(Roma, 07.03.2023). Si moltiplicano i casi di avvelenamento tra le studentesse iraniane così come i sospetti che il governo voglia punire quelle che sono state il motore dell’ondata di proteste che ha scosso la Repubblica Islamica dallo scorso autunno. Il report dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI)
Negli ultimi mesi più di un migliaio di giovani donne iraniane si sono sentite male in seguito all’inalazione di gas tossici. Il sospetto è che si tratti di attacchi premeditati e addirittura orchestrati dal regime come forma di vendetta per i disordini occorsi in Iran negli ultimi tempi. Un report dell’Ispi fa il punto della situazione.
Le proteste scoppiarono a metà dello scorso settembre, quando il popolo iraniano venne a sapere che la studentessa ventiduenne Mahsa Amini era morta mentre si trovava in stato di fermo in una caserma di polizia.
Oggi molti alunni e genitori sostengono che i casi di avvelenamento a cui si assiste siano un tentativo deliberato di punire le donne che hanno preso parte, ispirato e guidato le sommosse. Video verificati da BBC Persian mostrano immagini di studentesse che fuggono dai dormitori in preda a crisi respiratorie. Sarebbero almeno 52 gli istituti scolastici interessati dal fenomeno. Il regime ha inizialmente tenuto un basso profilo, ma ha dovuto esprimersi quando il fenomeno ha assunto proporzioni importanti. La guida suprema Khamenei ha detto che i colpevoli dovrebbero essere puniti.
Ora si assiste a una nuova ondata di manifestazioni e proteste. Contro questa curiosa epidemia e, soprattutto, contro a un governo che, secondo i manifestanti, non indagherà a fondo su episodi che colpiscono direttamente la fascia di popolazione più critica del regime.
Shahriar Heydari, membro della commissione per la sicurezza del parlamento iraniano, ha chiesto al consiglio di sicurezza del Paese di intensificare le indagini su quello che ha definito “un movimento organizzato”, mentre alcuni politici sospettano si tratti di gruppi religiosi estremisti contrari all’istruzione femminile.
D’altro canto, alcuni media riferiscono che agenti delle forze di sicurezza iraniane starebbero pattugliando gli ospedali con il preciso scopo di intimidire le studentesse. Circolano casi di famiglie minacciate per aver richiesto esami per accertare la natura delle intossicazioni. Di certo, il primo giornalista a riportare il fenomeno è stato arrestato domenica.
Di Matteo Turato. (Formiche)