(Roma, 18 novembre 2024). All’ombra delle decisioni dell’amministrazione di Joe Biden, che ha autorizzato l’uso dei missili americani Atacms da parte dell’Ucraina contro il territorio russo, le pressioni di Emmanuel Macron e Keir Starmer sul presidente statunitense rivelano l’ora della verità per i leader di Francia e Regno Unito. Da mesi Parigi e Londra pressano Washington: Biden era risultato molto meno propenso, rispetto agli alleati europei, a autorizzare l’uso di armi a lungo raggio da parte dell’Ucraina contro il suolo del Paese invasore.
Macron e Starmer, massima pressione su Biden
Secondo quanto riportato dal Telegraph, l’ultima, decisiva svolta si è avuta l’11 novembre, giorno in cui per la prima volta in 80 anni, quando a farlo fu Winston Churchill, un primo ministro britannico ha celebrato a Parigi l’anniversario del Giorno dell’Armistizio che pose fine alla Grande Guerra. Nella capitale francese Macron e Starmer hanno indicato nel G20 di Rio de Janeiro la sede in cui operare un’ultima, decisiva pressione su Biden.
Non è stato necessario: il via libera è arrivato prima, in risposta alle offensive crescenti della Russia sul suolo ucraino, contro le infrastrutture energetiche, con droni e missili e allo schieramento di truppe nordcoreane. Va da sé che il lungo mercanteggiamento tra Parigi, Londra e Washington porta in dote una discussione chiara: Francia e Regno Unito hanno già dato l’ok all’uso dei loro missili a lungo raggio, gli Scalp/Storm Shadow, sul suolo russo?
Le Figaro, commentando il via libera di Biden, è sembrato chiaro nel parlare di un via libera e sui social filoucraini si è addirittura parlato di un via libera esplicito arrivato da Macron. Il quale, però, non ha mai fatto mistero di essere favorevole da tempo. Ancor più radicale la posizione del Regno Unito, costante tanto nel governo del Partito Conservatore quanto in quello del Partito Laburista a fare del contenimento militare della Russia la sua priorità. L’ok americano sottintende quello franco-britannico e questo pone Macron e Starmer di fronte all’ora della verità. Assieme agli Atacms americani partiranno anche i vettori anglo-francesi? Realistico pensarlo. E ci sono almeno tre scenari che questo fatto abilita.
I missili anglo-francesi e i bersagli che possono colpire
In primo luogo, le armi francesi e britanniche sono meno modulabili di quelle americane. Infatti, se agli attacchi degli Atacms con raggio limitato a 80 km da impiegare contro le formazioni russo-coreane nella sacca di Kursk si aggiungesse il via libera agli attacchi con gli Scalp/Storm Shadow, il raggio d’azione di Kiev salirebbe notevolmente, dato che le varianti fornite all’Ucraina possono colpire tra i 250 e i 400 km.
Questo amplierebbe nettamente il raggio d’azione: nei mesi scorsi il Kyiv Independent ha pubblicato una lista dei desideri dei bersagli in territorio russo che l’Ucraina potrebbe colpire con munizioni occidentali includendo almeno cinque aeroporti e basi aeree (Lipets, Millerovo, Shatalovo, Yeysk, Primorsko-Akhtarsk), la base navale di Novorossiysk che ospita buona parte della flotta russa del Mar Nero e i comandi logistici di Rostov.
Pressione su Scholz ?
In secondo luogo, è possibile che l’apertura di Biden su pressione di Macron e Starmer eserciti pressioni sul cancelliere tedesco Olaf Scholz per allentare le restrizioni della Germania alla consegna all’Ucraina di un’altra arma fortemente desiderata, i missili Taurus.
Il cancelliere, come Biden, è ormai un leader uscente, e proprio sul finanziamento della guerra in Ucraina ha rotto con l’ex ministro delle Finanze Christian Lindner; ora, al G20 di Rio de Janeiro, i leader occidentali si riuniranno tutti assieme per l’ultima volta alla presenza di Biden e Scholz e, secondo le indiscrezioni, a spingere per un rafforzamento dell’allineamento pro-Ucraina è la presidente di turno del G7, ovvero la leader italiana Giorgia Meloni. Roma non ha armi a lungo raggio da offrire a Kiev, ma Meloni si è impegnata a blindare il sostegno a Volodymyr Zelensky.
L’Europa e il vuoto americano
Questo, ultimo punto, apre un grande dibattito: la capacità europea di garantire il sostegno a Kiev e la sua dipendenza dagli Stati Uniti possono essere scissi? Macron e Starmer hanno deciso, per ragioni divergenti (la volontà di proiezione europea per la Francia, il consolidamento in campo Nato per Londra) di spingere a tutto campo sull’appoggio a Kiev nonostante l’ipotesi che il cambio della guardia alla Casa Bianca e il ritorno di Donald Trump aprano a una soluzione negoziata della guerra.
L’Europa è pronta a supplire a un possibile vuoto di Washington ? C’è chi, come Macron e Starmer, giurerebbe di sì. Ma l’appoggio all’Ucraina resta ambiguo. Biden può permettersi di dire ad alta voce che gli Usa danno il via libera ai raid, Macron e Starmer possono invocarlo ma sperano che, come ha detto Zelensky, “siano i missili a parlare” per non allarmare le rispettive opinioni pubbliche e, potenzialmente, anche una Russia che da soli c’è il dubbio possano affrontare. Quel che è certo è che l’avvicinamento alla forzata pausa invernale dei combattimenti sul campo non sta certamente raffreddando la conflittualità in Ucraina che, tra escalation russa e una risposta occidentale dalle conseguenze imprevedibili, porta il Paese al terzo anniversario del conflitto tra molte incognite. E l’opzione di Trump di “far finire la guerra in 24 ore” appare sempre più complicata alla prova dei fatti.
Di Andrea Muratore. (Inside Over)