(Roma, 21 novembre 2022). La porta in faccia al summit ha scatenato l’ira di Mosca. Ma il ministero degli Esteri polacco non lascia spazio ai ripensamenti, deciso a non scendere a compromessi sulla sovranità territoriale ucraina
Dialogo sì ma non a tutti a costi: al vertice Osce atteso a Lódz in Polonia l’1 e 2 dicembre il ministro degli Esteri polacco e presidente di turno, Zbigniew Rau, ha deciso di non concedere il visto al ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov. La porta in faccia ha scatenato l’ira di Mosca, che ha accusato Varsavia “non solo di aver screditato se stessa, ma di aver inferto un colpo irreparabile all’autorità dell’Osce stessa”. Il portavoce del ministero polacco però non lascia spazio a ripensamenti: “Invitare Lavrov avrebbe significato venire meno a quel vincolo di solidarietà che il nostro governo ha stabilito con Kyiv dall’inizio dell’invasione”. Se il net di Varsavia rafforza il fronte occidentale deciso a non scendere a compromessi sulla sovranità territoriale ucraina, per l’Osce però è solo l’ultimo di una serie di incidenti che hanno impantanato la diplomazia del summit dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. Già all’inizio del conflitto l’Organizzazione aveva dovuto ritirare tutto il suo staff della missione di monitoraggio nell’est dell’Ucraina finito sotto i colpi dell’artiglieria russa.
Nel corso dell’anno Mosca ha poi bloccato, tramite la regola del consenso, tutte le attività dell’ufficio di corrispondenza dell’Organizzazione in Ucraina. Varsavia aveva risposto organizzando un’alleanza di paesi amici per finanziare attività di sostegno parallele degli esperti Osce, aggirando il veto di Mosca. Le speranze di ricucire i rapporti per il vertice conclusivo della presidenza polacca erano dunque minime e anzi pesava sulla riuscita anche la possibilità di un rifiuto del capo della diplomazia russa. Così Varsavia ha scelto la linea dura e per la prima volta dal 1975 a oggi l’emissario di Mosca non è il benvenuto a un vertice Osce. Se un dialogo sul conflitto in Ucraina a Lódz non è neanche ipotizzabile, a farne le spese potrebbero essere i testi su Transnistria, Georgia e Armenia e Azerbaigian, tutti conflitti in cui Mosca gioca ancora un ruolo chiave e, messa a alla porta, non aiuterà nella risoluzione.
Di Pietro Gusatamacchia. (Il Foglio)