Siria: Faisal Miqdad, «il ritiro della Turchia dal nord del paese è la via per il riavvio delle relazioni»

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(Roma, 04.09.2023). « Non siamo mai stati esclusi dall’azione araba congiunta, e se gli Stati Uniti e l’occupazione israeliana e i loro strumenti crederanno di essere in grado di separare la Siria dai Paesi arabi si sbagliano”

La Turchia “sa che il suo ritiro dal nord della Siria è l’unico modo per normalizzare le relazioni tra i due Paesi”. È quanto ha affermato il ministro degli Esteri della Siria, Faisal Miqdad, nel corso della 50esima conferenza della Federazione delle comunità arabe dell’America Latina (Fiarab America), che ha preso il via oggi a Damasco.

“L’occupazione turca nel nord della Siria finirà”, ha aggiunto il capo della diplomazia siriano. Inoltre, Miqdad ha affermato che “l’occupazione americana del nord-est della Siria, il saccheggio delle sue ricchezze e il sostegno ai gruppi terroristici separatisti finiranno anche grazie alla lotta degli abitanti di Deir ez-Zor e Al Hasaka, al fianco dell’Esercito arabo siriano”. Interrogato sul futuro della Siria dopo il ritorno nella Lega araba, Miqdad ha detto: “Non siamo mai stati esclusi dall’azione araba congiunta, e se gli Stati Uniti e l’occupazione israeliana e i loro strumenti crederanno di essere in grado di separare la Siria dai Paesi arabi si sbagliano”.

La Turchia opera militarmente nel nord della Siria con l’obiettivo di dare la caccia ai membri del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), delle Unità di difesa popolare (Ypg) e del Partito di unione democratica (Ypd) – considerati gruppi terroristici da Ankara -, oltre che alle sacche di combattenti dello Stato islamico. Negli scontri avvenuti ieri, 3 settembre, tra l’esercito siriano e le fazioni filo-turche, dopo che i combattenti filo-Ankara hanno tentato di infiltrarsi nell’area, sono morte 23 persone, secondo quanto riferito dall’Osservatorio per i diritti umani siriano (Sohr), un’organizzazione non governativa con sede a Londra, ma con una fitta rete di contatti sul campo. Secondo il Sohr, gli scontri hanno provocato “18 morti tra le fazioni (filo-turche) e cinque tra le forze del regime” nella provincia di Al Hasaka, nell’area di Tal Tamr. Nel corso della giornata, fazioni della coalizione di gruppi ribelli sostenuta da Ankara, nota come Esercito nazionale siriano, avevano tentato di infiltrarsi nella regione e l’esercito siriano e i combattenti locali affiliati alle Forze democratiche siriane (Fds), dominate dai curdi, hanno risposto. L’area di Tal Tamr è vicina a una striscia di confine sotto il controllo di Ankara e dei gruppi affiliati. Dal 2016, la Turchia ha lanciato diverse incursioni contro le forze curde nel nord della Siria, che hanno consentito ad Ankara di controllare le aree lungo il confine.

Mentre si intensificano gli scontri in diverse aree della Siria, il vice segretario aggiunto per gli Affari del Vicino Oriente degli Stati Uniti, Ethan Goldrich, e il comandante dell’operazione Inherent Resolve, Joel Vowell, hanno incontrato nel nord-est della Siria membri delle Forze democratiche siriane (Fds) e capi tribali locali di Deir ez-Zor, nel tentativo di ridurre l’escalation nell’est della Siria. All’inizio della scorsa settimana, la provincia di Deir ez-Zor è stata teatro di scontri, dopo la decisione delle Fds di sollevare dall’incarico il locale comandante del Consiglio militare, ricorda il quotidiano panarabo “Al Sharq al Awsat”. Secondo quanto riferito dal Sohr, a causa degli scontri negli ultimi sette giorni sono morti 49 combattenti di entrambe le parti e otto civili sono stati uccisi. L’ambasciata degli Stati Uniti in Siria ha riferito oggi su X (ex Twitter) che Goldrich ha incontrato a Istanbul, in Turchia, anche i leader dell’opposizione siriana per discutere dei recenti sviluppi a Deir ez-Zor, Soueida e Daraa. Goldrich ha espresso il “sostegno degli Stati Uniti al ruolo chiave dell’opposizione siriana nel raggiungimento di una soluzione politica giusta e inclusiva”.

(Nova News)