IL G7 promette nuove armi a Kiev, focus sulla difesa aerea

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(Roma, 18 aprile 2024). Al vertice di Capri il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, chiede i sistemi Patriot e Samp/T, gli unici capaci di intercettare i missili balistici russi: « Con noi gli alleati abbiano lo stesso atteggiamento che hanno con Israele ». Tajani: « Se Kiev perde, Putin non si siede al tavolo della pace »

« Si vis pacem, para bellum », dicevano i latini. « Se vuoi la pace, prepara la guerra ». E dunque, a Capri, i ministri degli Esteri dei Grandi della Terra insistono per dare nuove armi all’Ucraina, in particolare per la difesa aerea, perché altrimenti Kiev rischia di essere sconfitta e non si convince il Cremlino ad aprire il negoziato. « Se Kiev perde, Putin non si siede al tavolo della pace », ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, aprendo i lavori della riunione che si svolge sotto la presidenza italiana. « Aiutare l’Ucraina significa lavorare per la pace. Perché solo se ci sarà equilibrio sul campo », Putin si siederà a una tavolo di trattativa.

A Capri, il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha ripetuto le richieste di Kiev, anzi ha detto che la difesa aerea è « una questione di vita o di morte ». L’Ucraina ritiene che gli Alleati dovrebbero avere con l’Ucraina lo stesso atteggiamento avuto con Israele, quando Francia, Usa e Gb lo scorso fine settimana hanno intercettato i missili iraniani. E dinanzi ai capi delle diplomazie di Usa, Canada, Giappone, Francia, Gran Bretagna e Germania, oltreché dell’Ue, Kuleba ha chiarito le richieste: « La priorità sono i Patriot statunitensi e il Samp/T, il sistema di difesa franco-italiano », « gli unici capaci di intercettare i missili balistici russi ». « Si sta valutando cosa si può dare e che disponibilità c’è », ha spiegato Tajani. « L’Italia non ha Patriot quindi non è un questione che riguarda l’Italia ».

A rilanciare l’appello di Kuleba ci ha pensato il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg: gli Stati membri devono offrire alla resistenza ucraina sistemi di difesa aerea (come ha appena fatto la Germania con un sistema Patriot) o in alternativa sostegno finanziario perché « ogni giorno di ritardo costa vite umane e altri danni causati dall’invasione russa ». In questo senso, ha ricordato che i Paesi Bassi hanno appena confermato un pacchetto di 4 miliardi di euro di aiuti militari aggiuntivi e la Danimarca ha annunciato nuovi impegni; e ha definito « un segnale incoraggiante » la decisione di Washington, dopo mesi di stallo, di discutere l’approvazione (e probabilmente votare sabato) il pacchetto di aiuti finanziari per 61 miliardi di dollari, con l’impegno del presidente americano Joe Biden a ratificarli immediatamente. A suo avviso accelerare gli aiuti all’Ucraina è « urgente » perché « ogni giorno di ritardo costa morti e danni » causati dalla Russia che preme sulle linee difensive.

« Ecco perché dobbiamo fare di più e per questo siamo qui », ha insistito Stoltenberg, che domani vedrà il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, in collegamento video al Consiglio Nato-Ucraina. Il ‘via libera’ al Congresso Usa sarebbe effettivamente « un segnale » incoraggiante per la pace, gli ha fatto eco Tajani. Nell’incontro con Kuleba, anche il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha insistito sull' »urgenza » che la Camera dei Rappresentanti, che è dominata dall’opposizione repubblicana, approvi il nuovo pacchetto di aiuti. « In questo momento, è urgente che tutti gli amici e i sostenitori dell’Ucraina facciano il massimo sforzo per continuare a fornire a Kiev ciò di cui ha bisogno per difendersi ».

Il premier ucraino Denys Shmyhal, oggi ha addirittura evocato il rischio della « Terza guerra mondiale »: « Abbiamo bisogno di questi soldi ieri… Non domani, non oggi ». Il capo della diplomazia Ue, Josep Borrell, ha detto ai Paesi europei che occorre « sostenere l’Ucraina più velocemente e meglio » perché la Russia continua a colpire città e infrastrutture elettriche e il Paese rischia il black-out: « Abbiamo i Patriot, abbiamo i sistemi antimissili non possono rimanere nei magazzini »; e i Paesi europei « non possono contare solo sugli Stati Uniti, ma devono assumersi le loro responsabilità.

(AGI)