Il vero obiettivo di Hamas ? Impedire la normalizzazione dei rapporti tra Israele e Arabia Saudita

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(Roma, 08.10.2023). Per un movimento che si autodefinisce « islamico », una tale normalizzazione, con tutte le sue implicazioni religiose, rappresenta un duro colpo, difficilmente accettabile per l’islamismo radicale

Il leader di Hamas, Ismael Haniyya, ha esposto chiaramente la sua posizione. Interpolando versetti del Corano e citazioni legate all’Islam politico, ha messo in luce l’obbiettivo fondamentale dell’attacco portato avanti dalla sua organizzazione: interrompere il processo di normalizzazione tra Israele e le nazioni arabe.

Recentemente, è apparso evidente che l’Arabia Saudita fosse tra i prossimi paesi a instaurare relazioni diplomatiche con Tel Aviv. Per un movimento che si autodefinisce « islamico », una tale normalizzazione, con tutte le sue implicazioni religiose, rappresenta un duro colpo, difficilmente accettabile per l’islamismo radicale.

L’Arabia Saudita, punto di riferimento per tutti i musulmani che si rivolgono verso la Mecca per pregare cinque volte al giorno e luogo natio dell’Islam, detiene una leadership indiscussa nel mondo sunnita. La decisione di Riyadh di riconoscere Israele rappresenta, per gli islamisti di Hamas, un colpo significativamente dannoso per un movimento che non ha mai celato il suo principale obiettivo: cancellare lo Stato di Israele dalla mappa. Haniyya ha ribadito tale concetto più volte nel suo discorso di ieri.

Il leader di Hamas ha anche sottolineato la vulnerabilità di Israele. Secondo Haniyya, il suo movimento ha dimostrato che Tel Aviv è notevolmente fragile, inviando un messaggio incisivo a coloro che ritenevano di poter fare affidamento su Israele come alleato per contenere l’espansione iraniana.

L’Iran, un pilastro per gli sciiti e modello per i movimenti legati all’Islam politico originatosi in Egitto nel 1928 con i Fratelli Musulmani, ha visto Hamas come suo alleato fin dalla nascita di quest’ultimo.

L’alleanza tra Hamas e Teheran si inserisce in una visione del mondo che trascende le differenze tra sunniti e sciiti, dando vita a una prospettiva politica in cui il concetto di Umma (nazione islamica) prende forma, e dove tempo e spazio diventano irrilevanti. I punti cardinali di questa visione si radicano in una percezione idealizzata della religione islamica come archetipo di vita, un Islam concepito in cui cospirazione e vittimismo servono a preservare il potere.

L’attacco condotto da Hamas ieri voleva essenzialmente inviare un messaggio al mondo arabo e islamico: provocare una reazione nei paesi arabi che hanno deciso di stabilire relazioni diplomatiche con Israele e scoraggiare gli altri dal percorrere la via della normalizzazione con Tel Aviv. Tutto ciò, intriso nella logica di chi non ha mai adottato, né mai voluto, una strategia di costruzione della pace in una regione segnata da protratta instabilità. Nessuna strategia, e soprattutto, nessuna volontà.

(Rai News)