(Roma, Parigi, 06 aprile 2024). Da questa mattina tutti i quotidiani aprono con le notizie relative all’Iran e, soprattutto, alla decisione trapelata da Teheran di un via libera all’attacco contro Israele. Fino a ieri, i temi politici e gli aggiornamenti da Gaza erano gli argomenti che andavano per la maggiore: adesso, molto probabilmente, lo Stato ebraico si sta rendendo conto di essere molto vicino a un attacco proveniente dalla Repubblica Islamica.
Secondo i principali analisti del Paese, la questione non è sul “se” ma sul dove e in che modo l’Iran colpirà gli obiettivi israeliani più sensibili. Il conto alla rovescia relativo a un raid iraniano è iniziato subito dopo l’attacco di Israele sul consolato di Teheran a Damasco: poche ore dopo lo strike, le autorità hanno messo in guardia la popolazione, allertando anche tutte le forze di sicurezza, i riservisti e il personale medico dei principali ospedali del Paese.
La domanda principale: dove colpirà l’Iran ?
Assodato quindi che Teheran ha deciso di rispondere all’attacco su Damasco, il quesito più importante riguarda sul dove le forze iraniane colpiranno Israele. Se cioè all’interno del territorio dello Stato ebraico oppure, al contrario, concentrando gli sforzi su obiettivi sensibili all’estero. A partire dalle ambasciate: da ieri, 27 rappresentanze diplomatiche israeliane all’estero risultano chiuse, inclusa quella di Roma. In tutte le altre, vige comunque lo stato di massima allerta. Secondo l’intelligence, è possibile pensare che gli iraniani, nell’ottica di rispondere colpo su colpo agli attacchi, vorranno colpire alcune delle ambasciate più importanti di Israele.
Ma, con il passare delle ore, a farsi largo è stata un’altra ipotesi: quella cioè di un raid all’interno del territorio israeliano. Fonti Usa citate dai media d’oltreoceano, sono sempre più convinti che Teheran colpirà direttamente Israele. E lo farà inviando sopra lo spazio aereo israeliano veri e propri “sciami” di droni capaci di sfuggire alla contraerea. Successivamente, potrebbero essere quindi lanciati missili contro obiettivi valutati come sensibili.
Questa ipotesi implica anche la risposta a un altro importante quesito: non sarà cioè uno degli alleati regionali dell’Iran a colpire, bensì le stesse forse di sicurezza iraniane. Con attacchi che dunque potrebbero partire direttamente dal territorio iraniano.
La posizione degli USA
Dal pomeriggio di venerdì, si rincorrono anche voci su possibili contatti tra iraniani e statunitensi. In particolare, fonti diplomatiche ad alcuni media Usa hanno rivelato un messaggio scritto proveniente da Teheran e avente come destinataria la Casa Bianca. La lettera, recapitata per il tramite dell’ambasciata svizzera a Washington, conterrebbe la richiesta iraniana di non essere coinvolti nell’attacco contro Israele. Inoltre, l’Iran avrebbe rassicurato gli Usa sul fatto che, durante il raid, non sarebbero stati presi di mira obiettivi statunitensi nella regione.
Dall’Iran è una nota della presidenza girata dai media locali in tarda serata a confermare parzialmente questa ricostruzione: “La Repubblica islamica ha avvertito gli Stati Uniti di non cadere nella trappola di Netanyahu e di farsi da parte per non essere colpiti”, si legge nel comunicato. Una dichiarazione che potrebbe essere letta come un’ulteriore rassicurazione verso Washington a patto di non assecondare eventuali richieste israeliane durante i raid. Intanto, proprio da venerdì sera tutte le forze Usa presenti in medio oriente sono state messe anch’esse in stato di allerta: alla Casa Bianca si monitorerà, passo dopo passo, la situazione.
Il rischio escalation
Ieri il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, ha visitato una base dell’aeronautica: “Stato di allerta – ha dichiarato a tutti i soldati e i piloti presenti – non vuol dire panico. Il nostro nemico è stato attaccato duramente e ora vorrà rispondere. Noi dobbiamo tenerci pronti”. Un discorso, quello del rappresentante dell’esecutivo di Netanyahu, volto a tenere alto il morale delle forze israeliane e a dare chiare indicazioni su quello che è lo scenario che si profila.
Quando partirà l’attacco iraniano, Israele attuerà ovviamente una manovra difensiva. Ma, ed è questo un altro quesito, cosa accadrà subito dopo i raid? Fonti Cia nei giorni scorsi hanno portato avanti l’ipotesi di attacchi iraniani volti a non creare molto danno e, conseguentemente, a evitare una reazione israeliana. Ma se Netanyahu dovesse propendere per una controrisposta nei confronti di Teheran, il rischio escalation è molto elevato. E questo spiega perché le forze Usa nella regione sono in stato di massima allerta.
Di Mauro Indelicato. (Inside Over)