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Libano : Nawaf Salam, il premier filo-saudita che vuole rottamare Hezbollah

(Roma, 13 febbraio 2025). A Beirut è stato nominato, dopo due anni di sostanziale vacatio, il nuovo Governo. E a guidarlo sarà Nawaf Salam, nominato dal presidente Joseph Aoun lo scorso 17 gennaio. Sono 24 i ministri chiamati ad affiancare il neo premier nel suo non certo semplice lavoro. La partenza, sotto il profilo politico, non è esente da polemiche e malumori. In particolare da parte del movimento sciita Hezbollah, il quale è stato di fatto ridimensionato e ha visto la sua influenza all’interno dell’esecutivo fortemente indebolita. Segno di come oggi a Beirut la linea scelta è diversa da quella dell’apparente neutralità degli ultimi anni: il Paese dei Cedri guarda ora maggiormente a Usa e Arabia Saudita e, di conseguenza, molto meno all’Iran.

Disattese le speranze del movimento sciita

Secondo il principio della divisione degli incarichi su base comunitaria, all’interno del Governo devono sedere uno al fianco all’altro rappresentanti cristiani, sunniti e sciiti. Forse è su questo che si basavano le (residue) speranze di Hezbollah di contare ancora qualcosa. Tuttavia, i vertici del Partito di Dio avevano intuito di aver perso il treno dell’esecutivo già con la nomina di Salam. Proveniente da una famiglia sunnita da sempre vicina agli interessi dei Saud, Salam è stato visto subito come una sorta di “liquidatore” di Hezbollah.

I timori dei rappresentanti politici del movimento sciita sono diventati realtà una volta resi noti i nomi dei nuovi ministri. Tra di essi non mancano rappresentanti sciiti, ma il neo premier ha pescato da quell’universo sciita distante da Hezbollah. Il ministero più importante affidato a uno sciita ad esempio, è quello delle Finanze ed è stato assegnato a Yassine Jaber. Quest’ultimo è un fedelissimo di Nabih Berri, presidente del Parlamento ma soprattutto leader storico di Amal, formazione sciita più moderata rispetto ad Hezbollah. La scelta politica da parte di Salam appare chiara: prendere le distanze da Hezbollah e chiamare, come rappresentanti del mondo sciita libanese, personaggi non organici al movimento.

Il Partito di Dio costretto a fare i conti con il nuovo corso

Sui principali media vicini ad Hezbollah, il presidente della Repubblica Joseph Aoun da settimane viene dipinto come un “traditore”. A lui viene imputata la scelta di Nawaf Salam, inviso comunque anche ad Israele, con conseguente brusca sterzata della linea politica di Beirut. Tuttavia, la svolta era nell’aria già da tempo e gli stessi leader di Hezbollah alla vigilia della nomina del governo non hanno potuto fare altro che prenderne atto. La formazione del Governo infatti era legata agli accordi di cessate il fuoco di novembre tra Israele e il movimento sciita. Nell’intesa, era stata espressamente prevista l’elezione di un nuovo presidente e la nomina di un nuovo premier.

Considerando l’input arrivato dagli Usa e dai Paesi del Golfo a favore della tregua, si può ben intuire come la formazione dell’esecutivo fosse stata da subito orientata verso un ridimensionamento di Hezbollah e dell’influenza iraniana. Il Partito di Dio, dal canto suo, non ha avuto la forza di reagire. La morte di Nasrallah a settembre, l’uccisione e il ferimento di migliaia di combattenti, la distruzione di diverse cellule impegnate tra Beirut e il sud del Libano, hanno fortemente indebolito il movimento. E questo ha avuto dirette e immediate conseguenze nella politica interna libanese.

Di Mauro Indelicato. (Inside Over)

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