Nonostante le precedenti negazioni, gli ufficiali iraniani hanno iniziato ad ammettere che il governo di Teheran abbia sottostimato l’impatto della pandemia per cercare di nascondere il fatto che il Paese si stia ritrovando ad affrontare la peggiore crisi economica dalla rivoluzione del 1979. Il 15 aprile, il vice ministro iraniano Ali Reza Raisi aveva dichiarato che, a causa delle limitate capacità di test, il numero reale di casi di infezione e decessi da Covid-19 in Iran non può essere accertato. Tuttavia, aveva pubblicamente ammesso il vice ministro, «i numeri reali sono molto più alti di quelli ufficiali». Ammissioni di questo tipo potrebbero far crescere il dissenso dell’opinione pubblica nei confronti del presidente Hassan Rouhani e della decisione di riaprire gradualmente l’economia. Su ordine di Rouhani, le «imprese a basso rischio» della capitale hanno potuto riaprire il 18 aprile, una settimana dopo rispetto ad altre imprese situate nel resto del Paese. Solo un giorno prima, le autorità avevano organizzato una parata per celebrare la Giornata dell’Esercito e mostrare le capacità del governo contro il Covid-19. Secondo la rivista The Arab Weekly citato dall’agenzia sicurezzainternazionale, il presidente iraniano sta spingendo per rimettere l’economia in carreggiata, mentre il Ministero della Salute continua a chiedere un approccio più cauto.
Un rapporto parlamentare, esaminato dall’Associated Press, afferma che il bilancio delle vittime in Iran, dovuto alla pandemia di coronavirus, è probabilmente quasi il doppio di quello registrato dai dati ufficiali. Una stima provvisoria del reale impatto dell’infezione, calcolata fino alla data del 15 aprile, porterebbe a circa 8.500 le vittime e ad almeno 760.000 i casi totali dell’Iran, facendo catapultare il Paese nella posizione di Stato più colpito al mondo. Gli esperti internazionali dubitano da tempo dei numeri dell’Iran, poiché il suo tasso di mortalità è generalmente più alto rispetto alle altre nazioni.
Dalla comparsa del coronavirus sul suo territorio per la prima volta il 19 febbraio scorso nella città di Qom, l’Iran è stato il Paese maggiormente colpito in Medio Oriente, registrando ad oggi un totale di 87.026 casi confermati di cui 5.481 sono morti. Nonostante tali dati, le autorità sanitarie hanno ripetutamente lamentato il mancato rispetto delle regole di prevenzione e contenimento e temono una seconda ondata di contagi.