(Roma, 10 luglio 2024). Affida la sua difesa a una lettera a Charles Michel
Lui l’ha chiamata missione di pace, per i suoi partner europei è invece una dichiarazione di ostilità nei loro confronti. Il premier ungherese Viktor Orban, nei panni di presidente di turno dell’Unione europea, dopo aver incontrato Putin e Xi in viaggi a sorpresa e senza mandato comune, finisce sul banco degli imputati con un capo d’accusa pesante: quello di slealtà e sospetta violazione del principio di cooperazione con gli altri stati membri.
A Bruxelles
Orban in trasferta a Washington per il vertice Nato, la resa dei conti va in scena a Bruxelles, nella riunione del Coreper – il Comitato dei rappresentanti permanenti degli stati membri, potente cabina di regia dove si preparano le decisioni adottate dai leader. Qui l’ambasciatore ungherese è chiamato ad un « uno contro tutti »: una ventina di partner, furiosi, vogliono sapere a nome di chi e in cerca di cosa abbia agito Orban. In particolare nel faccia a faccia con il presidente russo al Cremlino, un’apertura contraria alla strategia di isolamento di Putin del Consiglio europeo.
Questione politica in primis ma con basi legali nei trattati. In caso di violazione accertata, la sanzione estrema potrebbe essere la conclusione prematura della presidenza ungherese a vantaggio della Polonia, che da calendario guiderà l’Unione da gennaio dell’anno prossimo. Ipotesi che non è sul tavolo oggi.
La difesa di Orban
In parallelo Viktor Orban affida la sua difesa a una lettera al presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, nella quale rivendica il merito di aver preparato il terreno a un’iniziativa negoziale europea e assicura di non aver avanzato nessuna proposta da parte dell’Unione a Putin. Che dal canto suo aveva comunque risposto con palese freddezza all’entusiasmo del premier magiaro.
I Patrioti d’Europa
E questo mentre il neogruppo dei Patrioti per l’Europa, creato proprio su iniziativa di Orban all’Eurocamera, sarà determinante in vista della riconferma della presidente von der Leyen che, incontrando il gruppo dei liberali oggi e accogliendo una delle loro condizioni, ha promesso che non farà nessuna alleanza strutturale con le destre, neppure con i conservatori di Ecr guidati da Meloni, complicando ulteriormente la strada verso il voto del diciotto luglio.
Di Gardenia Trezzini. (TG LA7)