(Roma, 22 aprile 2024). La richiesta di dimissioni è stata accettata, ma il generale rimarrà nel ruolo fino alla nomina di un sostituto. La decisione crea forti interrogativi sullo stato di salute dell’apparato militare e di governo aprendo a eventuali altre rinunce
Aveva già annunciato le dimissioni una volta conclusa la guerra, ma il generale maggiore Aharon Haliva, al comando della direzione dell’intelligence militare israeliana da 38 anni, non è riuscito ad attendere la fine del conflitto e in una lettera ha rassegnato le sue dimissioni.
»Sabato 7 ottobre 2023 Hamas ha commesso un attacco a sorpresa mortale contro lo Stato di Israele. La divisione di intelligence sotto il mio comando non è stata all’altezza del compito che ci era stato affidato ». »Da allora porto con me quel giorno nero. Giorno dopo giorno, notte dopo notte. Porterò per sempre con me il terribile dolore della guerra », ha scritto il generale nella missiva pubblicata parzialmente dal quotidiano Ynet.
Haliva si era da subito assunto pubblicamente la responsabilità per l’accaduto, non essendo riuscito a impedire l’attacco che aveva sfondato le difese di Israele. Un attacco che aveva colto di sorpresa non solo lo Stato d’Israele, ma anche l’intera comunità internazionale, se si pensa che l’intelligence israeliana è considerata tra le più qualificate al mondo.
Secondo quanto riferito dell’Idf, il capo di Stato maggiore ha accettato la sua richiesta di dimissioni ringraziandolo per il suo servizio, ma il militare sarebbe destinato a rimanere nel ruolo fino alla nomina di un sostituto. Le sue dimissioni creano forti interrogativi sullo stato di salute militare israeliano e anche su quello del governo, con le elezioni che le opposizioni chiedono già per settembre. Proprio ora che nuovi aiuti militari arrivano dagli Stati Uniti a Israele. « Luce verde per l’aggressione » a Gaza ha rimarcato Hamas.
Quella di Haliva è la prima figura di alto livello israeliana che si dimette dal 7 ottobre. Le sue dimissioni potrebbero quindi creare le premesse affinché altri vertici della sicurezza rinuncino al loro compito. Un giorno, quel 7 ottobre, che ha cambiato per sempre la storia di Israele e dei territori occupati e inevitabilmente tutta la più vasta regione mediorientale. Furono 1.200 gli ebrei morti, perlo più civili, e circa altre 250 quelli presi in ostaggio. Le vittime della guerra che ne è seguita nella Striscia di Gaza e che va avanti da oltre 6 mesi, sono 34mila, di cui 13mila bambini.