Nel Mediterraneo torna l’incubo dei pirati

0
193

(Roma, 31.07.2023). Un’indagine della procura di Agrigento sta provando a far luce su un nuovo fenomeno che riguarderebbe principalmente ex pescatori tunisini che ora si dedicherebbero alle più redditizie attività criminali

Il Mediterraneo potrebbe essere solcato di nuovo dai pirati, come nei secoli scorsi. Un’indagine della procura di Agrigento sta provando a fare luce su questo fenomeno che, per ora, sembra riguardare soprattutto i barconi carichi di migranti, che vengono assaltati e depredati durante i loro viaggi della speranza verso le coste europee. Le indagini per ora hanno portato al fermo i quattro persone, un capitano e tre membri del suo equipaggio, tutti provenienti dalla Tunisia. Secondo le ipotesi degli inquirenti dei pescatori si sarebbero riciclati, dedicandosi alla più lucrosa attività della pirateria marittima, depredando i numerosi barchini che continuano a partire dalle coste di Sfax, in Tunisia, con a bordo, per la maggior parte, migranti sud-sahariani e asiatici.

Questi assalti mettono gravemente a rischio la vita delle persone che tentano di attraversare il Canale di Sicilia e per questo la Procura di Agrigento ha dato vita a un tavolo tecnico di approfondimento del fenomeno per studiare il ritorno della pirateria nel Mediterraneo centrale. « Per la prima volta, nella famigerata rotta migratoria del Mediterraneo centrale, si contesta agli indagati il reato di pirateria marittima, previsto dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare », ha sottolineato il procuratore capo, facente funzioni, Salvatore Vella. « Sono diversi i pescherecci che depredano, con veri e propri blocchi navali, i barchini carichi di migranti. Pirati che portano via quelli che sono i beni più preziosi, cioè il motore della ‘carretta’ che resta alla deriva, ma anche contanti e cellulari, quindi quello che serve per chiedere aiuto e soccorso », ha raccontato Vella, come riporta Agrigento notizie.

I componenti dell’equipaggio arrestati, in particolare, avrebbero minacciato con coltelli i migranti, sbarrando loro la strada intimandogli di consegnare denaro e cellulari. I quattro fermati sono stati accusati da alcuni superstiti di un naufragio avvenuto il 23 luglio scorso, in acque Sar maltesi, con cinque dispersi, fra cui un bambino. 37 i migranti, originari di Costa d’Avorio, Gambia, Guinea, Camerun, che vennero sbarcati a Lampedusa. Sedici di loro vennero portati nel poliambulatorio per ustioni e ipotermia. Questi migranti hanno raccontato di essere partiti da Sfax in Tunisia. Il barchino sul quale i migranti viaggiavano, stando alle loro testimonianze, si sarebbe ribaltato dopo che è stato avvicinato da un peschereccio tunisino che ha tentato di rubare il motore dell’imbarcazione.

Il racconto del tentato furto non fu, per investigatori e inquirenti, una novità perché già a fine dello scorso aprile una bambina di quattro anni cadde in mare e annegò perché durante la navigazione l’imbarcazione fu abbordata da un peschereccio tunisino che tentò di rubare il motore. Come ricorda l’Ansa, la prima volta che i migranti parlarono di furto fu lo scorso 26 marzo. Allora un natante di sette metri, con a bordo 42 persone, venne trovato alla deriva e senza motore e i migranti parlarono di un peschereccio tunisino il cui equipaggio aveva rubato il motore. Quasi la metà dei barchini che vengono soccorsi sono senza motore. Nel Mediterraneo ci sarebbero vere e proprie bande di tunisini, a bordo di pescherecci, che rubano e poi rivendono ad altri scafisti i motori dei barchini.

Di Alfonso Bianchi. (Europa Today)