Assad, dove sei ? Gli sciiti del Libano chiedono aiuto ma la Siria non risponde

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(Roma, 23 ottobre 2024). Ormai da settimane è guerra aperta tra Israele ed Hezbollah, a dimostrarlo è stata soprattutto l’uccisione del leader indiscusso del movimento sciita libanese, Hassan Nasrallah. E in questa guerra forse gli stessi miliziani si aspettavano un altro alleato oltre l’Iran. Un alleato ancora più vicino ai confini del Libano e il cui Governo è stato tenuto in piedi anche grazie al loro aiuto. Il riferimento è alla Siria del presidente Bashar al-Assad. Ma da Damasco al momento non si sono levate voci particolarmente significative in merito a quanto sta accadendo nel Paese dei cedri.

Quel silenzio di Assad che inizia a pesare

A evidenziare il silenzio da parte del presidente siriano è stato, nei giorni scorsi, Rafiq Nasrallah. Si tratta di un omonimo dell’ex capo di Hezbollah, anch’egli sciita e anch’egli libanese. Ma è soprattutto uno dei giornalisti più influenti all’interno della sua comunità, una voce molto ascoltata dai sostenitori dei miliziani. Invitato in un talk show su una delle principali tv del Libano, Nasrallah nei giorni scorsi ha subito chiamato in causa il presidente siriano Assad.

“Il Governo di Damasco non sembra essere molto interessato alla questione – si legge nelle dichiarazioni, alludendo alla mancanza di iniziativa dopo l’uccisione di Nasrallah – ma è bene ricordare che in Siria sono morti almeno 5.400 combattenti di Hezbollah per aiutare Assad a rimanere al governo”.

Parole che indicano una certa irritazione per le mancate prese di posizione da parte della Siria: “A Damasco e ad Aleppo dovrebbero essere aperti decine di centri dove far arruolare volontari da inviare nel sud del Libano – ha proseguito il giornalista – e mi aspetterei migliaia di siriani in fila per aiutare Hezbollah”.

Se non si tratta di vero e proprio tradimento, agli occhi di Rafiq Nasrallah nel comportamento della Siria sarebbe comunque ravvisabile quanto meno una certa mancanza di riconoscenza. Le sue frasi sono state condivise molto sui social, segno di come il suo pensiero rispecchia quello di almeno una parte di opinione pubblica sciita o legata ad Hezbollah.

Perché Assad non è nelle condizioni di rispondere

A Beirut, nei quartieri sciiti bersagliati in queste settimane dall’aviazione israeliana, hanno evidentemente fiutato l’aria. Damasco non solo è rimasta in silenzio, ma probabilmente non prenderà iniziativa nemmeno in caso di ulteriore escalation. Se per alcuni opinionisti vicini ad Hezbollah tutto questo sta assumendo le sembianze di un allontanamento, per Assad invece si tratta di una scelta obbligata.

E questo almeno per due motivi. In primis, la Siria è ancora nel pieno di una guerra civile che, pur avendo perso di intensità e pur avendo da tempo registrato il recupero nelle mani di Damasco di tutte le principali città, non accenna a finire. Dunque, le proprie forze militari sono impegnate nel presidiare fronti su cui la minaccia islamista e dell’Isis non è mai calata.

In secondo luogo, il governo di Assad è fortemente ancorato alla Russia, l’alleato che dal 2015 è impegnato all’interno del Paese e che regge di fatto le sorti del sistema politico e militare siriano. Mosca, in una fase così delicata, pur non vantando con Israele la stessa intensità dei rapporti avuta negli ultimi anni, non vuole certo altre grane con il governo di Tel Aviv.

Dunque, è lecito pensare che dal Cremlino sia stata assolutamente sconsigliata ad Assad qualunque mossa, politica e non solo, volta a dare ampio sostegno ad Hezbollah. Circostanza che, nel medio periodo, potrebbe provocare alcune spaccature all’interno dell’asse sciita.

Di Mauro Indelicato. (Inside Over)