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Cosa significa il blitz dei commando ucraini in Crimea

(Roma, 24.08.2023). La Crimea torna al centro della scena o la fa con un blitz delle forze speciali ucraine. Nella notte di ieri, un commando di Kiev è sbarcato vicino ai villaggi di Olenivka e Mayak, sulla costa occidentale della penisola, issando la bandiera ucraina. Secondo l’intelligence, “il nemico ha subito perdite tra i suoi uomini, del materiale è stato danneggiato e la bandiera nazionale ha sventolato di nuovo nella Crimea ucraina”. Per il portavoce ucraino, l’operazione “speciale” ha completato tutti gli obiettivi, senza registrare alcuna vittima tra le forze di intelligence e quelle della Marina.

Totalmente diversa la versione dei russi, secondo i quali invece l’attacco, avvenuto nei pressi di un campeggio a Capo Tarkhankut, sarebbe stato realizzato da un gruppo di circa 15 o 20 incursori a bordo di quattro gommoni. Uomini che sarebbero rimasti tutti uccisi durante l’operazione.

L’operazione mostra due elementi interessanti per lo sviluppo della controffensiva ucraina.

Da un lato, il blitz delle forze speciali certifica ancora una volta la volontà da parte dei comandi di Kiev di condurre – quantomeno sul fronte della Crimea – una guerra chirurgica, incardinata su attacchi mirati, spesso con droni aerei o marini, e che serve a mettere continua pressione psicologica sul vero pilastro strategico della guerra russa. Una campagna che ha colpito spesso nel segno, trasformando il bastione russo in un luogo non più sicuro per le truppe di Putin e per i suoi abitanti, ma che ha dimostrato anche le falle delle difese russe.

L’operazione conferma inoltre l’importanza strategica della Crimea, oggetto non solo di bombardamenti e attacchi con droni, ma anche di operazioni di forze speciali da nord che possono essere anche un modo per avvertire i russi e testarne le capacità di difesa di alcune aree più sensibili. La costa occidentale, del resto, è quella più facilmente soggetta a operazioni da parte delle forze di Kiev, dal momento che la costa orientale, di fronte ad altri territori russi, risulta protetta da Mosca.

Volodymyr Zelensky non ha mai smesso di ripetere che tra i suoi obiettivi vi è anche quello di riconquistare la Crimea. E chiaramente questo tipo di mosse serve anche a lanciare segnali per dimostrare il dinamismo ucraino nel momento in cui gli analisti concordano sul fatto che la controffensiva sia in una fase di stallo e che la riconquista della Crimea sia uno scenario più che remoto. Colpirla significa mettere in dubbio le linee rosse del Cremlino ma anche i dubbi dell’Occidente.

L’importanza della penisola è indubbia. La Crimea, come ha dimostrato l’annessione del 2014, è un hub di fondamentale importanza per Mosca. E lo è tanto sul piano strategico quanto politico e tattico. Centrale per la flotta russa del Mar Nero, con la base di Sebastopoli, la Crimea è anche una base imprescindibile per la spinta meridionale delle forze russe nell’attuale conflitto. Inoltre, sul piano esclusivamente politico, la Crimea è il simbolo di cosa significa l’Ucraina per Vladimir Putin, che non a caso l’ha unita concretamente alla Russia con il ponte di Kerch (bersagliato dalle forze di Kiev) e l’ha annessa con il famoso referendum che poi è diventato il precedente utilizzato anche per le autoproclamate repubbliche del Donbass e di Kherson.

(Inside Over)

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