(Roma, 10.05.2023). La concentrazione di navi russe più alta dall’inizio della pandemia. L’allarme è stato lanciato dalla Norvegia, che ha segnalato la presenza di diverse unità di Mosca al largo delle proprie coste, tra cui spiccano, come ricorda il Barents Observer, la fregata Admiral Grigorovich e il cacciatorpediniere classe Udaloy Vice Ammiraglio Kulakov.
Nel comunicato della Marina di Oslo si sottolinea che le imbarcazioni navigano in acque internazionali e che al momento sono solo monitorate dalle unità norvegesi, in attesa di capire se si tratta esclusivamente di attività legate al giorno della Vittoria. Non sfugge però la concomitanza di questi movimenti russi con l’inizio delle esercitazioni Nato Formidable Shield, che si svolgono anche nel Mare del Nord, e che rappresentano un momento altrettanto centrale delle grandi manovre atlantiche nella parte settentrionale dell’Europa. Non è quindi da escludere il tentativo russo di osservare o anche di disturbare queste attività addestrative da parte delle navi presenti nell’area.
L’avvertimento della Marina conferma il costante interesse da parte della Norvegia per i movimenti delle navi russe vicino alle proprie coste. Un interesse che è fondato principalmente sulla libertà di navigazione e sulla sicurezza delle proprie infrastrutture strategiche, a partire dai gasdotti e dagli impianti offshore, e che è stato confermato di recente dalla Commissione per la difesa di Oslo.
L’organo, che dopo quasi due anni dalla sua istituzione ha stilato un rapporto agli inizi di maggio sulla condizione delle forze armate norvegesi, considera prioritario aumentare le spese militari e ristrutturare le forze armate anche alla luce della situazione che si è venuta a creare con la Russia. Un tema che è ormai diventato una costante di tutti i documenti strategici dei Paesi europei, in particolare per quelli già parte dell’Alleanza Atlantica, e che conferma come la guerra in Ucraina e la successiva frattura tra Russia e Occidente abbiano avuto un impatto significativo sulle agende strategiche di tutti gli Stati membri della Nato.
Per la commissione, la Norvegia, “con la sua posizione economica eccezionalmente forte”, possiede “ampie opportunità di adattarsi alla gravità della situazione“. Tuttavia, alle autorità di Oslo non sfugge il fatto che le forze armate norvegesi debbano crescere sia in termini quantitativi che qualitativi e che sia urgente “un accordo politico vincolante tra tutti i partiti politici per garantire un rafforzamento a lungo termine della difesa della Norvegia” che passa, inevitabilmente, per “un aumento significativo della spesa per la difesa“.
Una questione che per Oslo è essenziale soprattutto alla luce dell’importanza sempre più centrale che hanno assunto gli interessi strategici del Paese in mare. I giacimenti, gli impianti offshore per l’estrazione di idrocarburi e per la produzione di energia elettrica, i gasdotti e gli elettrodotti sono fondamentali per l’agenda norvegese e per il benessere del Paese. Dall’inizio della guerra in Ucraina, la Norvegia ha scalato la classifica dei più importanti fornitori di energia per il continente europeo, al punto da voler garantire quasi il 40% del fabbisogno di gas all’Ue per i prossimi anni. Un vero e proprio Eldorado che può essere messo a rischio proprio dalle crescenti tensioni tra Russia e Occidente, e che ha avuto come testimonianza della sua vulnerabilità il sabotaggio al Nord Stream. La Norvegia aveva già lanciato tempo addietro l’allarme sulla presenza di droni non identificati vicino alle infrastrutture strategiche: quella delle navi russe non può quindi passare in sordina.
Di Lorenzo Vita. (Il Giornale/Inside Over)