(Roma, 09.06.2023). Secondo Vladimir Putin, l’annunciata controffensiva dell’Ucraina «è cominciata», ma sta andando male; per Volodymyr Zelensky, invece, «sono in corso battaglie molto brutali», che però stanno portando «risultati».
La guerra delle parole, che sovrasta e confonde quella vera, è arrivata fino ai vertici e questo significa che qualcosa si sta muovendo davvero sul terreno.
Trapela dagli scarni comunicati di entrambe le parti che gli scontri, come si andava delineando già da giovedì, avvengono a est, nel Donbass, soprattutto attorno alla città martire di Bakhmut e su almeno quattro direttrici di spinta, e a sud-est, nell’oblast di Zaporizhzhia, da Orikhiv.
Le forze ucraine, ha dichiarato il capo del Cremlino, «non sono ancora riuscite ad avanzare in nessun punto del fronte, nonostante abbiano lanciato la loro controffensiva».
E ciò, ha detto Putin, sarebbe dovuto al «coraggio dei soldati» russi e «all’adeguata organizzazione delle forze armate» di Mosca, che pure lamenta la carenza di «armi moderne» rispetto a quelle ricevute da Kiev da parte dei suoi alleati.
Armi nucleari in Bielorussia dopo il 7-8 luglio
«Tutti i tentativi di controffensiva» fatti finora dagli ucraini «sono falliti» e le forze nemiche hanno subito perdite «impressionanti» di uomini, ha aggiunto lo zar, che agli annunci trionfalistici di successi difensivi affianca di nuovo la minaccia atomica: da Sochi, sul Mar Nero, dove ha incontrato il presidente della Bielorussia e fedele alleato Aleksandr Lukashenko, il leader russo ha annunciato che il dispiegamento di armi nucleari tattiche russe in territorio bielorusso comincerà dopo il 7 o l’8 di luglio, quando è prevista la conclusione dei lavori di costruzione delle installazioni necessarie. Una mossa, annunciata da mesi, che evoca un «accerchiamento nucleare» dell’Ucraina da est e da nord.
Kiev, che pure continua a dare indicazioni di «duri combattimenti», sembra voler quasi dare l’idea che le sue truppe siano sulla difensiva, quando, come ha fatto in serata lo stato maggiore, scrive che «gli occupanti russi stanno concentrando i loro sforzi principali sui tentativi di occupare completamente le regioni di Lugansk e Donetsk» e che nel corso della giornata odierna si sono svolti 27 scontri.
Avanzate a Bakhmut ?
Solo su Bakhmut da giovedì le forze ucraine vantano avanzate, rivendicando un progresso di un chilometro in 24 ore, approfittando dell’avvicendamento ancora non completato fra la Wagner e l’esercito russo.
Ma quello di Bakhmut potrebbe essere un diversivo tattico, e sulle altre manovre la comunicazione delle autorità militari ucraine si affida a figure ambigue come la «difesa attiva» da parte dei russi, esprime concetti volutamente indeterminati e imprecisi per confondere le idee sulle sue mosse reali.
Il dirigente filorusso Vladimir Rogov, citato dall’Afp, ha ammesso «combattimenti attivi» nella regione di Zaporizhzhia fra Orekhovo (la denominazione russa di Orikhiv), in mano ucraina a ridosso del fronte, e Tokmak, occupata dai russi. Secondo Aleksandr Sladkov, giornalista russo attivo su Telegram, «le artiglierie» di Russia e Ucraina sono «intensamente attive».
Ancora più evasiva la comunicazione da Kiev: la viceministra alla Difesa ucraina, Hanna Malyar, con studiata vaghezza, dice che «l’epicentro» degli scontri resta l’est, cioè il Donetsk, in Donbass, mentre per quanto riguarda il fronte sud-est, «il nemico conduce azioni difensive» nel settore di Zaporizhzhia.
Crimea a rischio ?
Che si tratti della spinta maggiore o di attacchi per sondare le difese nemiche, appare evidente dalle carte che tanto gli scontri a sud che a est puntino a ricongiungere le linee di avanzata potenziali in profondità nel territorio controllato e pesantemente fortificato dai russi, per tagliare il fronte in due e recidere le vie di comunicazione e di approvvigionamento soprattutto con le forze russe asserragliate a sud, fra le regioni di Zaporizhzia e di Kherson.
Sempre secondo Malyar, il fatto che nelle loro fortificazioni i russi facciano ampio ricorso ai denti di drago, barriere piramidali anticarro, significa che intendono coprirsi la ritirata.
Se le forze ucraine nelle prossime settimane riuscissero a piantare un cuneo di questo tipo, per Mosca potrebbe diventare più problematico difendere la Crimea. Secondo il think tank Usa Institute for the Study of War (Isw), interpellato da Afp, i segni che stanno trapelando indicano che le forze armate di Kiev stanno davvero avviando un’azione offensiva coordinata.