La tregua, il destino degli ostaggi e l’altolà di Netanyahu: cosa succede tra Israele e Hamas

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(Roma, Parigi, 21.11.2023). Prosegue l’offensiva israeliana a Jabalia, nel nord della Striscia. Ma si avvicina una tregua nel conflitto per arrivare alla liberazione degli ostaggi. Netanyahu parla di di accordo giusto, ma avverte che la guerra non è finita

Si combatte ancora tra Israele e Hamas. Le forze di terra delle Idf avanzano nella Striscia, concentrandosi nella zona del campo profughi di Jabalia. Al confine con il Libano, continua lo scambio a distanza tra mortai degli Hezbollah e artiglieria israeliana. Ma le vere novità arrivano dal fronte diplomatico. Israele e Hamas, avrebbero infatti trovato un’intesa per il rilascio di una parte degli ostaggi e che questo accordo sarebbe collegato a un breve cessate il fuoco.

L’accordo sugli ostaggi è « una decisione difficile ma è una decisione giusta », ha detto il premier israeliano, intervenendo dopo un incontro con il suo gabinetto di guerra. Parlando ai ministri del governo Netanyahu ha aggiunto che il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha contribuito a « migliorare il quadro dell’accordo presentato davanti a voi… per includere più ostaggi a un prezzo inferiore ». Netanyahu ha anche promesso di continuare la guerra contro Hamas: « All’esterno si parla insensatamente del fatto che dopo aver restituito i nostri rapiti fermeremo la guerra », ha detto il premier israeliano prima dell’atteso voto del governo. « Ma voglio chiarire che siamo in guerra, continueremo a essere in guerra, continueremo a essere in guerra finché non raggiungeremo tutti i nostri obiettivi. Distruggeremo Hamas ». Oltre a questa premessa Netanyahu ha aggiunto che il negoziato per gli ostaggi è un decisione giusta.

I punti della tregua

L’accordo per la liberazione degli ostaggi potrebbe essere molto articolato, scrive Haaretz. Secondo il quotidiano israeliano verrebbero liberati 10 israeliani per ogni giorno di cessate il fuoco. Stando all’intesa dovrebbe esserci uno scambio che include il rilascio di 50 ostaggi israeliani (30 bambini, 8 madri e altre 12 donne) in cambio di 150 detenuti palestinesi. Secondo l’intesa dovrebbero rimanere esclusi i condannati per omicidio

La fonte sentita da Haaretz ha confermato che la tregua dovrebbe durare 4-5 giorni e dovrebbe scattare tra giovedì e venerdì, durante il cessate il fuoco le truppe resteranno nel nord di Gaza. L’accordo – che ha trovato il via libera di esercito, Mossad e Shin Bet – riguarda gli ostaggi israeliani, mentre i cittadini stranieri dovrebbero essere rilasciati in base ad accordi con i rispettivi Paesi. Dubbi e malumori sono arrivati dall’ultradestra israeliana – in particolare i ministri Itamar Ben Gvir di Potere ebraico e Bezalel Smotrich di Sionismo religioso che hanno parlato di tregua come « grave errore ».

La stessa fonte sentita da Haarez ha anche spiegato che in base all’intesa mediata dal Qatar, Hamas dovrebbe impegnarsi a « localizzare gli altri ostaggi che sono in mano a diverse gruppi » a partire dalla Jihad islamica. Durante la tregua Tel Aviv non permetterà agli sfollati di tornare verso nord. Durante la tregua Israele fermerà il volo dei droni sulla Striscia come richiesto da Hamas.

Ucciso il nipote del leader di Hamas

Nel corso della giornata i media israeliani hanno rilanciato la notizia che Jamal Muhammad Haniyeh, il nipote più grande del leader di Hamas Ismail Haniyeh (che oggi vive in Qatar) è stato ucciso in un attacco aereo delle Idf nella Striscia di Gaza. Di recente anche l’altra nipote di Haniyeh, Roaa Hamam, e morta in uno dei raid di Israele.

