Giorgia Meloni in Libano: ecco cosa fa il contingente italiano di 1.300 militari

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(Roma, 27 marzo 2024). L’Italia partecipa a Unifil, che tra i compiti ha quello di mantenere un’area cuscinetto con Israele, e a Mibil, che si occupa di addestrare le forze di sicurezza libanesi

La premier Giorgia Meloni è giunta all’aeroporto internazionale Rafic Hariri di Beirut. È stata accolta dal Primo Ministro della Repubblica libanese, Najib ’Azmi Miqãti, e dall’Ambasciatrice d’Italia in Libano, Nicoletta Bombardiere. Focus della cena che avrà con il primo ministro al palazzo presidenziale, naturalmente, la crisi in Medio Oriente, con la ferma volontà dell’Italia di continuare a contribuire alla sicurezza e alla stabilità del paese dei cedri in un frangente estremamente delicato, con il rischio tangibile di un allargamento del conflitto che avrebbe conseguenze incalcolabili per l’intera area. Nel bilaterale con il primo ministro, Meloni porterà la concreta vicinanza italiana al Libano, stato con cui Roma intrattiene storicamente rapporti solidi.

La premier ha ribadito «la volontà dell’Italia di continuare a contribuire alla sicurezza e alla stabilità del Libano, in particolare in questo momento storico». Con «messaggio chiaro – spiega Palazzo Chigi – sulla necessità di evitare ogni rischio di escalation lungo il confine con Israele», fra i gruppi Hezbollah e l’esercito israeliano.

Meloni giunge in un Paese da cinque anni travolto dalla peggiore crisi economica della sua storia e da sei mesi intrappolato da una sempre più devastante guerra di logoramento tra Hezbollah e Israele. Il governo Miqati è composto da ministri di Hezbollah. E il parlamento è dominato da una coalizione di maggioranza dove il Partito di Dio e i suoi alleati hanno comunque la maggioranza.

Giovedì 28 marzo, il presidente del Consiglio sarà invece nella base di Shama per visitare i contingenti militari italiani che operano nel teatro operativo libanese in ambito Onu (Unifil) e in ambito bilaterale (Mibil). In tutto sono oltre 1.300 i militari italiani coinvolti nel Paese del Medio Oriente.

«Vorrei segnalare l’esempio del Libano, ove il nostro contingente per il 2024 è sostanzialmente analogo agli anni precedenti – ha ricordato il Capo di Stato Maggiore della Difesa Giuseppe Cavo Dragone , intervenuto nelle ultime ore in audizione davanti alle commissioni riunte Esteri e Difesa – . Anche in questo caso, stiamo operando per supportare una più efficace implementazione della risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza, come testimoniato dalla iniziativa che, sotto l’egida del Signor Ministro della Difesa, ho personalmente portato avanti, invitando a Roma, lo scorso 1 marzo, i miei omologhi di Regno Unito, Francia, Germania e Spagna, unitamente al Comandante delle Forze Armate Libanesi, che dovranno necessariamente assumere un ruolo più profilato per favorire la stabilizzazione del confine israelo-libanese».

Nell’area cuscinetto tra Libano e Israele

Ecco, nel dettaglio, le caratteristiche delle due missioni. La prima, Unifil : riconfigurata dalla risoluzione 1701 del 2006, ha diversi compiti. I militari coinvolti devono agevolare il dispiegamento efficace e durevole delle Forze armate libanesi nel sud del Libano fino al confine con lo Stato di Israele, fornendo loro assistenza nella stabilizzazione delle aree di confine, per garantire il rispetto della “Blue Line” (la Linea Blu copre il confine israelo-libanese e una sua estensione quello libanese-alture del Golan) e il mantenimento di un’area cuscinetto tra i due Paesi. Devono contribuire alla creazione di condizioni di pace e sicurezza; proteggere il personale, le strutture, gli impianti e le attrezzature delle Nazioni Unite. E ancora: proteggere i civili sotto minaccia imminente (fatta salva la responsabilità del governo del Libano). Infine, la missione deve assistere il governo libanese nel controllo delle linee di confine, per prevenire il traffico illegale di armi. Dall’inizio della seconda fase della missione (agosto 2006), il comandante è stato per quattro volte un generale italiano. In particolare, Claudio Graziano ha ricoperto la carica per quasi tre anni, dal 2 febbraio 2007 al 28 gennaio 2010. Dal 28 gennaio del 2012 a capo della missione è stato Paolo Serra, fino al 24 luglio 2014 quando è subentrato nella carica nella carica il generale Portolano (fino al 20 luglio 2016). Dal 7 agosto 2018 al 28 febbraio 2022 l’Italia ha ricoperto nuovamente l’incarico con il generale Stefano Del Col. Attualmente il comando è affidato a un generale spagnolo. La consistenza massima del contingente nazionale impiegato è fisata in 1292 persone (erano 1.169 nel 2023). Si prevede l’impiego di 375 mezzi terrestri (erano 388 nel 2023), sette mezzi aerei e un mezzo navale (come lo scorso anno). Il fabbisogno finanziario, per il 2024, è stimato in oltre 160 milioni di euro (era di oltre 149 milioni nel 2023).

La missione di addestramento delle forze di sicurezza libanesi

La seconda missione è Mibil. Si tratta di una missione bilaterale di addestramento delle forze di sicurezza libanesi. Nel 2024 la consistenza massima del contingente nazionale impiegato nella missione è fissata a 105 persone (erano 190 nel 2023), e include (come lo scorso anno) lo schieramento di un team per la protezione cibernetica delle reti non classificate. Per il 2024 non è previsto l’impiego di mezzi aerei e navali (che erano invece presenti, in un’una unità ciascuno, nel 2023). Il fabbisogno finanziario per il 2024 è stimato in circa 8 milioni di euro, di cui due esigibili nel 2025 (era di oltre 11 milioni e 800mila euro nel 2023).

Di Andrea Carli. (Il Sole 24 Ore)