(Roma, 24 dicembre 2024). Le recenti dichiarazioni del ministro dell’Energia del Qatar, Saad Sherida al-Kaabi, segnano un nuovo punto di tensione nelle relazioni tra il piccolo ma potente emirato del Golfo e l’Unione Europea. Di fronte alla direttiva europea sulla sostenibilità aziendale, che impone multe fino al 5% del fatturato globale annuo per chi non rispetta gli standard su diritti umani e ambiente, il Qatar ha chiarito la sua posizione: se tali regole si tradurranno in sanzioni contro QatarEnergy, le esportazioni di gas verso l’Europa si interromperanno.
«Non sto bluffando», ha sottolineato al-Kaabi. E le sue parole pesano, non solo per il valore strategico delle forniture qatariote, ma anche per il momento storico in cui arrivano, in un’Europa già sotto pressione per la crisi energetica scatenata dalla guerra in Ucraina.
Un ultimatum politico
L’avvertimento del Qatar è prima di tutto un messaggio politico. Con le sue immense riserve di gas naturale liquefatto (GNL), l’emirato rappresenta uno dei principali fornitori globali, e l’Europa, nel suo tentativo di emanciparsi dal gas russo, ha stretto accordi a lungo termine con Doha. Tuttavia, questa dipendenza energetica si sta rivelando un’arma a doppio taglio: il Qatar non intende piegarsi a normative che percepisce come un’ingerenza nei propri affari interni.
Dal punto di vista di Doha, l’UE rischia di apparire ipocrita. Mentre cerca di promuovere standard di sostenibilità e diritti umani, l’Europa continua a importare risorse energetiche da Paesi che, come il Qatar, vengono spesso criticati per le loro politiche interne. Questo mette in evidenza una contraddizione di fondo: è possibile perseguire ideali senza mettere a rischio la sicurezza energetica?
Le implicazioni economiche
Dal punto di vista economico, la minaccia del Qatar non può essere sottovalutata. Con QatarEnergy che ha contratti di fornitura a lungo termine con Germania, Francia, Italia e Paesi Bassi, un’interruzione improvvisa delle esportazioni di GNL potrebbe avere conseguenze disastrose per il mercato europeo. L’inverno è alle porte, e sebbene le riserve di gas siano attualmente sufficienti, il rischio di una crisi energetica rimane alto.
L’Europa, dal canto suo, ha puntato molto sulla diversificazione delle fonti di approvvigionamento, ma questa strategia ha limiti evidenti. Le forniture alternative dagli Stati Uniti, dal Nord Africa e dalla Norvegia non sono sufficienti a sostituire completamente il gas russo e qatariota. Inoltre, il costo del GNL, già elevato, potrebbe salire ulteriormente, con ripercussioni dirette sui consumatori e sull’industria europea.
Il Qatar e il suo ruolo strategico
Per il Qatar, questa situazione rappresenta un’occasione per riaffermare il proprio ruolo strategico sul piano internazionale. Negli ultimi anni, Doha ha investito massicciamente nella sua capacità di esportazione di GNL, consolidando la sua posizione come uno dei principali attori nel mercato globale dell’energia. Minacciare di tagliare le forniture all’Europa è una mossa rischiosa, ma calcolata: il Qatar sa bene che la sua posizione è difficile da sostituire a breve termine.
Allo stesso tempo, l’emirato sta diversificando i propri partner commerciali, con accordi significativi con l’Asia, in particolare con Cina e Giappone. Questo significa che, se necessario, il Qatar potrebbe ridurre le esportazioni verso l’Europa senza subire danni irreparabili alla propria economia.
Un dilemma per l’Europa
L’UE si trova ora di fronte a un dilemma. Da un lato, deve mantenere fede ai suoi impegni in materia di sostenibilità e diritti umani, pena la perdita di credibilità internazionale. Dall’altro, deve garantire l’approvvigionamento energetico, un aspetto cruciale per la stabilità economica e sociale del continente.
L’adozione della direttiva sulla due diligence della sostenibilità aziendale è un passo importante verso una maggiore responsabilità globale, ma la sua applicazione rischia di creare tensioni con partner strategici come il Qatar. La sfida per l’Europa sarà trovare un equilibrio tra i propri ideali e la realpolitik, evitando di trasformare una questione normativa in una crisi energetica.
Conclusione
Le parole del ministro al-Kaabi rappresentano un avvertimento chiaro: la transizione energetica e la promozione dei diritti umani non possono essere disgiunte da una visione pragmatica delle relazioni internazionali. L’Europa, nella sua corsa verso un futuro più sostenibile, deve fare i conti con la realtà di una dipendenza energetica che la rende vulnerabile alle pressioni di attori come il Qatar. In questo gioco di potere, ogni mossa sarà cruciale, e il prezzo di un errore potrebbe essere pagato dai cittadini europei, alle prese con bollette energetiche sempre più alte e un’inflazione galoppante.
Di Giuseppe Gagliano. (Inside Over)