(Roma, 06 agosto 2022). In questi giorni vi è stata una riacutizzazione del conflitto tra Azerbaijan e Armenia sul Nagorno Karabakh, con reciproche accuse di rottura del cessate-il-fuoco e vittime da entrambe le parti. La regione, contesa e controllata per 30 anni dall’Armenia che vi ha istituito la Repubblica dell’Artsakh (non riconosciuta), è stata in buona parte ripresa dagli azeri nel 2020, comprese le sette province dell’Azerbaijan occupate con la guerra dei primi anni Novanta. Nel novembre dello stesso anno e dopo 6.500 morti la mediazione della Russia, che vi ha inviato una forza di stabilizzazione, ha fermato le ostilità attraverso un accordo che prevede il mantenimento, sotto controllo delle forse russe per 5 anni, del corridoio di Lachin, il quale unisce l’Armenia a quel che resta della Repubblica dell’Artsakh permettendone i rifornimenti.
Due giorni fa il ministero della Difesa dell’Azerbaigian ha disposto un’operazione per le “azioni di sabotaggio operate da “forze illegali armene” nella regione del Nagorno Karabakh, nonché colpi di artiglieria sulle posizioni azere situate attorno al corridoio di Lachin, cosa che ha portato all’uccisione di un militare di leva.
Secondo Mosca a iniziare le scaramucce sarebbero stati gli azeri, ed in una nota il ministero della Difesa ha fatto sapere che “il comando del contingente russo sta lavorando per stabilizzare la situazione insieme ai rappresentanti di Azerbaijan e Armenia”.
A distanza di diverse ore il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha tuttavia dovuto ammettere di essere ancora in attesa di proposte dalla parte armena, dopo che il primo ministro armeno Nikol Pashinyan aveva denunciato la mancanza di dettagli circa la presenza della forza di stabilizzazione russa. Il capo della diplomazia di Mosca ha insistito che tutte le parti in causa hanno la possibilità di proporre “iniziative aggiuntive” per il mantenimento del cessate-il-fuoco.
Il portavoce del Cremlino, Dimitri Peskov, ha chiesto moderazione e il rispetto degli accordi trilaterali, ed anche il segretario di Stato Usa Antony Blinken, che si è sentito al telefono con Pashinyan e il presidente azero Ilham Aliyev, ha sollecitato il dialogo tra le parti, garantendo che gli Usa “osservano la situazione da vicino”.
In queste ore la situazione sembra essersi comunque stabilizzata, ma la storia recente della regione del Nagorno Karabakh insegna che basta poco perché si torni a sparare.
Di Guido Keller. (Notizie Geopolitiche)