(Roma, 05 luglio 2024). L’Alleanza degli Stati del Sahel è un’iniziativa militare ma anche diplomatica, che intende garantire indipendenza ai tre Paesi rispetto ad organismi regionali o internazionali
I leader militari di Mali, Burkina Faso e Niger terranno sabato prossimo il loro primo vertice congiunto dopo aver preso il potere con una serie di colpi di Stato nei rispettivi Paesi. Lo ha annunciato la giunta militare del Niger in una nota. “Il nostro Paese ospiterà sabato 6 luglio il primo vertice dei capi di Stato dell’Aes (Alleanza degli Stati del Sahel) di Burkina, Mali e Niger”, si legge nella dichiarazione letta dalla radio pubblica, secondo cui il leader della transizione nigerina Abdourahamane Tchiani ospiterà a Niamey, a partire da venerdì, Ibrahim Traore del Burkina Faso e il governatore del Mali Assimi Goita, prima del vertice che si terrà sabato. Il loro incontro si terrà alla vigilia del vertice della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Cedeao), da cui i tre Paesi hanno annunciato il loro ritiro a gennaio. L’incontro avviene dopo che a maggio i ministri degli Esteri di Burkina Faso, Mali e Niger hanno concordato a Niamey una bozza di testo per la creazione di una confederazione, che dovrebbe essere ufficializzata proprio in occasione del vertice di sabato.
Nel settembre scorso i tre Paesi – le cui giunte golpiste hanno rotto i legami con la Francia e l’Occidente posizionandosi nella sfera d’influenza russa – hanno formato l’Alleanza degli Stati del Sahel (Aes), iniziativa militare ma anche diplomatica che intende garantire indipendenza ai tre Paesi rispetto ad organismi regionali o internazionali. Successivamente i ministri degli Esteri dei tre Paesi, riuniti a Bamako, hanno dato forma compiuta a questa coalizione, dandole una dimensione politica e diplomatica. Le tre parti, si legge nel comunicato congiunto diffuso al termine della riunione, stanno lavorando all’adozione di protocolli aggiuntivi, all’istituzione di organi istituzionali e giuridici dell’Alleanza e alla “definizione delle misure politiche e del coordinamento diplomatico”. Inizialmente l’Aes è nata come un patto di difesa tra Mali, Niger e Burkina Faso, che hanno deciso di unire le loro risorse militari per combattere gruppi ribelli o jihadisti. Tuttavia, i tre Paesi intendono ora andare oltre e fondare una vera unione economica e politica che faccia da contraltare alla Cedeao che, agli occhi dei golpisti, è tuttora un’organizzazione controllata ancora dalla Francia e dai suoi alleati occidentali.
Nel novembre scorso i ministri dell’Economia e delle Finanze dei tre Paesi hanno inoltre raccomandato la creazione di un fondo di stabilizzazione e di una banca di investimento comune, nell’ottica della formazione di un’alleanza anche economico-militare che porti ad un graduale superamento del franco Cfa. Il progressivo allontanamento dei Paesi del Sahel dall’orbita occidentale ha conosciuto, poi, un passo decisivo lo scorso 28 gennaio, quando le giunte di Mali, Niger e Burkina Faso hanno annunciato l’intenzione “irrevocabile” di ritirarsi dalla Cedeao a partire dal 2025, scatenando forti preoccupazioni all’interno del blocco, di cui i tre Paesi rappresentano circa il 12 per cento del Pil ed il 16 per cento della popolazione. Nel tentativo di trattenerli, o di fare comunque un gesto conciliante nei loro confronti, a fine febbraio i vertici Cedeao hanno deciso di revocare parzialmente le sanzioni commerciali imposte a Mali, Niger e Guinea – un altro Paese guidato da una giunta militare – dopo i rispettivi colpi di Stato. La revoca delle sanzioni, però, non è stata estesa al Burkina Faso, i cui militari si sono mostrati fino ad ora meno propensi al dialogo rispetto alle giunte vicine, e il cui peso politico e territoriale è stato valutato meno incisivo rispetto a quello di Bamako e Niamey.