«Autorizzate ad aprire il fuoco». Navi italiane nel Mar Rosso: come e quali saranno schierate

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(Roma, Parigi, 23 gennaio 2024). Antonio Tajani, dopo la riunione con gli omologhi europei, è tornato sulla possibile missione Ue dinnanzi le coste dello Yemen: « Le navi saranno autorizzate ad aprire il fuoco solo per difesa »

La missione Aspides si farà. Questo è il primo dato emerso dalla riunione dei ministri degli Esteri dell’Ue. Occorrerà adesso chiarire modalità e tempistiche, su cui le trattative tra i Paesi comunitari sono state già avviate. A differenza delle precedenti operazioni navali svolte a largo dello Yemen, questa volta le navi saranno autorizzate a sparare. Tajani, subito dopo l’incontro con gli altri 26 colleghi europei, ha però tenuto a ribadire un punto. « Le navi – ha dichiarato – saranno autorizzate ad aprire il fuoco solo per difesa ».

I punti più importanti della missione UE

Da Bruxelles tutti i ministri degli Esteri sono usciti dalla riunione delle scorse ore con una specifica certezza: occorre difendere il tratto di mare che garantisce alle navi commerciali di arrivare al Canale di Suez. Una base che è servita poi a certificare il via libera alla missione Aspides. L’operazione sarà navale e avrà una natura difensiva. Questo significa che non ci saranno incursioni aeree o missilistiche all’interno del territorio dello Yemen. A meno che però non arrivino minacce da lì.

Si tratta di un punto importante che differenzia la missione Ue da quella di Usa e Gran Bretagna. Washington e Londra nelle scorse ore hanno portato a termine l’ottavo raid contro le basi degli Houthi, la milizia sciita filo iraniana che controlla parte dello Yemen e che lancia missili contro le navi commerciali che transitano dal Mar Rosso verso il Mediterraneo. L’obiettivo degli anglo-americani è quello di ridimensionare la capacità operativa degli Houthi di attaccare le navi.

Al contrario, l’operazione Aspides servirà a proteggere le navi. Lo ha ribadito nelle scorse ore per l’appunto anche lo stesso Antonio Tajani. I mezzi militari inviati nell’area, saranno autorizzati a sparare solo in caso di minaccia. E quindi quando un missile Houthi è diretto verso una nave commerciale o verso una delle navi militari dei Paesi Ue. In poche parole, la missione ha come obiettivo principale quello di creare un vero e proprio « schermo » in grado di garantire la sicurezza della navigazione. Neutralizzando così le minacce dei miliziani yemeniti di bloccare il traffico commerciale internazionale.

Intesa trovata tra i 27

Ci sono poi altri punti da chiarire. Ma, come ha dichiarato l’alto rappresentante per la politica estera Ue, Josep Borrell, se ne riparlerà a breve. L’ultima riunione è servita in primo luogo a incassare il via libera dei governi dell’Unione europea alla missione. L’intesa è stata unanime e quindi il dato certo è che Aspides a breve prenderà il via. Tre i Paesi maggiormente coinvolti: Italia, Francia e Germania.

Le trattative riguardano ora le modalità e i tempi per partire. Nessuno a Bruxelles si è voluto sbilanciare, anche se sembra essere opinione diffusa la necessità di partire il prima possibile. Del resto, i danni all’economia a breve saranno tangibili: con la rotta del canale di Suez ridimensionata, il rischio è di assistere nuovamente al rialzo dei prezzi e al parziale blocco del traffico commerciale. Come avvenuto ad esempio durante l’era del Covid.

Le navi che potrebbe mettere in campo l’Italia

Ancora dunque è presto per conoscere i dettagli operativi, ma qualcosa sta emergendo. Si parla di almeno tre navi che saranno inviate per garantire l’operatività della missione. Una sarà della Francia e una dell’Italia, l’altra forse di un altro Paese Ue che non sia la Germania. Berlino infatti dovrebbe avere compiti di mero supporto.

A Roma, all’interno della sede del ministero della Difesa, si sta valutando quale nave utilizzare a largo dello Yemen. Nell’area in questione è presente oggi la fregata Martinengo, tuttavia la nave a breve si sposterà più a sud per partecipare alle operazioni anti pirateria nelle acque antistanti la Somalia. Due quindi le navi in lizza: da un lato, secondo Il Messaggero, la Marceglia e dall’altro invece la Bergamini. Quest’ultima, considerata una delle più avanzate al mondo pur non essendo la meno recente in dotazione alla nostra marina, dovrebbe essere in effetti la prescelta per dirigersi verso lo Yemen.

La Bergamini infatti ha da poco partecipato alle esercitazioni congiunte tra statunitensi ed europei nell’area indo-pacifica, ma soprattutto è l’unica da cui è possibile far partire i droni del progetto ScanEagle. Un’arma in più in grado di neutralizzare le minacce degli Houthi.

Di Mauro Indelicato. (Il Giornale)