(Roma, 15.10.2023). «Jihad» torna nuovamente a essere il grido di morte e vendetta da parte di Al Qaeda. Con il suo supporto, Hamas fa quadrato nel mondo del terrorismo islamista
Jihad, la parola araba che l’Occidente ha imparato a conoscere negli ultimi vent’anni (mal tradotta in « guerra santa »), torna a essere grido di guerra e di morte, questa volta in Palestina. Nel frattempo, Hamas, grazie al suo attacco a Israele di sabato scorso, sembra essere riuscita a fare somma nella Umma del terrorismo islamico.
L’appello al jihad
Un appello al Jihad è stato diffuso da Al Qaeda sui suoi canali Telegram affinché i musulmani si mobilitino in tutto il mondo per colpire obiettivi israeliani e americani. A riportare l’appello sono i servizi di intelligence Usa nei report inviati agli alleati. In particolare, nei messaggi si inviterebbero i musulmani a colpire i cittadini di religione ebraica nonché le basi militari, le ambasciate e gli aeroporti statunitensi nei Paesi musulmani, dagli Emirati Arabi al Marocco, dell’Arabia Saudita al Bahrein. Si indicano come possibili obiettivi anche gli altri Paesi che offrono appoggio a Israele. Nell’appello, sempre secondo quanto avrebbe riferito l’intelligence Usa, si invitano i musulmani in Egitto, Siria, Libano e Giordania a sostenere i palestinesi con uomini, armi, denaro e rifornimenti e ad unirsi ai militanti che stanno combattendo a Gaza. Due giorni fa, gli al Shabaab, braccio somalo dei qaedisti, si erano « congratulati » con Hamas per gli attacchi: in una nota i terroristi avevano salutato « tutti i coraggiosi eroi, i valorosi commando e tutti coloro che sono di stanza in Terra Santa » con un « Dio vi ricompensi con il bene a nome della Ummah e che Allah vi ricompensi per il vostro jihad e le vostre nobili azioni ».
L’appoggio ad Hamas da parte della jihad islamica
Al Qaeda sembrava essere stata confinata da tempo alla periferia delle cronache internazionali, surclassata dallo Stato Islamico, finito anchìesso nell’oblio. Ma oblio occidentale non significa scomparsa: queste organizzazioni, per loro stessa natura, non si estinguono, sono mutaforma perennemente in cammino e metamorfosi. L’organizzazione terroristica che irruppe nella storia contemporanea l’11 settembre 2001 in occasione dell’attacco al World Trade Center, è tornata a far parlare di sè in questi ultimi giorni. Soprattutto quando i militari israeliani hanno dichiarato di aver ritrovato sul corpo dei terroristi uccisi alcuni manuali di Al Qaeda in occasione dei blitz di due giorni fa. E ancora, l’appoggio di un’altra firma del terrore islamista: « La battaglia non si limiterà alla Striscia di Gaza. Altri fronti si uniranno presto ». Ad affermarlo, giovedì scorso in un nuovo audio, Abu Hamza, il portavoce delle Quds Brigades, l’organizzazione armata islamica, citato dal network libanese Al Mayadeen. Rivolgendosi alla resistenza in Cisgiordania, Abu Hamza ha lanciato un appello alla Brigata Jenin e alla Tana dei Leoni, nonché a tutti i palestinesi presenti sul posto, ad impegnarsi negli scontri contro l’occupazione israeliana. « Siamo venuti preparati fuori dalla Palestina così come lo eravamo dentro – ha detto -. Gli eventi di Gaza saranno replicati su altri fronti ».
Avvisaglie di jihad ?
I qaedisti starebbero cercando di capitalizzare la tragedia in Medio Oriente per riguadagnare terreno, invitando ad attaccare ebrei e cristiani in tutto il mondo: un desiderio mai sopito. Ambasciate e strutture militari statunitensi sarebbe da considerare, al momento, gli obiettivi sensibili a maggiore rischio: la chiamata al jihad, infatti, potrebbe essere l’occasione per compiere il disegno di vendetta incompiuto all’indomani dell’11 settembre. Questi almeno sarebbero i toni che l’organizzazione terroristica starebbe usando un noto blog, gestito e promosso da militanti espatriati in Pakistan. Il segno evidente che la miccia accesa in Israele è pronta a innescare un pericoloso effetto domino all’interno del mondo islamista, tentando di trascinare l’intero mondo islamico.
La rete qaedista, era tornata a farsi sentire questa estate, annunciando una serie di vendette che oggi suonano più che mai sinistre: l’occasione era stata loro offerta dai roghi del Corano in Svezia e Danimarca, che aveva esposto i Paesi scandinavi e l’intera Europa alle nuove minacce del jihad. Gli attacchi in rete, dallo scorso luglio, si erano moltiplicati, ma era tuttavia stati ascritti alla consueta propaganda contro gli « infedeli ». Le agitazioni in palestina ora offrono al mondo islamista di chiudere il cerchio nel solco di quello scontro di civiltà incendiatosi ventidue anni fa.
Di Francesca Salvatore. (Il Giornale)