Vlad, i pretoriani e la valigia nera

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(Roma, 18 ottobre 2022). Se una guerra nucleare ci sarà, a scatenarla sarà la valigia nera

Se una guerra nucleare ci sarà, a scatenarla sarà la valigia nera (in codice «Cheget», dal nome di una montagna del Caucaso) che viaggia 24 ore al giorno con il presidente russo Vladimir Putin. La valigia è collegata, attraverso un sistema di comunicazione cifrato, ad altri due esemplari, in mano al Ministro della difesa Sergey Shoigu e al Capo di Stato Maggiore Valery Gerasimov. Una volta ricevuto l’ordine di attacco Gerasimov e i suoi uomini inviano i codici operativi alle basi che ospitano gli ordigni nucleari.

Il sistema è nato negli ultimi anni del comunismo e il primo a utilizzarlo fu Michail Gorbaciov. Che si sappia è entrato in funzione una volta sola, nel 1995, quando un ente scientifico norvegese lanciò un missile che doveva effettuare delle rilevazioni atmosferiche. Seguendo le prassi diplomatiche internazionali avvisò i Paesi coinvolti, ma le autorità civili russe «dimenticarono», questo è quello che si stabilì in un secondo tempo, di avvisare i vertici militari. I missili furono fermati appena in tempo e il mondo arrivò alla soglia di una tragedia nucleare per un pasticcio burocratico.

La «valigia nera» è affidata alla sorveglianza del meno conosciuto (anche se potentissimo) tra i servizi di sicurezza russi, il Fso (Federalnaia Sluzhba Okhrana, servizio di protezione federale). L’organismo, che è l’erede del nono direttorato del Kgb, ha l’incarico di proteggere i leader statali e le loro residenze. Proprio per questo, come ai tempi di Stalin, è una fonte di informazioni preziosissima su contatti e abitudini dell’élite dirigente. Si dice che il rapporto dell’Fso sia tra i primi che Putin legge all’inizio della sua giornata di lavoro.

All’interno del Fso opera il Servizio di protezione presidenziale, l’organismo incaricato di proteggere personalmente Putin e il suo entourage. Per dare un’idea della sua importanza si può citare il fatto che uno degli uomini citati spesso come successore di Putin, Alexei Djumin, 50 anni, ha prestato servizio con incarichi di vertice prima nel Fso e poi nel servizio di protezione presidenziale. Nel 2016 Djumin fu nominato da Putin governatore della regione di Tula. Secondo alcuni la nomina aveva lo scopo di avviare la carriera politica del favorito del presidente. Secondo altr fonti, invece, è stato un modo per allontanare un potenziale delfino che, con la sua brillante carriera rischiava di voler volare per conto suo.

Di Angelo Allegri. (Il Giornale)