(Roma, 24.11.2023). Giorno numero 49. Dalle 7.00 (le 6.00 in Italia) è entrata in vigore la pausa, ma nella notte sono continuati raid e lanci di razzi. Alle 16 il rilascio dei primi ostaggi
Nel 49esimo giorno di guerra tra Israele e Hamas, il conflitto è stato provvisoriamente congelato grazie a un accordo mediato da Egitto, Qatar e Stati Uniti. La pausa nei combattimenti è scattata alle 7.00 (le 6.00 in Italia), ma nella notte le Idf hanno continuato le loro operazioni militari nella Striscia di Gaza, mentre nei territori israeliani sono risuonate le sirene di allarme. Nei kibbutz di confine il sistema Iron Dome ha intercettato un razzo partito dopo l’inizio della tregua. L’organizzazione che controlla la Striscia rilascerà una decina di ostaggi al giorno al valico di Rafah in cambio di 50 prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane. I primi 13, donne e minori appartenenti alle stesse famiglie, saranno liberati alle 16.00. In totale, 33 donne, 123 adolescenti sotto i 18 anni e 144 giovani sui 18 anni. Tra questi detenuti 49 sono membri di Hamas, 28 della Jihad islamica, 60 del movimento Fatah del presidente palestinese Mahmoud Abbas e 17 del Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp).
Leader Hamas: « Tregua nostra vittoria »
« Il cessate il fuoco è una vittoria politica ottenuta come risultato del successo delle forze di resistenza sul terreno. Il nostro nemico ha ucciso donne, bambini e altri civili e ha distrutto le loro case, ma non è mai riuscito a raggiungere i suoi obiettivi ». È questo il primo commento del leader di Hamas, Ismail Haniyeh dopo un incontro con il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian a Doha. Posizione ribadita anche dall’alto funzionario di Teheran, convinto che « l’obiettivo dell’attacco di Israele a Gaza era quello di distruggere Hamas, ma dopo più di un mese di azioni militari aggressive, Israele e gli Stati Uniti non sono ancora riusciti a farcela e hanno dovuto negoziare con Hamas un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi ».
Al via la scarcerazione dei prigionieri palestinesi
Il servizio carcerario israeliano ha dato l’ok alla scarcerazione dei detenuti che lasceranno le galere israeliane nell’ambito dell’accordo sullo scambio con gli ostaggi trattenuti a Gaza. I prigionieri si sposteranno dal carcere di Ofer verso il checkpoint di Beituniya, in Cisgiordania.
Israele ai palestinesi: « Non tornate a nord »
Le Israel Defense Forces hanno sconsigliato ai palestinesi fuggiti a sud di risalire la Striscia di Gaza verso nord, nonostante la tregua che dovrebbe durare almeno fino a lunedì. « La guerra non è ancora terminata – avverte il portavoce militare in arabo di Tsahal Avichay Adraee – la pausa umanitaria è temporanea. La zona nord resta un’area di guerra. È molto pericolosa, non andate verso nord. Resta permesso invece il transito da nord verso sud, sulla arteria Sallah a-Din. Gli spostamenti verso nord sono vietati e pericolosi ». Secondo gli ultimi dati dell’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi, il numero di sfollati a Gaza dall’inizio della guerra è arrivato a 1.7 milioni, di cui 884mila al riparo nelle strutture delle Nazioni Unite.
Centinaia di persone al valico di Rafah
Una massa di civili si sta raccogliendo al valico di Rafah, sia dalla parte egiziana sia in quella palestinese. Sono centinaia gli stranieri e gli egiziani rimasti bloccati che chiedono di attraversare il confine per entrare in Egitto, mentre dall’altro lato non mancano i palestinesi desiderosi di tornare a Gaza dal Sinai. Nel frattempo, come da accordi, stanno transitando i convogli umanitari.
Distrutto un tunnel di Hamas
L’esercito israeliano ha fatto esplodere stamattina, prima dell’inizio della tregua, un lungo tunnel scavato sotto all’ospedale Shifa di Gaza. Lo ha riferito la radio militare. Secondo un portavoce dell’esercito, Hamas aveva allestito sotto al nosocomio « un centro nevralgico per lo svolgimento di attività terroristiche ». Ieri lì i militari israeliani hanno arrestato il direttore dell’ospedale Shifa, Mohammad Abu-Salmiya.
Colpiti siti di Hezbollah in Libano
Ieri sera le forze armate di Tel Aviv hanno colpito alcuni siti di Hezbollah in Libano. A finire nel mirino delle truppe israeliane una postazione di lancio utilizzata dai guerriglieri libanesi per sparare missili contro lo Stato ebraico. Il « Partito di Dio » armato non è ufficialmente in guerra con Israele, ma si è reso protagonista di diverse schermaglie alla frontiera meridionale del Libano.
Croce rossa e Mezzaluna rossa coinvolte nel trasferimento degli ostaggi
La Croce rossa e la Mezzaluna rossa hanno annunciato che parteciperanno al trasferimento degli ostaggi tenuti da Hamas a Gaza in Israele. Lo hanno riferito i media. Secondo l’annuncio, gli ostaggi varcheranno il confine con l’Egitto attraverso il valico di Rafah nel sud della Striscia e poi passeranno in Israele con l’assistenza dei due operatori umanitari. Inoltre, l’esercito israeliano sta distribuendo un manuale ai suoi soldati con tutte le indicazioni sui comportamenti da assumere e le frasi da usare quando gli verranno consegnati gli ostaggi.
Ricevuta la lista dei nomi degli ostaggi
Un funzionario del governo egiziano, citato dal Wall Street Journal, avrebbe confermato di aver ricevuto l’elenco con i nomi dei primi 13 ostaggi che saranno liberati da Hamas. Il negoziato con Israele tuttavia non starebbe proseguendo con serenità. Il quotidiano americano riferisce infatti di uno scambio di offerte rispedite al mittente: Hamas avrebbe chiesto le identità dei detenuti palestinesi per informare i loro familiari, ma il governo israeliano avrebbe rifiutato. L’ufficio del primo ministro israeliano ha affermato di aver ricevuto una lista preliminare degli ostaggi che dovrebbero essere rilasciati venerdì.
Esercito israeliano: « Ospedale usato per i tunnel »
« Non solo Hamas ha sfruttato l’elettricità e le risorse dell’ospedale per costruire e sostenere una vasta rete di tunnel terroristici sotto di esso, ma i suoi terroristi vi hanno anche cercato rifugio subito dopo aver commesso il massacro del 7 ottobre, portando con sé ostaggi israeliani ». Lo scrivono le Israel Defense Forces sui social, illustrando le motivazioni dietro all’arresto del direttore dell’ospedale di al Shifa. Non sono state tuttavia fornite ancora prove inconfutabili di queste accuse, né è stato possibile verificarlo.
Di Gianluca Lo Nostro. (Il Giornale)