La minaccia del senatore russo: «i vicini come la Lituania dimenticano che siamo una potenza nucleare»

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(Roma, 26 giugno 2022). La Russia ricorda ai « vicini » la sua potenza. Senza giri di parole, Andrey Klimov, settantenne decano dei senatori di Russia Unita e vicecapo della Commissione Esteri del Consiglio di federazione, spiega che «alcuni nostri vicini, come la Lituania, tendono a dimenticare che siamo una potenza nucleare».

È stato Klimov ad ammonire per primo la Lituania, responsabile di aver proibito il passaggio di ogni merce verso Kaliningrad, dicendo che «ora abbiamo le mani libere. Non si tratta certo – spiega al Corriere della Sera –  del nostro desiderio di distruggere il mondo, cosa che non faremo mai. Era un modo per sottolineare che abbiamo molto strumenti a cui attingere. In politica, esistono i rapporti di forza».

Il senatore spiega il motivo delle minacce: «A forza di venire traditi… Partiamo da Kaliningrad. Nel novembre del 2002 divenne chiaro che ad ogni costo si voleva includere la Lituania nell’Unione europea e nella Nato. Noi dicemmo che non desideravamo intervenire come despoti che impediscono ad un Paese di fare la sua scelta storica. Ma chiedevamo di fare attenzione alla pianta geografica, per evitare problemi capaci di incidere sulla condizione economica e sociale di quella regione russa».

Quindi la Russia ha qualche timore ? «La storia  non si cancella in fretta. Così – prosegue Klimov – prima che Vilnius diventasse membro dell’Ue e della Nato nel 2004, abbiamo firmato una dichiarazione congiunta sul transito per Kaliningrad non con la Lituania, ma con l’Unione europea, perché consapevoli che in seguito avrebbero parlato con una sola voce. Questo ci liberava dalla necessità di ottenere un corridoio speciale tra Lituania e Polonia».

Quindi quale sarà la vera risposta di Putin ? «Lo faremo sapere per tempo. E non deve essere necessariamente simmetrica. Servirà per richiamare all’ordine tutti coloro che trasgrediscono a trattati scritti. Bisogna tornare agli accordi precedenti, che non prevedevano alcun cavillo».

(Il Tempo)