C’è lo zampino della russa Wagner nel Sudan ?

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(Roma, Parigi, 25.04.2023). La Russia ha molti interessi non solo in Sudan ma in tutto il continente africano. Ecco gli indizi che, secondo Cnn e Washington Post, portano a pensare che l’esercito mercenario Wagner possa aver infiammato il conflitto

Con il passare dei giorni, gli scontri in Sudan, iniziati il 15 aprile scorso, tra il principale gruppo paramilitare del Paese e le forze armate stanno sollevando dubbi su chi possa averli alimentati e l’esercito mercenario russo Wagner, che sta crescendo sempre di più in Africa, potrebbe essere coinvolto.

COSA STA SUCCEDENDO IN SUDAN

Il 15 aprile, la rivalità politica tra i due generali ai vertici del Consiglio sovrano che guida il Sudan, Abdel-Fattah Al-Burhan e il filorusso Mohamed Hamdan Dagalo, noto anche come Hemedti, è esplosa in scontri e violenze a Khartum.

La lotta per il controllo del Paese è iniziata in un momento in cui il Sudan, dopo un colpo di Stato militare avvenuto nel 2021 e perpetrato dagli stessi Burhan e Dagalo, si stava avviando verso le elezioni.

Tutto è cominciato con i paramilitari sudanesi delle Forze di supporto rapido (Rapid Support Forces, Rfs), che afferiscono a Dagalo, i quali hanno cercato di scalzare l’esercito fedele al generale Burhan. Tra l’Rfs, che secondo gli analisti è forte di 100.000 persone, e l’esercito erano in corso negoziati per la formazione di un governo di transizione.

L’Rsf ha accusato l’esercito di aver portato avanti un complotto dei lealisti dell’ex presidente Omar Hassan al-Bashir, che era stato spodestato con un golpe nel 2019.

Nonostante la tregua annunciata nei giorni scorsi per la fine del Ramadan, gli scontri sono continuati e si sono diffusi anche in altre zone al di fuori della capitale, causando centinaia di vittime e privando milioni di persone di elettricità, acqua e cibo.

L’OMBRA DELLA WAGNER IN SUDAN

L’ipotesi che la Wagner possa essere dietro a quanto sta accadendo in Sudan nasce dalle dichiarazioni di fonti diplomatiche sudanesi e regionali riportate da un’inchiesta della Cnn, secondo cui il gruppo mercenario russo ha fornito missili all’Rsf per aiutarle a combattere contro l’esercito.

Nella confinante Libia, afferma l’emittente, “le immagini satellitari supportano queste affermazioni, mostrando un insolito aumento delle attività nelle basi della Wagner”.

Anche per il Guardian, Khalifa Haftar, generale libico sostenuto dai mercenari russi, starebbe aiutando le truppe di Dagalo e questo potrebbe comportare il rischio di un prolungamento del conflitto.

Le immagini satellitari analizzate dalla Cnn e dal gruppo open-source All Eyes on Wagner mostrano infatti un aereo da trasporto russo che fa la spola tra due basi aeree libiche appartenenti ad Haftar e utilizzate dalla Wagner.

“L’aumento dei movimenti dell’aereo da trasporto Ilyushin-76 – scrive la Cnn – è iniziato due giorni prima dell’inizio del conflitto in Sudan, sabato, ed è continuato almeno fino a mercoledì”.

Dal canto suo, Yevgeny Prigozhin, capo della Wagner, ha negato su Telegram qualsiasi coinvolgimento nel conflitto e si è offerto come mediatore di pace, oltre a essersi detto pronto a inviare aerei con forniture mediche e “tutto il necessario per le persone che stanno soffrendo”.

Tuttavia, come scrive il Washington Post, “offrire un intervento umanitario in un conflitto che probabilmente ha infiammato – fornendo in precedenza armi e addestramento alle forze di sicurezza – sarebbe coerente con la strategia di Prigozhin”.

I LEGAMI TRA LA RUSSIA E IL SUDAN

Ma i legami tra la Russia e il Sudan non sono una novità. La Cnn aveva già parlato nel luglio 2022 degli affari che l’esercito mercenario, a partire dall’invasione russa della Crimea nel 2014, intrattiene con Dagalo per l’estrazione dell’oro nel Paese in cambio di sostegno militare e politico. Con l’aggressione all’Ucraina nel 2022 e le sanzioni che sono seguite, Mosca ha “accelerato il saccheggio dell’oro” e ha “ulteriormente sostenuto il governo militare, aumentando l’attività della Wagner nel Paese”.

Dagalo, infatti, è stato per anni il principale destinatario delle armi e dell’addestramento di Mosca.

Inoltre, stando ad alcuni documenti dell’intelligence statunitense citati dal Washington Post, la Russia avrebbe fatto leva sui leader militari sudanesi per concordare il completamento di una base navale a Port Sudan entro la fine del 2023.

L’INFLUENZA E GLI INTERESSI DELLA RUSSIA IN AFRICA

La possibile ombra della Wagner in Sudan si inserisce in un quadro più ampio in cui la Russia ha un ruolo da protagonista nel continente africano. Sempre secondo i documenti dell’intelligence, “il gruppo Wagner si sta muovendo in modo aggressivo per creare una ‘confederazione’ di Stati anti-occidentali in Africa, mentre i mercenari russi fomentano l’instabilità e usano le loro capacità paramilitari e di disinformazione per sostenere gli alleati di Mosca”.

Per il quotidiano statunitense, infatti, l’influenza russa in Africa sta aumentando con il diminuire di quella degli Usa e l’ascesa della Wagner preannuncia “una nuova ondata di competizione tra grandi potenze in Africa e con essa una rinascita dell’autoritarismo”. Che si tratti di manomettere le schede elettorali o combattere sul campo come nella Repubblica Centrafricana o nel sud della Libia, la Wagner può aiutare i dittatori africani minacciati dalla spinta democratica.

In cambio, l’esercito mercenaria sta estraendo risorse proprio nella Repubblica Centrafricana, in Libia e in Sudan. Il continente, infatti, sottolinea il Washington Post, oltre a essere fonte di oro, uranio e altre risorse, “è un mercato per le armi russe, la tecnologia nucleare e i contratti di sicurezza”.

E lo stesso direttore della CIA, William J. Burns, in un discorso a febbraio alla Georgetown University, ha alluso agli sforzi segreti degli Stati Uniti per combattere le operazioni della Wagner descrivendo il gruppo di Prigozhin come “un’organizzazione russa particolarmente inquietante”, che “sta espandendo la sua influenza in Mali, Burkina Faso e in altri luoghi, e questo è uno sviluppo profondamente malsano e stiamo lavorando duramente per contrastarlo perché è una minaccia per gli africani in tutto il continente”.

Di Giulia Alfieri. (Start Magazine)