture dell’Alleanza. In questo quadro, la Francia sarebbe la nazione guida capace di guidare le future missioni.
Di Anais Ginori e Tommaso Ciriaco. (La Repubblica)