Israele: « Abitanti di zone vicino Gaza possono tornare a casa »

I militari israeliani hanno dato il via libera agli abitanti degli insediamenti entro sette chilometri dalla Strisica, evacuati dopo gli attacchi di sabato 7 ottobre, per tornarare nelle loro case. In molti avevano lasciato la zona di loro iniziativa. In totale, sono state 250mila le persone che hanno abbandoato le regioni più a rischio del Paese per spostarsi lontani dalle aree più soggette agli scontri tra le Idf e i terroristi di Hamas

Israele: « Jabalia accerchiata, colpiamo obiettivi Hamas »

Le Idf hanno comunicato di aver completamente accerchiato il campo profughi di Jabalia, uno dei capisaldi dei terroristi nella Striscia. I soldati israeliani hanno riferito di aver eliminato decine di miliziani e di aver distrutto 250 obiettivi dell’organizzazione palestinese, compresi diversi tunnel.

Colpiti obiettivi in Libano. Morti due giornalisti e un civile

L’esercito israeliano ha riferito di aver colpito « tre cellule terroristiche armate » vicino alla zona di confine con il Libano. L’aviazione, inoltre, ha comunicato di aver distrutto anche infrastrutture militari e compound predisposti per dirigere le attività terroristiche di Hezbollah. Le milizie filo-iraniani hanno risposto sparando colpi di mortaio contro le postazioni delle Idf.

L’agenzia libanese NNA, inoltre, ha riferito che in un raid israeliano sono morti due giornalisti e un civile. L’attacco aereo è avvenuto tra Tayr Harfa e Jebbin, nel settore occidentale della linea del fronte tra Hezbollah e lo Stato ebraico.

In un attacco dello Stato ebraico con un drone sarebbero stati uccisi anche quattro membri delle brigate al-Qassam di Hamas stanziati in Libano. Il gruppo viaggiava a bordo di un’auto, colpita su una strada secondaria tra Al Shàitiya e Al Qaliliyya, nel distretto di Tiro. Una delle vittime sarebbe Khalil Kharraz, vice comandante del braccio armato dei terroristi palestinesi nel Paese dei Cedri.

Il Regno Unito invia mille militari in Medio Oriente

Il viceministro britannico James Heappey, numero due della Difesa, ha annunciato l’invio di mille militari in Medio Oriente. I soldati di Sua Maestà saranno dislocati Tel Aviv, Beirut e in Giordania, per aiutare nella difesa dei cittadini britannici nella regione. Il Guardian ha riportato le dichiarazioni di fonti informate, secondo cui questi uomini non sono militari pronti al combattimento, ma ufficiali di collegamento con Idf che dovranno elaborare piani di evacuazione e di emergenza qualora il conflitto in corso nella Striscia di Gaza si allarghi nella regione e coinvolga gli Hezbollah e l’Iran.

Egitto: « Risponderemo a sfollamento forzato dei palestinesi »

Durante la riunione plenaria della Camera dei rappresentanti al Cairo, il primo ministro egiziano Mustafa Madbulya ha affermato che « ciò che Israele sta commettendo in Palestina rappresenta una minaccia alla sicurezza egiziana, qualsiasi spostamento forzato della popolazione della Striscia di Gaza rappresenta un chiara minaccia per lo Stato egiziano ». Il premier ha sottolineato che « l’Egitto non esiterà a utilizzare tutte le misure per garantire la protezione e la preservazione dei suoi confini ».

Iran: « Presto medici e infermieri a Gaza »

Il ministro della Sanità iraniano Bahram Eynollahi ha comunicato che Teheran è pronta ad inviare personale medico e infermieri nella Striscia di Gaza. « Abbiamo preso le disposizioni necessarie a questo riguardo », sono le parole del ministro riportate dai media della Repubblica islamica.

Riad: « Stop armi a Israele »

Il principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman, parlando all’assemblea straordinaria dei Brics, ha nuovamente chiesto « a tutti i Paesi di fermare le esportazioni di armi verso Israele, e anche l’immediata sospensione delle operazioni militari e l’apertura di corridoi umanitari per aiutare i civili nella Striscia di Gaza ».

Di Filippo Jacopo Carpani, Alberto Bellotto. (Il Giornale)