(Roma, 22.08.2023). Negli ultimi tre giorni l’esercito ucraino ha lanciato una serie di attacchi con droni che hanno preso di mira obiettivi all’interno della Federazione russa. La città di Mosca è stata colpita nuovamente oggi, martedì 22, dopo che venerdì 18 un drone ucraino si è schiantato contro un edificio dell’Expo Center nel centro della capitale venendo colpito dai sistemi di difesa aerea russi.
Gli ultimi attacchi ucraini
Risulta infatti che un raid portato con Uav (Unmanned Air Vehicle) sia stato sventato con almeno due droni abbattuti nella regione di Mosca, mentre altri due sono stati intercettati nella regione di Bryansk, a nord-est del confine ucraino. L’azione ha portato comunque alla chiusura temporanea degli aeroporti di Mosca in via precauzionale, come accaduto in occasione dell’attacco precedente.
Esito diverso, invece, ha avuto l’azione sulla base aerea di Soltsy-2, nelle vicinanze di Novgorod, a sud della città di San Pietroburgo. Qui un attacco sempre condotto da Uav ha portato alla distruzione di almeno un bombardiere strategico Tupolev Tu-22M3 (“Backfire-C” in codice Nato). L’azione si è svolta sabato e a quanto sembra il drone ucraino sarebbe stato colpito da armi leggere ma è riuscito a colpire il suo obiettivo. Mosca ha riferito che il bombardiere avrebbe subito danni leggeri, ma nelle ore immediatamente successive all’attacco sono circolate immagini mostranti un Tu-22 in fiamme, che sembrano essere genuine da raffronto con riprese satellitari come riportano anche alcuni media occidentali e l’Isw (Institute for the Study of War).
Non sappiamo che tipo di Uav abbia colpito Soltsy-2: i russi hanno riferito di un drone tipo “elicottero” ma difficilmente un mezzo di questo tipo avrebbe un’autonomia sufficiente per colpire la base partendo dal territorio ucraino, che è distante circa 690 chilometri.
Si aprono quindi due ipotesi: gli ucraini potrebbero aver utilizzato un “Beaver”, la loitering munition che ha colpito Mosca a fine maggio nel suo primo utilizzo confermato nel conflitto che viene accreditata di un’autonomia compresa tra i 600 e i mille chilometri, oppure è stato usato un quadricottero (o similare) lanciato però dall’interno del territorio della Federazione da parte di agenti infiltrati. Quest’ultima ipotesi, lo ribadiamo, non è da sottovalutare in quanto tali strumenti a corto raggio sono facilmente reperibili in commercio e altrettanto facili da modificare per impieghi bellici e operare.
Nella giornata di lunedì, un secondo raid con droni è stato tentato dagli ucraini per cercare di colpire la base di Shaykovka nell’oblast di Kaluga, sede del 52esimo Reggimento bombardieri pesanti delle Guardie che utilizza anch’esso i Tu-22M3. Secondo le informazioni dei media russi, un quadricottero è stato abbattuto ed è caduto sul territorio della base aerea, danneggiando un velivolo “non operativo”. Shaykovka è situata a circa 230 chilometri dall’Ucraina, e un quadricottero di medie dimensioni potrebbe avere l’autonomia necessaria per raggiungerla partendo dal territorio ucraino.
Non è la prima volta che gli ucraini prendono di mira le basi aeree russe, in particolare quelle ospitanti i bombardieri strategici che sono i vettori di lancio dei missili da crociera di precisione (e non come i Kh-22) che colpiscono obiettivi di alto valore in Ucraina. Il Tu-22, in particolare, può trasportare 4 missili Kh-101 o 8 Kh-555 sotto le ali.
Che cos’è il Tupolev Tu-22M
Il Tu-22M è un bombardiere strategico a lungo raggio attualmente in servizio con l’aeronautica militare e l’aviazione navale russa. Il primo prototipo Tu-22M0 completò il suo primo volo nell’agosto del 1969 mentre il Tu-22M1 volò per la prima volta nel luglio 1971. Il velivolo vide il suo primo impiego operativo in Afghanistan tra il 1987 e il 1989 mentre la versione M3 è stata utilizzata per le operazioni di combattimento in Cecenia nel 1995. L’aereo è stato progettato per condurre attacchi nucleari e convenzionali e può anche essere impiegato in missioni antinave e di ricognizione marittima. Complessivamente, il Tu-22M può trasportare 24mila chilogrammi di carico bellico massimo. Il bombardiere può volare ad un’altitudine massima di 14mila metri e viaggiare a una velocità di crociera di 900 km/h, mentre quella massima è di di 2300. La sua portata operativa è di 7mila chilometri, ma può essere allungata grazia alla possibilità di essere rifornito in volo.
Il bombardiere è stato protagonista anche della campagna siriana di contrasto all’IS, ed è stato usato sin dall’inizio del conflitto in Ucraina anche per colpire Mariupol (in particolare l’acciaieria Azovstal) con bombe a caduta libera ad alto potenziale.
Quando la missione prevede il lancio di missili da crociera, il bombardiere – come anche i Tu-95 e Tu-160 – resta nello spazio aereo della Federazione russa per essere al riparo dalla possibile reazione dei sistemi di difesa aerea ucraini.
Lo scopo di Kiev
L’intensificazione, da parte di Kiev, di questa tipologia di attacco è più di un atto simbolico: lo Stato maggiore sta cercando di diminuire il potenziale russo di attacco a lungo raggio anche, probabilmente, in previsione della consegna degli F-16. Le basi aeree ucraine, infatti, subiranno pesanti attacchi quando i caccia cominceranno ad arrivare e i bombardieri strategici avranno un ruolo principale insieme ai sistemi di missili balistici a corto raggio Iskander-M.
La reale efficacia di questi attacchi con droni, però, è dubbia: la campagna di interdizione dovrebbe essere più intensa e capillare, colpendo a tappeto le basi aeree dei bombardieri, ma Kiev semplicemente non ha i mezzi a disposizione per metterla in atto.
Di Paolo Mauri. (Il Giornale/Inside Over)