La guerra e quella trattativa col Vaticano: tutti i segnali dietro al viaggio di Macron in Italia

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(Roma, 25 ottobre 2022). Su iniziativa di Papa Francesco e dei suoi collaboratori, che da mesi si impegnano nella richiesta di una resa da parte della Russia e l’accettazione di un negoziato da parte dell’Ucraina, Emmanuel Macron si è recato a Città del Vaticano. Le ragioni della visita vertevano sulla discussione di una possibile via d’uscita dalla guerra russa. Macron è stato infatti individuato dal Pontefice come l’interlocutore adatto per discutere queste istanze.

Prima un incontro con il Pontefice e i suoi collaboratori più stretti, poi Pietro Parolin e Paul Richar Gallagher, rispettivamente il cardinale segretario di Stato e l’arcivescovo “ministro degli Esteri”. Il comunicato vaticano ha sottolineato che “nel prosieguo dei colloqui ci si è intrattenuti su alcune questioni di carattere internazionale, tra cui la protezione dell’ambiente alla luce dei risultati della recente Cop26 di Glasgow”. La sala stampa vaticana ha dichiarato al termine degli incontri che “ci si è soffermati su questioni di carattere internazionale, a cominciare dal conflitto in Ucraina, con speciale riguardo per la situazione umanitaria” e che “particolare considerazione è stata dedicata anche alla regione del Caucaso, al Medio Oriente e all’Africa”.

Una possibile risoluzione del conflitto in Ucraina

Ciò che è emerso dall’incontro è certamente un’idea di pace, quella di Macron, calibrata sulla situazione ucraina. Ha infatti affermato che “parlare di pace può essere insopportabile in questo momento per coloro che si battono per la loro libertà, e dare il sentimento di essere in qualche modo traditi”, ma allo stesso tempo “non dobbiamo lasciarci scippare questa parola dall’aggressore russo”. Secondo il presidente francese il popolo ucraino si trova a scegliere i termini e il momento in cui rivendicare questa pace.

“Non può essere riconosciuto come trattato di pace quello che rappresenta un presupposto per generare altra guerra”. Con queste parole tratte dall’opera di Immanuel Kant Per la pace perpetua, di cui ha donato una prima edizione del 1796 in francese al Papa, Macron ha espresso quanto da lui sostenuto sul tema. Il discorso sulla guerra si colloca nel contesto internazionale di un mondo che sta affrontando diverse difficoltà. In previsione della visita aveva infatti affermato che “l’idea sarà quella di prendere in considerazione e affrontare le diverse crisi che stanno investendo il nostro pianeta oggi, siano esse climatiche, sulle disuguaglianze o anche sulla guerra che la Russia sta conducendo in Ucraina, e riflettere sui diversi mondi per costruire la pace”.

“Il grido della pace”: L’incontro con la Comunità di Sant’Egidio

Macron si è poi recato a Palazzo Farnese per incontrare una delegazione della Comunità di Sant’Egidio.

Qui i temi trattati sono stati diversi. In primis si è discusso di una possibile collaborazione per un evento mondiale a favore dell’abolizione della pena di morte. Si tratta di una campagna che Sant’Egidio si impegna a portare avanti da anni. Successivamente, ci si è soffermati sull’Africa e sulla situazione nel Mozambico settentrionale, in cui è in atto un conflitto che ha provocato, insieme alle numerose vittime, anche oltre settecentomila sfollati. Un altro tema discusso è stato quello che riguarda i corridoi umanitari per rispondere alla crisi in Siria, Libia e Afghanistan, di cui la Francia è sostenitrice. Macron ha infatti ribadito la volontà del Paese di impegnarsi in questa direzione.

Dialogo tra due leader: il primo faccia a faccia con la Meloni

Una volta a Roma, non è mancata l’occasione di un primo incontro tra Macron e Giorgia Meloni, come primo leader straniero ad incontrare il nuovo capo del governo. Sin dai risultati delle votazioni in Italia, Macron si era dichiarato “ottimista” riguardo il futuro della relazione bilaterale. Nonostante la sottolineata distanza politica con il nuovo governo italiano da parte di alcuni esponenti della maggioranza, la strategia del presidente francese è stata quella di un realismo politico, inevitabile per evitare ulteriori divisioni dinanzi alle già sufficienti difficoltà che l’Europa sta attraversando con la guerra in Ucraina.

Su Le Figaro si legge che il presidente francese si è impegnato a lavorare con la nuova leader con “ambizione ma anche con vigilanza”. Una parola, quest’ultima, che fa rifermento alle precedenti diatribe riguardo la supposta “vigilanza” da parte di Parigi nei confronti dell’Italia, in particolare sul rispetto dei diritti dell’Italia, risalenti all’inizio del mese di ottobre ed esposte dalla ministra francese degli Affari Europei Laurence Boone. La Meloni aveva replicato definendo le parole della ministra come minaccia di ingerenza nei confronti di uno stato sovrano. La controreplica parlava di un fraintendimento delle parole di Boone. Da una nota di Palazzo Chigi si evince che durante l’incontro, però, “non c’è stato riferimento alcuno a ipotesi di vigilanza straniera sulla democrazia italiana, come invece riportato da alcuni organi di stampa. Anche perché, su questo tema, il presidente del consiglio italiano si era già espresso chiaramente nelle scorse settimane”. Sergio Mattarella aveva infatti dichiarato che l’Italia “sa badare a sé stessa”.

L’incontro, definito “cordiale e produttivo”, si è concentrato sulla “necessità di risposte rapide e comuni all’impennata dei prezzi dell’energia” a livello europeo, sul “sostegno all’Ucraina” e anche sulla “gestione dei flussi migratori”. È stata poi espressa la “disponibilità a proseguire la cooperazione sulle grandi sfide comuni a livello europeo nel rispetto dei rispettivi interessi nazionali”, si legge in un comunicato la presidenza del Consiglio italiano.

Dopo l’incontro, Macron ha twittato una foto con Mario Draghi, ringraziandolo, e una dell’incontro con Giorgia Meloni, con il buon auspicio di dialogo e collaborazione con il nuovo governo. Nel tweet si legge “Come europei, nei paesi vicini, come popoli amici, con l’Italia dobbiamo continuare tutto il lavoro iniziato. Riuscirci insieme, con dialogo e ambizione, lo dobbiamo ai nostri giovani e ai nostri popoli”.

Di Simona Losito. (Il Giornale/Inside Over)