(Roma, 21.06.2023). Undici membri dell’esercito di Kiev sono stati spediti da Mosca a Budapest. Tre hanno fatto ritorno a casa. Ma l’Ucraina è furiosa con Orban
Undici prigionieri di guerra ucraini sono stati spediti dalla Russia in Ungheria. Tre di loro hanno fatto ritorno in patria, dopo che Kiev ha protestato con veemenza per non essere stata informata sul trasferimento dei suoi cittadini e soprattutto di non aver ricevuto immediate risposte da Budapest quando il governo ucraino ha chiesto a quello ungherese di mettersi in contatto con i prigionieri. Ma al netto delle tensioni diplomatiche, la vicenda apre una serie di interrogativi. In particolare, perché dei prigionieri di guerra ucraini sono stato mandati in Ungheria ? E in che modo ?
Secondo il sito d’informazione ungherese Telex, una risposta possibile è che non si tratti di prigionieri di guerra, come li ha definiti l’Ucraina. In base alla Convenzione di Ginevra, infatti, un Paese terzo può ricevere dei prigionieri da uno Stato in conflitto con un altro, ma ha degli obblighi da rispettare. Nel caso specifico, il governo di Viktor Orban avrebbe dovuto informare quello ucraino e la Croce Rossa. Stando alla denuncia di Kiev e alla ricostruzione di Telex, il trasferimento è avvenuto l’8 giugno, ma l’Ucraina non ha ricevuto alcuna notifica né quel giorno, né in quelli successivi. Almeno fino a quando non è scattata la protesta diplomatica.
Altro aspetto importante: se fossero stati prigionieri di guerra, sempre in base al diritto internazionale, l’Ungheria avrebbe dovuto tenerli in custodia. Ma al momento, tre di loro sono tornati in Ucraina. Secondo il capo dello staff di Orban, Gergely Gulyas, i soldati sono arrivati »di loro spontanea volontà » e pertanto « possono anche lasciare il Paese liberamente in qualsiasi momento. Non li controlliamo né li monitoriamo ». Sia Budapest, sia Mosca non hanno infatti definito i cittadini ucraini trasferiti come « prigionieri », ma come persone « coinvolte in conflitti armati ». In sostanza, li hanno trattati come civili. Ma allora, perché non sono stati mandati direttamente in Ucraina ? E chi sono queste persone ?
Al momento, nessuna delle parti coinvolte ha chiarito tali aspetti. Mosca e Budapest hanno spiegato che i rispettivi governi non sono stati coinvolti direttamente, ma che si è trattata di un’operazione condotta tra istituzioni religiose: da un lato, dalla Chiesa ortodossa russa, e dall’altro dal Servizio di beneficenza ungherese dell’ordine di Malta. Vale la pena ricordare che la Chiesa ortodossa russa è guidata dal patriarca Kirill, il quale ha un passato come agente del Kgb. L’Ue avrebbe voluto inserire Kirill tra i soggetti colpiti dalle sanzioni, ma proprio Orban ha impedito che queste avvenisse.
E qui arriviamo al primo ministro ungherese: se il premier di Budapest ci tiene a mantenere le distanze dall’operazione, Kiev è convinta che invece si tratti di una mossa voluta proprio da Orban, l’unico leader Ue rimasto a difendere a spada tratta Mosca. Secondo il ministro degli Esteri ucraino Dymitro Kuleba, il trasferimento dei prigionieri o presunti tali è stato « un atto di interesse personale » di Orban.
Di Dario Prestigiacomo. (Europa Today)