(Roma, 08.11.2023). Kiryat Shmona, città nell’ultimo lembo di terra israeliana a nord, tra il Libano e le alture del Golan. È continuo bersaglio dei razzi che Hezbollah lancia per tenere alta la tensione del fronte settentrionale. E da parte israeliana, la risposta al fuoco è altrettanto costante. All’inizio di questa nuova guerra, alle comunità del nord è stato chiesto di lasciare città e villaggi. Troppo pericoloso rimanere sotto il fuoco incrociato. Dei quasi 25.000 ne erano rimasti circa 3000. Uno di loro, un uomo di 55 anni, è morto due giorni fa per le conseguenze del lancio di un missile anticarro sparato dall’altra parte della linea di demarcazione. Le autorità comunali lo hanno fatto sapere oggi. Appena lunedì, ai pochi rimasti era arrivato da Tel Aviv un altro invito a lasciare Kiryat Shmona il prima possibile.
Due soldati israeliani uccisi a Dovev
Lo stesso tipo di missile ha ferito, oggi, due soldati israeliani, che si trovavano nella zona di Dovev nel corso di un’altra giornata di fuoco tra le due parti. È una zona ad alto tasso di rischio anche nel sud del Libano, dove hanno già perso la vita due pastori e la madre e le tre figlie di un reporter libanese.
Morto un altro giornalista libanese
Dalla parte israeliana, un altro giornalista libanese è rimasto ucciso nei primi giorni del conflitto nel mezzo, lungo la blu line tracciata con la mediazione dell’Unifil, ci sono anche le basi dei caschi blu dove stazionano oltre mille militari italiani. Una di queste, la più vicina alla costa, è stata più volte colpita dal fuoco incrociato senza gravi conseguenze.
I piani dei Hezbollah
Hezbollah mira con questi lanci a tenere alta la tensione, confermare la propria presenza in scena e impegnare forze israeliane lontano da Gaza anche se dopo il tanto atteso discorso di Nasrallah la scorsa settimana si è visto che per ora, eccetto le minacce agli stati uniti, una vera entrata in guerra da parte del partito di Dio non è prevista.
Di Paola Mascioli. (TG LA7)