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In Egitto vietato festeggiare la caduta di Assad. Al-Sisi teme il contagio

(Roma, 15 dicembre 2024). Con l’ondata di cambiamenti che scuote il Medio Oriente, l’Egitto si ritrova nuovamente al centro di una complessa rete di dinamiche geopolitiche e di sicurezza, questa volta legate alla caduta del regime di Bashar al-Assad in Siria. Fin dagli albori della crisi siriana nel 2011, il Cairo ha adottato una posizione ambivalente, ma ora le tensioni sembrano raggiungere nuovi picchi.

L’eredità di Morsi e l’arrivo dei rifugiati siriani

Dal 2012, anno in cui Mohamed Morsi, allora presidente dell’Egitto, iniziò ad accogliere i siriani in fuga dalla guerra civile, il Paese è diventato uno dei principali approdi per i rifugiati siriani. Oggi si contano oltre 500.000 siriani arrivati in Egitto, con 150.000 ufficialmente registrati come rifugiati o richiedenti asilo. Questi numeri, tuttavia, hanno posto il Governo egiziano di fronte a sfide politiche e sociali significative. L’accoglienza iniziale si è progressivamente trasformata in una gestione caratterizzata da un controllo sempre più rigido. Le agenzie di sicurezza del Cairo hanno imposto uno “stato di massima allerta non dichiarato” per monitorare i rifugiati, soprattutto dopo la recente caduta del regime di Assad. Questo clima di tensione si è tradotto in arresti e restrizioni per chiunque tenti di organizzare celebrazioni o proteste legate agli eventi in Siria.

Repressione e paura del contagio politico

L’arresto di 17 cittadini siriani nella provincia di Giza, accusati di aver celebrato la caduta della famiglia Assad, ha acceso i riflettori sulla strategia di repressione adottata dal presidente Abdel Fattah al-Sisi. Le forze armate egiziane sono state poste in stato di allerta, pronte a intervenire in caso di proteste o manifestazioni. Secondo il quotidiano The New Arab, Al-Sisi teme che il “vento di cambiamento” siriano possa ispirare movimenti di opposizione in Egitto, minacciando la stabilità del suo regime. Non sorprende quindi che il Governo abbia vietato raduni non autorizzati, mentre fondazioni come la Syria AlGad Relief Foundation hanno invitato i rifugiati siriani a evitare manifestazioni per evitare arresti e rappresaglie.

La posizione controversa del Cairo verso Damasco

Da anni, l’Egitto mantiene una posizione ambigua nei confronti della crisi siriana. Pur sostenendo ufficialmente una soluzione politica, il Cairo ha evitato di schierarsi apertamente contro il regime di Assad. L’amministrazione di Al-Sisi ha cercato di mediare tra gli attori regionali con interessi contrapposti in Siria, come l’Arabia Saudita, la Turchia e l’Iran, senza però rinunciare a una politica di repressione interna parallela a quella di Damasco. La questione siriana rappresenta anche una minaccia per la sicurezza interna dell’Egitto. Il timore principale è l’espansione di gruppi estremisti islamici nella regione, un rischio che il governo considera particolarmente elevato in aree già instabili come il Sinai, dove l’attività terroristica è ancora una realtà.

Sicurezza e repressione come pilastri del regime

La reazione del Cairo agli eventi siriani non si limita al piano diplomatico. Il governo Al-Sisi ha adottato misure che riflettono il timore di un possibile contagio politico. La repressione delle proteste e il controllo dei rifugiati sono segnali chiari di un regime che punta a mantenere la stabilità a ogni costo. Nel contesto più ampio, il parallelo tra la repressione delle Primavere arabe da parte di Al-Sisi e di Assad rivela una convergenza di intenti tra i due Governi. Entrambi hanno agito per neutralizzare movimenti che mettevano in discussione lo status quo, consolidando il potere attraverso un uso sistematico della forza.

Il futuro del legame Cairo-Damasco

Con Al-Sisi impegnato in incontri istituzionali nel Nord Europa, l’Egitto cerca di bilanciare il suo ruolo regionale con le pressioni interne. Il comunicato del ministero degli Esteri, che ribadisce il sostegno al popolo siriano e alla sovranità del Paese, sembra più un esercizio di retorica che una presa di posizione concreta. Nel frattempo, il destino dei rifugiati siriani in Egitto rimane incerto, intrappolati tra un passato segnato dalla guerra e un presente governato dalla paura e dalla repressione. Per ora, la priorità del Cairo sembra essere quella di evitare ogni possibile scintilla che possa alimentare un nuovo ciclo di instabilità.

Di Giuseppe Gagliano. (Inside Over)

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