(Roma, 27 marzo 2025). Uno schieramento di forze che si vede raramente è stato promosso dalla United States Air Force presso la base di Diego Garcia, isola dell’Oceano Indiano, nel territorio britannico delle Isole Chagos, prossimo a passare sotto il controllo delle Isole Mauritius. Nelle ultime 48 ore i canali telematici di intelligence su fonti aperte (Osint) legati al mondo militare hanno segnalato un grande viavai di mezzi attorno all’isola posta quasi 1.800 km a Sud-Ovest dalle coste indiane e, in particolare, l’arrivo di ben 5 bombardieri stealth B-2 Spirit, un quarto dell’intera flotta a disposizione di Washington.
La concentrazione ha un valore strategico non indifferente in tempi di tensioni geopolitiche elevate nel vicino scenario mediorientale. Impossibile non pensare a un tentativo di Washington di esercitare pressione sul massimo rivale strategico nella regione, l’Iran, direttamente o indirettamente.
Non va sottovalutato, in particolar modo, il fatto che gli Usa hanno avviato nella giornata del 15 marzo, i massicci raid contro gli Houthi alleati dell’Iran in Yemen per evitare che potessero minacciare le rotte di navigazione e il commercio nel Mar Rosso e che, in prospettiva, lo schieramento dei B-2 Spirit può esser funzionale a un’intensificazione degli attacchi contro di essi.
Il raid di ottobre degli Spirit sullo Yemen e i confronti con lo schieramento attuale
Già a ottobre l’ex presidente Joe Biden aveva autorizzato l’uso degli Spirit contro obiettivi degli Houthi in Yemen, ordinando di colpire depositi di armi sotterranei arroccati nelle montagne del Paese della Penisola Arabica, in una manovra che fu interpretata come un tentativo degli Usa di sfoggiare potenza e mostrare a Teheran la capacità di proiettarsi fino al teatro mediorientale dell’Usaf. Oggi la Bomber Task Force dell’aeronautica Usa potenzia le sue disponibilità militari, e lo fa con il palese intento di non nascondere la sua presenza nell’area: quando a ottobre gli Stati Uniti usarono i più avanzati bombardieri a disposizione per colpire gli Houthi, questi poterono decollare dalle loro basi in Australia e attaccare dopo un lungo volo che fece attraversare l’intero Oceano Indiano.
Impossibile non leggere il dato politico insito nello schieramento avanzato, a maggior ragione nei giorni in cui l’Iran mostrava i nuovi ritrovati della sua capacità militare: in un video pubblicato sui social, il Generale Mohammad Hossein Bagheri, capo di stato maggiore delle Forze Armate dell’Iran appare intento a monitorare un deposito sotterraneo di armamenti che appare difeso da ogni possibile attacco.
Il ruolo strategico di Diego Garcia per i B-2
Diego Garcia permetterebbe, in caso di conflitto, una più rapida capacità d’intervento dell’aeronautica Usa e, nota The War Zone, “a differenza delle basi in Medio Oriente o delle portaerei che operano nella regione , è ampiamente fuori dalla portata dei missili e dei droni ora disponibili per gli Houthi o l’Iran”. Twz sottolinea che “gli attuali missili balistici a più lungo raggio dell’Iran sono generalmente stimati avere gittata massima di circa 2.000 chilometri”, mentre “nel punto più vicino la distanza tra l’isola dell’Oceano Indiano e l’Iran è di 3.795 chilometri”.
La notizia dello schieramento dei B-2 Spirit arriva dopo l’emersione della notizia che il Pentagono e l’amministrazione di Donald Trump stanno studiando i piani da seguire in caso di un possibile confronto militare con l’Iran e dopo l’emersione di un crescente braccio di ferro tra il governo di Israele, guidato da Benjamin Netanyahu, e la Repubblica Islamica e delle voci che lo Stato Ebraico accarezzi da tempo un first strike contro Teheran.
Gabbard getta acqua sul fuoco
Pensare, però, che questo implichi una postura aggressiva aprioristica di Trump contro l’Iran sarebbe prematuro. Il presidente ha da tempo fatto intendere che il suo obiettivo resta la ricerca di un accordo con Teheran e al fianco dello schieramento dei B-2 nell’Oceano Indiano vanno lette le dichiarazioni della Director of National Intelligence Tulsi Gabbard circa la presunta minaccia iraniana: parlando al Comitato dell’Intelligence del Senato Usa Gabbard ha dichiarato che la Repubblica Islamica resta un avversario sul fronte del cyber e dello spionaggio ma ha anche rassicurato che “non sta costruendo un’arma nucleare e la Guida Suprema Khamenei non ha attivato il programma di armi nucleari sospeso nel 2003″.
La politica pesa quanto le dichiarazioni delle forze armate: lo schieramento a Diego Garcia e le parole della capa dei servizi segreti Usa sono parte di un grande piano americano volto a spingere l’Iran a un ragionevole negoziato o la premessa a una possibile mobilitazione Usa per agire in un Medio Oriente in pieno caos? L’amministrazione Trump cela le carte. Ma il metodo è noto da tempo: alternare forza e diplomazia, sperando che alla fine la prima apra il passo alla seconda. Basteranno le parole di Gabbard a rassicurare Teheran di fronte alla percezione di una crescente ostilità ? Il ricordo della massima pressione Usa del 2018-2020 è ancora vivo nelle alte sfere iraniane…
Di Andrea Muratore. (Inside Over)