(Roma, 01.08.2023). In un comunicato congiunto dopo l’ultimatum dell’Ecowas, Mali e Burkina Faso spiegano che qualsiasi intervento militare in Niger sarebbe considerato « una dichiarazione di guerra”. Intanto sono stati arrestati quattro ministri e il leader del partito di Bazoum, il presidente rovesciato dal golpe. Parigi smentisce che la Francia voglia « intervenire militarmente » nel Paese ma annuncia l’evacuazione dei propri cittadini. Il governo italiano ha offerto ai concittadini di lasciare la capitale con un volo speciale
Qualsiasi intervento militare in Niger per riportare al potere il presidente Mohamed Bazoum, destituito da un golpe, sarebbe considerato « una dichiarazione di guerra contro il Burkina Faso e il Mali ». Lo hanno dichiarato i governi di Ouagadougou e Bamako in un comunicato congiunto, all’indomani dell’ultimatum della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas-Cedeao) che non esclude l’uso della forza se non verrà ripristinato l’ordine costituzionale. I due Paesi « avvertono che qualsiasi intervento militare in Niger comporterebbe un ritiro del Burkina Faso e del Mali dall’Ecowas e l’adozione di misure di legittima difesa in sostegno alle forze armate e al popolo del Niger ». Ougadougou e Bamako, inoltre, « rifiutano di applicare » le « sanzioni illegali, illegittime e inumane contro il popolo e le autorità nigerine » decise ieri ad Abuja, nel vertice dell’Ecowas. In un comunicato separato, anche la Guinea, reduce anch’esso da un colpo di Stato, « esprime disaccordo sulle sanzioni previste dall’Ecowas, compresa quella dell’intervento militare » e « ha deciso di non applicare le sanzioni che considera illegittime e inumane ». Conakry esorta infine « l’Ecowas a riconsiderare la sua posizione ». Intanto il governo italiano ha deciso di « offrire ai concittadini presenti a Niamey la possibilità di lasciare la città con un volo speciale per l’Italia »: lo ha reso noto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Il capo della diplomazia ha aggiunto, nel suo messaggio su Twitter, che l’ambasciata a Niamey « resterà aperta e operativa, anche per contribuire agli sforzi di mediazione in corso ».
Francia avvia evacuazione dei suoi cittadini
La Francia avvia « oggi » l’evacuazione dal Niger dei suoi connazionali, riferisce il ministero degli Esteri di Parigi. L’ambasciata a Niamey spiega che « in considerazione del deterioramento della situazione della sicurezza in Niger e approfittando della relativa calma a Niamey, si sta preparando un’operazione di evacuazione aerea da Niamey », si legge in un comunicato. L’evacuazione « avrà luogo in un periodo di tempo molto breve », aggiunge la nota.
Parigi smentisce: “Nessun intervento militare in Niger”
Ieri la ministra degli Esteri francese Catherine Colonna ha smentito le accuse dei golpisti in Niger secondo cui la Francia vorrebbe « intervenire militarmente » nel Paese. « È falso », ha dichiarato alla tv Bfm. « Non bisogna cadere nella trappola », ha aggiunto sottolineando che è ancora « possibile » riportare il presidente destituito Mohamed Bazoum alle sue funzioni. « È necessario perché queste destabilizzazioni sono pericolose per il Niger e i suoi vicini », ha concluso ricordando che il presidente Emmanuel Macron « segue attivamente la situazione in corso » e ha parlato con Bazoum e altri leader africani. Commentando gli slogan anti-francesi durante la manifestazione dinanzi all’ambasciata di Francia a Niamey, Colonna ha dichiarato che « bisogna smontare i veleni e non cadere nella trappola ». E ancora: « Abbiamo visto una manifestazione organizzata, non spontanea, violenta, estremamente pericolosa, con molotov, bandiere russe, slogan anti-francesi copiati e incollati da quelli già visti altrove ». Insomma, ha proseguito la capa della diplomazia francese, « tutti i soliti ingredienti di destabilizzazione in stile russo-africano ». Colonna ha ribadito che la priorità assoluta della Francia è ora « la sicurezza dei suoi connazionali ». Nelle scorse ore, Parigi ha annunciato il rafforzamento della sicurezza dinanzi all’ambasciata di Francia a Niamey.
Burkina Faso, spari vicino base aerea in centro a Ouagadougou
Colpi di arma da fuoco sono stati uditi nelle prime ore di oggi vicino a una base aerea nel centro di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso. Testimoni riferiscono che gli spari sono iniziati intorno alle 00:45 ora locale (l’1:45 in Italia), per poi cessare circa 40 minuti dopo. L’episodio avviene dieci mesi dopo il secondo colpo di Stato registrato in meno di un anno nel Paese dell’Africa occidentale martoriato dalla violenza jihadista. E a sei giorni dal golpe che nel vicino Niger ha rovesciato il presidente eletto Mohamed Bazoum.
Golpisti isolati, anche Mosca chiede la moderazione
La giunta militare golpista appare isolata da europei e americani e osservata con cautela perfino da Mosca che chiede moderazione nonostante l’entusiasmo filoputiniano che imperversa nelle strade di Niamey. Intanto il nuovo uomo forte Abdourahamane Tchiani va per la sua strada e ha ordinato l’arresto di quattro ministri e di Fourmakoye Gado, leader del partito del presidente. La richiesta del ripristino del governo legittimo arriva da tutti i fronti che guardano con apprensione alla deriva di uno degli ultimi partner dell’Occidente nella regione del Sahel, tuttavia parzialmente rassicurati dalla prima foto post golpe diffusa online del deposto presidente Mohamed Bazoum, secondo alcune fonti detenuto nella sua residenza, ritratto sorridente e in buona salute con il presidente del vicino Ciad Mahamt Idriss Deby arrivato in Niger « per esplorare tutte le strade e trovare una soluzione pacifica alla crisi”. « Favorevole » al « rapido ripristino dello stato di diritto » e alla « moderazione di tutte le parti in modo che non ci siano vittime » anche il Cremlino, per bocca del portavoce Dmitri Peskov che coglie l’occasione per un distinguo netto con la linea interventista e guerrafondaia del solito Yevgeny Prigozhin.
Le considerazioni di Mosca « non dovrebbero essere messe sullo stesso piano semantico » di quelle fatte dal leader del Gruppo Wagner, cesella Peskov. E il riferimento è alle dichiarazioni dei giorni scorsi in cui Prigozhin aveva plaudito al golpe e aveva candidato i suoi a « ristabilire l’ordine ».