Iraq: sono ancora attivi circa 400 combattenti dello Stato islamico

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(Roma, 13.03.2023). Secondo fonti militari il gruppo terrorista continua a rappresentare una minaccia alla sicurezza del Paese soprattutto nel cosiddetto “Triangolo della morte”, che include le province di Diyala, Salah al Din e Kirkuk

Ammonta a massimo 400 il numero di combattenti dello Stato islamico (Is) ancora attivi in Iraq, in sei, sette regioni e in aree remote del Paese. Lo ha affermato il generale Qais al Muhammadawi, vicecomandante delle operazioni congiunte tra le forze irachene e della coalizione internazionale anti-Is, nel corso di una conferenza stampa tenuta ieri. In dichiarazioni riprese dall’agenzia di stampa irachena “Ina”, Al Muhammadawi ha riferito che durante un’ultima operazione soprannominata “Cavalieri della giustizia”, condotta tra il 26 febbraio e il 3 marzo scorso, 22 terroristi sono stati uccisi ad Anbar, nell’Iraq occidentale, mentre pianificavano di “prendere di mira civili per dimostrare la propria presenza”. Tra i militanti jihadisti uccisi, ha precisato il generale, vi è anche il terrorista Barzan Ali, noto come Sheikh al Alim, il quale ricopriva la carica di governatore di Fallujah, “oltre a membri di nazionalità araba e straniera”. Altre operazioni negli ultimi due mesi hanno portato all’uccisione di 45 combattenti dell’Is, mentre nei giorni scorsi altri 162 terroristi sono stati arrestati dalle forze dell’ordine nella regione orientale di Diyala, ha aggiunto Al Muhammadawi.

Lo Stato islamico in Iraq è stato ufficialmente sconfitto nel dicembre 2017, secondo quanto annunciato allora dal governo iracheno, ma continua a rappresentare ancora una minaccia alla sicurezza del Paese soprattutto nel cosiddetto “Triangolo della morte”, che include le province di Diyala, Salah al Din e Kirkuk, e nelle zone rurali e nelle aree montuose situate tra la periferia settentrionale di Baghdad e la regione autonoma del Kurdistan. Sono stati due gli attentati letali registrati alla fine dello scorso anno in quest’area. L’attentato del 18 dicembre a Kirkuk, rivendicato dall’Is, ha provocato la morte di almeno nove membri della polizia federale irachena. Il secondo, a Diyala, il 20 dicembre, ha causato otto vittime civili.

(Nova News)