(Roma, 10 dicembre 2024). Sotto l’alto patrocinio del senatore Xavier Iacovelli, l’Istituto del Libano e il movimento «Taharror-France» hanno organizzato una tavola rotonda intitolata «Il Libano dopo la guerra: prospettive e sfide», al Senato, lunedì 9 dicembre. L’evento ha visto la partecipazione di attivisti politici e attori sociali provenienti da Francia e Libano.
Preparato da settimane, ben prima della guerra e del cessate il fuoco nella Terra dei Cedri e della caduta del regime tirannico siriano, questo convegno è giunto al momento opportuno per offrire una comprensione chiara della situazione nel Levante.
Il dibattito è stato aperto dal senatore Xavier Iacovelli, vicepresidente del gruppo di amicizia Francia-Libano al Senato, che ha parlato a lungo delle relazioni ancestrali tra Francia e Libano, oltre che degli sviluppi della situazione nella regione, assicurando il continuo sostegno incondizionato della Francia alla sovranità e alla popolazione libanese.
Maya Khadra, professoressa presso l’IPAG Business School e giornalista, ha sottolineato la necessità di uscire definitivamente dal ciclo di violenza tra Libano e Israele, tecnicamente in guerra dal 1948 nonostante l’armistizio del 1949. Una pace perpetua è indispensabile per garantire stabilità al Libano e offrirgli opportunità economiche e di sicurezza. Gli Accordi di Abramo dimostrano che una pace è possibile con una reale volontà politica.
Zouhair Basbous, coordinatore del partito Forze Libanesi (FL) in Francia e presidente dell’«Institut du Liban», ha elogiato il movimento «Taharror» per il coraggio dimostrato nel sfidare per anni la macchina schiacciante di Hezbollah e ha lodato gli sforzi volti a riaffermare l’appartenenza dei libanesi sciiti alla loro «libanesità» contro l’«iranizzazione» ideologica promossa da Hezbollah.
Ali Khalifé, dottore in scienze dell’educazione, docente presso l’Università Libanese e cofondatore del movimento «Taharror» (che significa emancipazione), si è dichiarato fermamente contrario alla politica di «iranizzazione» applicata da Hezbollah fin dalla sua creazione. Khalifé ha condannato l’egemonia iraniana esercitata attraverso Hezbollah, che al momento soffoca il sogno di una nazione libanese libera e indipendente. «L’ultima escalation militare tra Hezbollah e Israele, che ha aggravato le tensioni nel Sud del Libano, ha portato il paese all’inferno, causando perdite umane e distruzioni considerevoli, riaccendendo i dibattiti interni nella comunità sciita libanese», ha affermato. «Il costo elevato di questo confronto e l’esaurimento economico del Libano hanno rafforzato una crescente opposizione, anche tra gli sciiti tradizionalmente fedeli a Hezbollah», ha concluso Khalifé.
Alcuni segmenti della popolazione sciita, in particolare quelli colpiti dalla crisi economica e dagli sfollamenti forzati, iniziano a contestare la logica della «guerra perpetua» (e non resistenza) di Hezbollah», ha insistito Khalifé. Alla fine del suo intervento, ha segnalato che la caduta di Assad rafforzerebbe l’opposizione interna a Hezbollah e che una Siria post-Assad potrebbe favorire una cooperazione internazionale per disarmare e neutralizzare Hezbollah, segnando l’inizio di una nuova era per un Libano libero dalla tutela straniera. Khalifé sostiene l’iniziativa araba di pace con Israele come «scelta strategica», ha dichiarato, in quanto movimento di opposizione sciita in Libano, «per rafforzare il nostro paese e isolare Hezbollah rompendo in modo netto e irreversibile con le sue narrative basate sulla guerra perpetua».
Marwan Harb, responsabile delle relazioni con il Parlamento e il Senato, ha introdotto la sessione ricordando l’amicizia franco-libanese, forgiata da secoli di storia comune, e su cui il Libano può fare affidamento per ritrovare la strada verso la sovranità e la pace.
Mariam Seifeddine, giornalista e attivista del movimento «Taharror-France», ha sottolineato l’impatto economico dell’ultima escalation tra Hezbollah e Israele, evidenziando che, al di là delle promesse di Hezbollah di una ricostruzione incerta, ciò che Israele ha distrutto non può essere ricostruito senza un accordo e senza condizioni favorevoli per le parti che potrebbero considerare di sostenere finanziariamente il Libano.
Alla fine degli interventi, si è svolto un dibattito con gli ospiti che hanno presentato i loro punti di vista e posto domande legate all’attualità, in particolare riguardo alle preoccupazioni per la caduta di Assad e le sue conseguenze sul Libano. Zouhair Basbous ha moderato il dibattito e risposto alle domande del pubblico. In sintesi, ha salutato la nuova pagina che si apre nella regione con l’indebolimento e l’isolamento di Hezbollah e la caduta della tirannia siriana, che negli ultimi decenni hanno rappresentato i maggiori ostacoli alla costruzione del Libano. Basbous ha affermato che «qualunque sia il futuro regime a Damasco, non potrà mai eguagliare il terrore del clan Assad. Tanto più che, senza denti, non potrà mordere». Durante una domanda, Ali Khalifé ha affermato che il movimento Taharror è più che mai favorevole al processo di pace e che le condizioni sono ormai mature.
(Di Dario S. Roma)