(Roma, 12.10.2023). Dalla guerra in Ucraina alla crisi in Israele. Gli occhi del mondo, e dei media, si spostano dall’Europa Orientale al Medio Oriente. L’inaspettata azione di Hamas, con il conseguente rischio di una sempre più imminente guerra nella Striscia di Gaza, potrebbe essere destinata ad influire sul campo di battaglia ucraino, tanto per Kiev quanto per Mosca.
Non è un caso, forse, che Volodymyr Zelensky abbia effettuato una visita a sorpresa a Bruxelles, presso il quartier generale della Nato, proprio mentre l’escalation israeliana stava entrando nel vivo. Nel corso di un incontro il segretario generale dell’Alleanza atlantica, Jens Stoltenberg, il capo di Stato ucraino ha chiesto nuovi aiuti militari ai partner occidentali in vista dell’arrivo dell’inverno. “La nostra priorità è avere un sistema di difesa aereo. Abbiamo bisogno di nuovi missili a lungo raggio e artiglieria. Ne abbiamo bisogno in punti ben specifici per cacciare via i russi dal nostro territorio”, ha dichiarato Zelensky, che ha comunque portato a casa il rinnovato sostegno di Stoltenberg.
Come ha sottolineato il Washington Post, per l’Ucraina esiste davvero il rischio che un esteso conflitto in Medio Oriente possa distogliere l’attenzione dell’Occidente dalla causa ucraina, e dunque anche affievolirne anche il sostegno militare ed economico. Due fattori fondamentali per consentire a Kiev di proseguire nel testa a testa con Vladimir Putin.
Gli effetti della crisi israeliana su Mosca e Kiev
Se, da un lato, l’Ucraina teme che la crisi israeliana possa mettere a rischio, o comunque compromettere, le sue prossime azioni militari contro la Russia, dall’altro lato Mosca potrebbe sfruttare il diversivo di un conflitto in Medio Oriente per riorganizzare i propri ranghi e mitigare la controffensiva rivale. In tutto questo, poi, il Cremlino potrebbe anche pensare di recidere le relazioni con Israele, ex partner economico ma anche potenziale fornitore militare ad alta tecnologia per Kiev.
È interessante, poi, notare la reazione di Zelensky e Putin. Il presidente ucraino ha contattato il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, e ha paragonato Putin ad Hamas, in un chiaro tentativo di collegare la causa ucraina a quella di Israele. Dall’altro lato, Putin è rimasto in silenzio su quanto accaduto fino allo scorso martedì, quando ha descritto la situazione come un fallimento di Washington.
“Penso che molti saranno d’accordo con me nel ritenere che questo sia un chiaro esempio del fallimento della politica americana in Medio Oriente”, ha dichiarato il capo del Cremlino incontrando il primo ministro iracheno Mohammed Shia al-Sudani. Al momento risulta che Putin non abbia ancora contattato Netanyahu per porgere le sue condoglianze.
Doppio fronte
Il rischio della doppia crisi parallela, in Ucraina e Israele, potrebbe essere un contraccolpo geopolitico non da poco per l’Occidente. In primis per le casse dei partner di Kiev, già impegnati da tempo a rifornire l’esercito ucraino, e adesso chiamati a supportare Tel Aviv.
A Washington il collegamento degli aiuti statunitensi a Israele e quelli diretti in Ucraina potrebbe scatenare la persistente opposizione repubblicana a questi ultimi. “Possiamo fare entrambe le cose e le faremo entrambe”, ha tuttavia dichiarato il segretario alla Difesa Usa, Lloyd Austin, lasciando intendere che la situazione sarebbe sotto controllo.
Per quanto riguarda gli armamenti da inviare, c’è chi teme possa esserci una coperta troppo corta per accontentare tanto Israele quanto l’Ucraina. Allo stesso tempo, non manca chi sottolinea come Tel Aviv abbia bisogno di rifornimenti di intercettori per il sistema Iron Dome. Attenzione però ai possibili effetti domino. Kiev potrebbe infatti chiedere più sistemi Patriot, ma se la crisi israeliana diventasse regionale questi stessi sistemi sarebbero richiestissimi anche da Israele.
Un bel nodo per il blocco occidentale, ma anche per Mosca. Già, perché Israele ospita una vasta popolazione di ebrei russi. Alcuni di loro possono vantare legami significativi con il Cremlino, come il potente oligarca Roman Abramovich. È forse per questo motivo che Israele, dallo scoppio della guerra in Ucraina, aveva assunto una posizione sostanzialmente neutrale.
Di Federico Giuliani. (Inside Over)