Zelensky e Putin testano USA e Cina in vista della campagna d’inverno

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(Roma, 22 dicembre 2022). Ucraina e Russia hanno bisogno di più armi e soldi per affrontare il conflitto che si appresta a entrare nel secondo anno e hanno bisogno dei due potenti alleati che diventano sempre più centrali

Due missioni parallele su due fronti opposti, in due parti del globo distanti sia dal punto di vista geografico che politico, ma entrambe fatte per lo stesso motivo: ottenere sostegno per la guerra in Ucraina. Da una parte c’era Volodymyr Zelensky che è andato a Washington a parlare al Congresso statunitense e ad incontrare il presidente Joe Biden, dall’altra uno dei più stretti collaboratori di Vladimir Putin, l’ex premier Dmitri Medvedev, il numero due del consiglio di sicurezza nazionale di Mosca, che si è invece recato a Pechino per incontrare il leader cinese Xi Jinping e mostrare « il livello senza precedenti del dialogo politico russo-cinese e della cooperazione pratica » fra i due Paesi.

Quello che serve a entrambe le nazioni è la stessa cosa: più armi per affrontare la campagna d’inverno e vincere la guerra che va avanti ormai da più di 300 giorni e la cui fine non sembra affatto vicina. Ma mentre Zelensky si è recato negli Usa per ottenere direttamente armamenti per la difesa a il contrattacco, quello di cui ha bisogno Putin sono i soldi per acquistare materiale bellico che comincia a scarseggiare. « Non abbiamo limiti di finanziamento. Il Paese e il governo stanno fornendo tutto ciò che l’esercito chiede », ha assicurato il leader del Cremlino in un discorso ai capi della Difesa a Mosca proprio ieri. Ma la realtà è che le sanzioni dell’Occidente stanno facendo male all’economia nazionale e la riduzione delle vendite di petrolio e gas stanno riducendo pesantemente le entrate dello Stato.

E qui la Cina diventa fondamentale. Sempre ieri lo stesso Putin ha presenziato, seppur in maniera virtuale, al lancio di un nuovo importante giacimento di gas siberiano per contribuire al previsto aumento delle forniture a Pechino. Dopo l’incontro tra Medvedev e Xi Jinping, Pechino ha preso le distanze sulla guerra affermando di sostenere « una posizione obiettiva ed equa e promuovendo i colloqui di pace ». Ma la Cina sa benissimo che i soldi del gas finiranno anche per finanziare l’industria bellica. Con riserve recuperabili di 1,8 trilioni di metri cubi, il giacimento di Kovykta è il più grande della Russia orientale e alimenterà il gasdotto Power of Siberia che trasporta idrocarburi verso il potente alleato asiatico.

Il lancio fa parte della strategia russa di spostare le esportazioni di gas verso est, mentre l’Unione europea riduce la dipendenza dall’energia russa in risposta alla guerra in Ucraina. Putin parlato di un « evento significativo » per l’industria energetica della Federazione e per l’intera economia. La Russia ha iniziato a vendere gas naturale alla Cina alla fine del 2019 attraverso il Power of Siberia, che ha fornito circa 10 miliardi di metri cubi (bcm) di gas nel 2021 e dovrebbe raggiungere la sua piena capacità di 38 bcm nel 2025. Mosca è ora il terzo fornitore di gas di Pechino e a febbraio Putin ha raggiunto un accordo per vendere al Paese altri 10 miliardi di metri cubi di gas dall’Estremo Oriente russo attraverso un nuovo gasdotto più piccolo e prevede di costruire un altro grande gasdotto, il Power of Siberia 2, attraverso la Mongolia, con l’obiettivo di vendere altri 50 miliardi di metri cubi di gas all’anno.

Il presidente ucraino Zelensky dal canto suo ha compiuto ieri un viaggio rischioso a Washington, il primo fuori dal Paese dallo scoppio del conflitto, per incontrare Biden e parlare a una sessione congiunta del Congresso nel tentativo di ottenere « armi, armi e ancora armi ». E pur non avendo ottenuto tutto quello che voleva, di certo non è tornato a casa a mani vuote. Il Segretario di Stato, Antony Blinken, ha annunciato che gli Stati Uniti avrebbero inviato all’Ucraina altri 1,8 miliardi di dollari in aiuti militari, tra cui una batteria di missili Patriot, uno dei più avanzati sistemi di difesa aerea statunitensi. E il Congresso questa settimana ha presentato una legge di spesa che contiene più di 44 miliardi di dollari in aiuti d’emergenza per l’Ucraina, un intervento criticato da alcuni repubblicani.

Il pacchetto di aiuti consiste principalmente in spese militari, tra cui quasi 20 miliardi di dollari per armare ed equipaggiare le forze ucraine e per rifornire le scorte del Dipartimento della Difesa da cui vengono inviate le armi a Kiev. Una parte di questi fondi verrebbe utilizzata anche per rafforzare le difese degli alleati americani della Nato per proteggersi da ulteriori aggressioni russe. Altri 6,2 miliardi di dollari andrebbero a sostenere l’aumento delle forze americane in Europa orientale ordinato da Biden dopo l’invasione russa, tra cui migliaia di truppe in Polonia e Romania. Se il Congresso lo approverà, gli aiuti statunitensi a Kiev dall’invasione russa di febbraio ammonteranno a più di 100 miliardi di dollari, distribuiti in quattro pacchetti di spesa di emergenza.

Di Alfonso Bianchi. (Europa Today)