(Roma, 28 febbraio 2024). Un gruppo di dissidenti bielorussi che opera dalla Polonia ha affermato di stare pianificando un golpe contro il presidente Alexander Lukashenko, da mettere in atto quando verrà ritenuto opportuno
L’ombra di un fantomatico colpo di Stato si allunga sulla Bielorussia. Almeno questo è quello che sostengono vari media europei, secondo i quali un gruppo di dissidenti bielorussi starebbe pianificando un golpe contro il presidente del Paese, Alexander Lukashenko, da mettere in atto quando verrà ritenuto opportuno. Resta da capire se la notizia abbia dietro di sé fondamenta concrete o se, al contrario, sia soltanto un’indiscrezione diffusa soltanto per fare pressione sulla leadership della nazione.
I dissidenti e l’ombra del golpe in Bielorussia
Secondo il sito Politico un gruppo di resistenza partigiana denominato BYPOL – che opera dalla Polonia – avrebbe addestrato ufficiali e sabotato attivamente il Cremlino nella sua guerra contro l’Ucraina, il tutto in preparazione di un fantomatico colpo di Stato contro Minsk. « Abbiamo elaborato un piano e lo metteremo in atto al momento giusto », ha detto l’ex ufficiale bielorusso Aliaksandr Azarau ai media belgi VRT.
A detta di Azarau, per garantire la sconfitta del presidente russo Vladimir Putin in Ucraina è necessario indebolire il governo guidato da Lukashenko. « Senza Putin non c’è Lukashenko », ha detto. « Se l’Ucraina riesce a lanciare un’offensiva di successo, Putin non avrà più tempo per la Bielorussia », ha quindi aggiunto.
Azarau ha affermato che il gruppo ha commesso atti di sabotaggio contro la Russia nel tentativo di assistere Kiev nella guerra, attaccando aerei russi, danneggiando ferrovie e addestrando volontari bielorussi che combattono a fianco delle forze ucraine. Nel febbraio 2023, il gruppo ha rivendicato la responsabilità di un attacco di droni che ha gravemente danneggiato un aereo militare russo vicino a Minsk.
Lukashenko nel mirino
Azarau, un ex funzionario dei servizi di sicurezza bielorussi, ha dichiarato di essersi dimesso dal suo lavoro dopo aver « assistito alla frode elettorale nelle elezioni presidenziali del 2020 e alla pesante repressione delle proteste che ne sono seguite ». È fuggito in Ucraina e infine in Polonia, da dove dirige BYPOL. Il 15 febbraio, un tribunale bielorusso ha condannato Azarau in contumacia insieme ad altri cinque ex agenti delle forze dell’ordine per « incitamento all’odio sociale, complotto per prendere il potere con la forza e creazione di un gruppo estremista ». Azarau ha ricevuto la condanna più dura: 25 anni di prigione e una pesante multa di circa 123.500 dollari.
Lukashenko, che governa la Bielorussia dal 1994, ha recentemente confermato che si candiderà nuovamente alla presidenza nel 2025. Lo scorso 25 febbraio ha votato alle elezioni politiche e amministrative nel Paese e, parlando con i giornalisti, è stato emblematico: « Dite », ha affermato riferendosi opposizioni, « che mi candiderò. E più difficile sarà la situazione, più attivamente disturberanno la nostra società, più stresseranno voi, me e la società, e prima mi candiderò a queste elezioni ».
Stretto alleato di Putin, il leader di Minsk è stato al fianco del presidente russo – che considera un « fratello maggiore » – durante la offensiva di quest’ultimo in Ucraina. Ha permesso inoltre al capo del Cremlino di posizionare armi nucleari tattiche sul suo territorio. Gli Stati occidentali hanno condannato il coinvolgimento della Bielorussia nella guerra contro l’Ucraina, e il Parlamento europeo ha definito Lukashenko « un complice » di quanto accaduto.
Di Federico Giuliani. (Il Giornale)