(Roma, 19.03.2023). Lo scrive Politico. Il nodo sono le armi: lunedì l’incontro tra i ministri Ue degli Esteri. Sul tavola la proposta di un fondo da 2 miliardi per acquistare munizioni
La NATO starebbe pianificando di schierare 300mila soldati lungo il confine est, quello che separa i Paesi dell’alleanza dalla Russia e dalla Bielorussia. Lo scrive il quotidiano Politico, alla vigilia della riunione a Bruxelles dei ministri degli Esteri dell’Unione europea, che precederà di pochi giorni il summit dei leader del blocco. Sul tavolo c’è la proposta di istituire un fondo comune di 2 miliardi per l’acquisto di munizioni da inviare in Ucraina.
La NATO, sostiene Politico, « accelererà gli sforzi per accumulare attrezzature lungo il confine orientale e designerà decine di migliaia di forze in grado di accorrere in aiuto degli alleati con breve preavviso ». In primavera saranno presentati « piani di difesa regionali aggiornati », e i funzionari dell’Alleanza atlantica avrebbero « ventilato l’idea che siano necessarie fino a 300mila forze Nato ». Il piano di rafforzamento della protezione del confine est potrebbe emergere in primavera e avrà un suo appuntamento chiave nell’vertice dei leader dei Paesi Nato a Vilnius in luglio.
« Penso che siano necessarie forze per contrastare più realisticamente la Russia », ha detto un alto funzionario militare della Nato, sottolineando la necessità di un numero significativamente maggiore di « truppe » e soprattutto di forze « pronte ». « Il primo livello – che potrebbe essere composto da circa 100mila soldati pronti a muoversi entro 10 giorni – potrebbe provenire da Polonia, Norvegia e Stati baltici (Estonia, Lettonia e Lituania) », ha dichiarato a Politico Heinrich Brauss, ex assistente del segretario generale della Nato Jens Stoltenberg per la politica di difesa e la pianificazione delle forze. « Potrebbe anche includere gruppi tattici multinazionali che l’Alleanza ha già istituito sul fianco orientale », ha aggiunto l’esperto. Un secondo livello di truppe supporterebbe poi questi soldati, e sarebbe pronto dispiegarsi da Paesi come la Germania in un arco di tempo compreso tra i 10 e i 30 giorni.
Più che i militari a disposizione, però, quello che preoccupa i vertici dell’Alleanza è la carenza di armi e attrezzature: dall’inizio della guerra, ha sottolineato il Sipri, gli acquisti di armi e munizioni in Europa sono quasi raddoppiati, ma nonostante questo, le forniture all’Ucraina non sono considerate sufficienti. A inizio marzo, Stoltenberg aveva suonato il campanello d’allarme: « L’attuale tasso di consumo (in Ucraina, ndr) rispetto all’attuale tasso di produzione di munizioni (in Europa, ndr) non è sostenibile ». Il ministro estone Urmas Reinsalu gli aveva fatto eco: « Siamo in una situazione in cui l’Ucraina usa tutti i giorni munizioni pari alla produzione europea mensile. In base alla capacità industriale attuale possiamo soddisfare la necessità dell’Ucraina in sei anni. Ed è inaccettabile », aveva detto.
Per accelerare la produzione, sostenere i costi d’acquisto e rassicurare i Paesi che temono di ritrovarsi senza scorte per un eccesso di ‘generosità’ verso Kiev, l’Alto rappresentante dell’Ue Josep Borrell ha proposto un fondo comune da 2 miliardi, di cui la metà dovrebbe andare a rimborsare l’invio di munizioni in Ucraina da parte dei singoli Stati, mentre la restante quota dovrebbe servire a procedere con acquisti congiunti sul modello di quanto fatto con i vaccini durante la pandemia di Covid-19. Istituite un centro d’appalto unico a Bruxelles si è reso necessario dopo l’impennata di prezzi che si è registrata sul mercato europeo della armi per via dell’eccesso improvviso di domanda: centralizzando gli acquisti, l’Ue spera di ridurre i costi per le casse pubbliche del blocco.
Di Dario Prestigiacomo. (Europa Today)